Una Favola per bulli (poesia di Mimma Raspanti)

  

Era un’aquila…

certi ragazzi non sanno

quanto infilza la parola

il freddo che porta

lo stridere del suono.

S’infiammano

d’alter ego, si spengono

di pigro tempo o di noia

s’irride.

L’allegro spasso che impera

mille tenere ali spunta

al primo volo,

pure il fragile destino

forgia, e non è gioco

che dura quell’istante che passa

ma è un segno indelebile

sopra il cuore dell’uomo

ora un riccio, non per magia,

per dolore.
(Mimma Raspanti)

Incontri (di Mimma Raspanti)

 

 

Ci sono parole che non hanno un suono

eppure vibrano come melodie.

Sono di uomini mai conosciuti,

non saprò il timbro, né l’inflessione

della voce, ed offro la mia, sussurrata e insicura

nel rispetto di virgole, punti ed accenti,

per dare vita ad ogni loro segno –

pensieri d’inchiostro che falciano il buio

e ricamano atomi vagabondi

dell’unico indirizzo d’universo: l’Amore.

Sono uomini che mai conoscerò

e mi vanterò di averli incontrati, vissuti

con la sola forza del sogno

dato loro una natura, a mio modo,

mentre nel tempo vacante ed incerto

mi hanno accompagnato, nutrito: unici e dotti

taluni, intriganti e spassosi cert’altri;

ne ho ascoltato storie dettagliate,

fantasiose o empiriche; ne ho tratto

sollievo, qualche volta consiglio,

ho goduto della loro impressione.

E il mio pensiero ne sente il respiro

in quel disegno immortale di fogli: li amo.

Ci sono libri che mai potrò leggere

e persone che non incontrerò …

 

(Mimma Raspanti)

 

Il mare non si muove … (poesia di Mimma Raspanti)

 

Il mare non si muove

per le bottiglie galleggianti

coi messaggi

affidati all’ignoto

di preghiera alla speranza

o al destino.

Il mare non si muove

per chi ha paura

di calpestare terre aride

e sfida il suo vento,

anima d’un immenso

che tutto rassetta

senza chiedere

né ascoltare.

Non si muove il mare

per coprire il silenzio

di chi lo teme

né per il grido del sognatore;

non si muove

per carezzare ciottoli e rena

nell’attesa di un risucchio

che condanna

dentro fondali d’infinito

o li rivolta, fissi

sulle rive di un approdo.

Il mare …

il mare è vita

se come vita si rinnova

e smuove l’orizzonte

di chi ancora sa guardare lontano:

per ciò si muove il mare.

 

(Mimma Raspanti)

 

Fanciullezza, (poesia di Mimma Raspanti – in “A metà della vita”)

 

A te ritorno, memore
di quei mattini
carichi
d’allegri svaghi
semplici
lontani da ogni sogno
– che corona l’uomo –
d’ogni abbandono
da solitudini,
dove la speranza non ha
significato alcuno
né il dolor dell’anima
affiora – come l’acqua
trasudando sassi –
a cuori nuovi.
A quell’età
nessun male ha il peso
di zavorra, e passa
da leggerezza in levità,
nel cuor piccino
svanisce lesto il soffrire
come bruma
diradante al mattino …
Mi piace pensare
ch’ogni desìo di fanciullo
non ha sapor di sconfitta
quando appagato ha il sogno
di crescere – poveri noi
la smania d’ognuno –
di scalare il tempo
ripido e folle
poiché d’attesa eterna …
Così, di te mi spoglio
nell’incertezza ti perdo
se nell’animo alberghi
incurante della legge.

(Mimma Raspanti – dalla Raccolta di poesie: A metà della vita)

 

Da capo verso il sogno (di Mimma Raspanti)

Da capo verso il sogno

 

E’ un sogno questa distesa madre

sotto l’immenso perfetta:

dove gli uccelli vivono del canto

e la paura non sfiora le ali

se non quando il bagliore d’un lampo

all’orizzonte si mostra.

