I figli delle pietre (poesia di Fadel Fadele Zimam)

I figli delle pietre

 

Se sai d’essere nato condannato
non per un crimine commesso
ma per aver ricevuto la vita dall’altro lato
Oltre muro
per aver scelto di vivere e resistere alla tentazione di estinguere

Se sai d’essere nel sentiero che ti conduce al defunto martirio
sentiero
in cui le pietre e i sassi hanno nomi in mani d’infante
in cui i tuoni e i lampi
all’ordine del giorno
al disordine delle stagioni, di natura sionista
in cui il cielo piove fosforo
e la terra dà vita a mine
in cui il sangue è l’inchiostro con cui scrivi:
Libertà
Dignità …

Sappi che sei nato in Palestina
Resistenza Resistenza!

(Fadel Fadele Zimam, 12/10/2014)

Forse, un giorno (poesia di Fadel Fadele Zimam)

Piangi nonno?

 

Ogni volta che la tristezza mi avvolge

i miei occhi lacrimano per consolarmi

Mi annaffiano il viso, figlio mio,.

un viso inaridito in perenne siccità

Assetato d’affetto e affamato di serenità

 

Un viso

che non cambia espressioni

da un eternità,

che dimenticò tutto

tranne il sorriso malinconico

sull’angolo della sua bocca

nel ricordo di una remota felicità,

di una certa tranquillità..

 

Dimmi, figlio mio

Dov’è la mia casa?

Dov’è la mia terra?

Dov’è la mia gente?

Straniero io sono?

O la guerra, con sé, tutto via portò,

persino i miei ricordi?

 

Non piangere, nonno, le lacrime sono salate e scavano i volti d’infelicità

 

Non piangere, nonno, a volte l’uomo si ammala di crudeltà

E dimentica d’appartenere al nulla e si riempie di vanità

Uccide, vìola, e saccheggia in nome dell’umanità

Dimentica il bello della pace e crea guerre in nome della libertà

Dimentica il bello dell’amore e scivola nell’odio e nell’ostilità.

Non piangere, nonno..

Dove l’odio scava, l’amore sé stesso pianterà.

Dove la tristezza solca, la gioia si recherà.

Un giorno, forse…

L’uomo guarirà.

 

(Fadel Fadele Zimam)

Leggi! (di Fadel Fadele Zimam)

Leggi!

 

Leggi, in nome dell’amore,

versetti di un cuore

perso tra lettere e parole.

 

Leggi!

Cosa è l’amore?

Questa scintilla che incanta il tutto in un battito di cuore!

 

L’amore

l’amore.

Oh cosa è l’amore!

 

La vita si chiama amore,

La bellezza si chiama amore.

 

Ogni cosa ha un nome … ma,

 il soprannome di ogni cosa è l’amore

 

L’ amore dà a ogni cosa un colore,

ad ogni cosa un sapore.

 

L’amore è una lingua che non ha bisogno di parole

 

L’amore è la parentela che lega ogni amato e ammiratore,

Ogni fascino e corteggiatore

 

L’amore è l’essenza

 e l’origine,

è il contenuto

e il contenitore,

è la goccia d’acqua

e il raggio di sole,

è la pianta

e il fiore.

 

Senza l’amore tutto secca e muore.

Tutto svanisce.

Tutto duole.

 

L’amore è un dono divino,

una nota.

 

Un ballo.

Un bacio.

Un sorriso.

 

L’amore è un soffio magico,

Un tocco artistico.

 

L’amore è l’impronta di un dio morto.

 

Un dio morto d’amore e per amore

Senza un profeta

Senza alcun oratore

 

(Fadel Fadele Zimam)

SonoSiate – canto di Fadel Fadela Zimam –

 

Sono Shahrazad! Vengo dal paese delle mille e una notte

Cresciuta nel valle dell’Eden, tra il fiume di Dejla e l’Eufrate, in un paradiso chiamato Baghdad

Sono figlia di Sendibad, il marinaio avventuriero che scoprì l’isola di Socotra e la terra del miele nell’antico Yemen

Sono figlia di Balkis regina di Saba, Terra delle querce, Sangue di drago, e dei castelli di cristallo

Sono figlia di Zanobia, regina di Palmira, Terra dei siriani

Sono figlia di Zarathustra, oracolo del Kurdistan

Sono figlia di Adenium, la stella madre dell’universo, che portò al salvo il re Giohainus dal tiranno Àil dell’antica Kabul

Sono figlia di Silassì, il sovrano del regno di Addis Abeba che sconfisse i dodekhateon dell’antica Grecia

Sono un fiore della vita, figlia di madre terra, nata per mezzo di voi

Sono Yasmin, sono Laila, sono Fatima, sono Lamia, sono tutti i bambini che soffrono su questa terra


Siate dalla loro parte!

(Fadel Fadela Zimam)

Una donna (di Fadel Fadela Zimam, da “Parole pomeridiane”)

 

Forse lei non sapeva leggere,

 nemmeno scrivere, ma era un libro vivente che camminava tra la gente!

 Non dipingeva

 Né poetava, ma era il ritratto più bello; era tutta una poesia vissuta tra analfabeti.

 

Lei era semplicemente una donna

 E una donna non è mai poco!

 

Lei riusciva a fabbricare uomini dal nulla, crescerli dal nulla..

 Amarli dal nulla e per nulla!

 Ma gli uomini in sostanza non le furono mai grati

 Mai grati.

 Dalle mie parti

 

(Fadel Fadela Zimam, da Parole pomeridiane)

Lagrima infante (poesia di Fadel Fadele Zimam)

 

Sono morte le parole!

 E’ estinta l’ultima sillaba sulle labbra dell’ultimo oratore!

 Sono morti i poeti

 esaurendo le parole

 le lingue

 e tutti gli accenti.

 Sono seccate le penne, e i libri ridotti in frammenti.

 Sono morte le parole, signori!

 Esauste d’impotenza e d’incapacità!

 

Insomma …

 A cosa servono le parole?

 Davanti a una lacrima infante, amara, tagliente

 che scava i volti d’infelicità!

 È morta la gioia e la speranza come è morta l’umanità!

 

O oratori, o profeti muti, zittiti in eternità!

 A cosa servono le parole? Senza una lingua coraggiosa, non sono altro che inutilità!

 O preti, o uomini di dio, non pregate invano! Le preghiere sono parole sterili …

 E un dio se esiste è muto

 sordo,

 è invalido …

 O prèfica, non piangere per finta! Il dolore come la gioia non ha prezzo!

 

Sono morte le parole di tristezza per un bambino orfano di madre e di terra …

 Sono morte le parole per siccità d’amore e fratellanza …

 Per fame di tolleranza,

 tenerezza e pietà

 Sono morte le parole …

 Per ipocrisia …

 Per indifferenza …

 

(Fadel Fadele Zimam)