Arturo Maria Licciardi (fuori Collana): versi scelti da “I Quaderni di Malcesine”, 1°ss., Firenze 1996, p.8, …, 8° p.48.

Oggi, 1° Novembre 2019

dopo aver visto il film Bohemian Rhapsody, come non ascoltare tutti insieme parole e musica di Bohemian Rhapsody di Freddie Mercury con il chitarrista Brian May e con il batterista Roger Taylor e con il bassista John Deacon!.
In dfinitiva, ascoltare Bohemian Rhapsody dei Queen.

E poi? David Bowie e i Queen:
https://www.youtube.com/watch?v=YoDh_gHDvkk

Oggi, 7 Maggio 2019,
Arturo,
vogliamo ricordarti per il tuo sorriso, per la tua gaiezza

che chiari da questa foto traspaiono,
mentre disteso stai sopra un soffice manto di Natura,

e gioisci nel vedere
la tua, la nostra, sorellina più piccola
che felice in Ustica vive,
gustando quella solitudine con cui, quasi sempre,
si riconquista sé stessi,
e forse dedichi uno sguardo anche all’altra tua sorella
e a me che or scrivo,
e penso la tua sempre manifesta gioia di vivere
che riusciva a conquistare tutti coloro che stavano a te vicini,
mentre tu, forse, già … pensavi … forse,
a rifugiarti
tra note di righi musicali e melodie,
o tra fiumi di parole scritte da un Goethe
ché ti donavano il sogno
ad occhi aperti
che tu tanto amavi.
Ciao, dolce fratello!

con queste “opere musicali” che certamente apprezzerai
https://www.youtube.com/watch?v=YoDh_gHDvkk

Un’esistenza illusoria, vana.
Si vive come se nessuno sapesse
e se alcune indicazioni sono precise, puntuali, è un incidente, una caduta di tono.
Non resta che un’opportunità, un vaticinio.
Ma non ci salva. Anzi è la stessa vita che dilegua, che se ne va al suo luogo naturale.
In questa dimensione,  il tempo è un’occasione mancata, un’incomprensibile serie di problemi.
La soluzione è demandata.
Ma non la vita, che, come sempre, riesce a cogliere qualcosa: una colpa, la mistificazione, l’inganno.
Non c’è speranza.
L’Altro è l’oggetto, la divisione.
E’ l’amore che non abbiamo dato.
L’Altro è il perdono che non abbiamo chiesto.

a.m.l., 1°, p.8.

Quando la notte
brilla, le lucciole
dei paesini
non puoi capire
cosa si prova,
non puoi capire…
Ed è più notte
se tu la cerchi
se tu la trovi.
Al di là del Garda
forse,
si trova una città,
al di là del Garda
sì che la trovi
la pietà,
il mimo, la danza
e i treni fermi.
I soliti posti
e i prezzi,
questi sì che li trovi.
Ma il nero
che tinge
il centro lago,
il fondo di lutto
senza la luna
no! Non la trovi
in quella città
la tua fortuna.
Devi aspettare
tutto l’inchiostro
e non la vedi,
no, non la vedi.
Solo t’accorgi
del muricciolo
e i metri d’asfalto
sono più sicuri,
questi li trovi.
S’alzi il sipario
di commedie,
ma per favore,
mi raccomando,
lasciatelo crescere
il chiarore,
sì, l’artificio.

a.m.l., 2°, p.9.

… Accoglieva più mondo, lo rifuggiva. E in quell’alternarsi lento della vita. sfioriva il senso e quella voglia appena agita.

Tenero come la notte
che dal colle esala
il bimbo
nel suo ricurvo sonno
sbiancò la luna.
Sofferente
nel suo mendico amore
conservò qualcosa 
che gli donasse
una parvenza, l’odio.
Si appressò
e allo scoperto
sviluppò energia
presto scacciata
e risucchiata a fondo.

Si era fatto tardi. E Gianna lo aspettava. …

a.m.l.., 3°, pp.19-20.

.

… “Nulla” soleva rispondere. E s’ingannava, continuava a farlo. Ma lui, volutamente, non l’aiutava.

L’arcobaleno
sui diradati colli
e sulle attese
era un ponte
di mille luci
e perle di tulipani
intinti
e i filigrana
sospesi
erano parole
non dette
mai pronunziate,

Sara, adesso, sorrideva.

a.m.l.., 4°, p.21.

… Poi, lentamente, di anno in anno, di parola in parola, la storia divenne chiara, comprensibile.

Vide sui rulli
le energie nate dal nulla
e come un’otre gonfia di vento
si servì di un altro,
lo ricondusse al sonno
agli albori
alla lingua misera
di chi vive solo.

a.m.l.., 5°, p.24.

… Poi, imboccò uno stretto e ripido viottolo che si inerpicava alle spalle del borgo. …

Grandi alberi

e prati

travestiti da clowns

danzavano molli,

ridevano

per la sorpresa di trovarsi là,

finalmente liberi,

veri.

Diradava la nebbia

su quel pendio di cielo

e la strada percorsa

non bastava mai.

Nessun sospetto, poi,

per quel massiccio d’ombra

che divideva in due la pallacorda.

Perduti in abissi di pietre

rotolate a valle

sorrisero dell’ampia vista

e l’ieri era passato ormai

da troppo tempo.

Tempo d’estate

e turbinio di gocce ricascate,

assaporato e vermiglio

nei trastulli lievi,

sordo all’attesa,

legato al pianto lungo

di un cerbiatto impaurito

da canne e zanne

a diradare mondi

e tristi amori fertili,

giocondi anelli,

come di case a uscirne fuori

al gran trapezio,

al globo dei misteri essiccati.

a.m.l.., 6°, pp. 44-45.

… Guardò l’ultimo tremolante flutto e il chiarore lo distanziò, lo lasciò alla veglia notturna e ai sogni. …

Vana mia vita

vai sul tappeto d’olio

su quell’olio vai

il lungo collo della sera

bianco

nero

vai …

Come frusciar di remo.

Per il buio non si vedeva più e anche le ultime barche guadagnarono l’attracco e pochi sorrisi di pioggia. Ma quel che restò fu più che un forte abbraccio, o la risacca.

a.m.l.., 7°, pp. 45-46.

… 

Chinatevi pietose
ali di canto
e angeli
su questa vita inferma.

Chinatevi
e soffiate
schiume biancastre
e voli

a.m.l., p.48.