Vivere vorrei, sentendo addosso

polvere di pistilli e fumi d’alba,

il caldo temprare del sole, avido amore

e nulla, o solo piogge silenti

che addossano frescura nativa

e brezze leggère a togliermi il fiato

d’incanto.

M’appartiene, ma soffro

dentro frastuoni impastati d’inverno

nel cemento riarso, nei subbugli

di ferro e lamiere

con il tempo che alita contro

fino a sera; ingabbiata

da follie d’altri tempi, ora mie:

maratone per l’oro nel fango.

Chiederei

solo un colpo di spugna

e svanire oltre il cielo

a riscrivere il tempo, senza eredi

o condanne,

metterei

solo un punto alla storia

poi da capo verso il sogno

non più erede del male.

Vivrei.

 

(Mimma Raspanti)

Vorrei essere un albero (poesia di Mimma Raspanti)

Vorrei essere un albero

 

A volte vorrei essere un albero,

silenzioso, ondeggiante di fronde

cangianti d’accogliente colore.

Vorrei avere la pace che sente

quando un merlo v’intreccia il suo nido.

Sentirmi riparo per non cercarne.

Stagliarmi nel mezzo d’un campo

come Dafne solitaria,

verso l’azzurro che m’insegue.

 

A volte vorrei essere un albero,

quasi opera pura. Padre e madre

che dà frutti e che sazia – d’istinto,

dona amore e non ama.

Si offre agli amanti complice

e testimone, lavagna scalfita di cuori.

 

Albero lasciato in tronco sarei

per scelta, spoglio di mete, di corse

di salti o di orpelli. Radicato alla terra

senza allori né glorie: solo dono;

e mi avvolga soltanto il profumo del mare

ubriacato di sogno, quel dolce sale

che mi cura la vita.

 

(Mimma Raspanti)

E poi l’Arcobaleno (di Mimma Raspanti)

E poi l’Arcobaleno

 

M’infradicio di pioggia

quando ho voglia di felicità.

Stranezza, lo so, nessuno l’ama:

 

fugge la natura in movimento,

gli animali tutti, gli agili, i lenti,

nella corsa cercano riparo.

L’aria ha un suono che straripa

sulla quiete, è persa

tra gazzarre di stormi in fermento.

Sopra pioppi e ginepri strapazza

il piovasco.

Solo la terra respira. La seguo,

apre i suoi pori al cielo, le sue zolle

allarga come braccia alla vita.

 

La pioggia ha il colore del freddo

– come il dolore d’ognuno –

incompresa

schivata… indispensabile.

Chiudo gli occhi, l’ascolto

e in attesa di sole l’accolgo,

vale tanto ogni goccia:

fitta sacra sulla pelle, vitale!

 

M’infradicio di pioggia

quando ho voglia di felicità.

E’ stranezza, lo so,

ma è un momento di gelo

che rinfranca la vita, se poi

guardo lontano

tra la terra e l’immenso

s’apre un arco di luce.

 

(Mimma Raspanti)

… e in ogni luogo (poesia di Mimma Raspanti)

 

Come se avessi labbra
le tue parole stornellano
nello scrosciare d’acque generanti
nell’ondulare di forme chiare ed ombre
nel rinfrescare d’aria gaia e gentile.

 

E com’avessi occhi pare
quando la luce illustra e si diffonde
e si disperde, e gioca, infilza
– pari a zenit -,
la somma forza appare
tra terra e cielo espansa.

 

Come se avessi orecchie
nel luccicare d’astri
ch’ogni lamento accoglie
d’uomini sospesi al sogno
avvolti di domande:
come se fosse, sei.

 

S’attorcono sensi al vento
e dentro ad ogni dove
in un abbraccio intenso
dolce e severo
come se fossi Padre
che vecchio ancora  richiami,
e batti, e insegni, ed ami
come se fossi cuore
che, nel mio frastornato,
teneramente si dissolve.

 

(Mimma Raspanti)