Soli (poesia di Jessica Picardo)

 

come se fossero gocce

di un lento divenire di eventi,

soli.

distesi.

intorno a noi, solo alberi,

agitati dal vecchio imbrunire

di pensieri celati, opachi, dilaniati.

sepolti da un muro di foglie,

che volavano via.

agitate da venti di scirocco

che disperdevano  le tracce di quel che

avremmo potuto essere,

soli.

Io e te.

 

(Jessica Picardo

Lo specchio (di Jessica Picardo)

 

Mi hanno insegnato ad essere forte e sono stata fragile.

Mi hanno insegnato ad essere sicura, ad affrontare le avversità e queste sono diventate la mia prigione.

Mi hanno insegnato a pensare al futuro ed io ho imparato a temerlo … mi hanno insegnato ad essere paziente ed io ho perso le staffe.

Mi hanno detto ama ed abbraccia il mondo più di quanto l’orizzonte ti mostri ed io ho imparato il perdono.

Mi hanno detto “alzati, che fai a terra”? Non puoi permetterti di perdere “tempo” ed io di questo sono diventata: schiava.

Mi hanno detto di sognare con i piedi per terra ed io ho continuato gli studi.

Mi hanno chiesto di amare ed io ero caduta durante la fuga dal tempo che mi divorava.

Mi hanno detto di mettermi in forma, di non bere e smettere di fumare ed io ho liberato l’animale artista che chiudevo nel pozzo.

Mi hanno detto: io non so più come aiutarti e, finalmente, mi sono guardata allo specchio da cui volava leggera una voce: “Ama te”

 

(Jessica Picardo)

Tempo “disconnesso” (di Jessica Picardo)

Tempo “disconnesso”

  

E l’aria sembrava spenta… Era come se intorno, nella foschia, qualcosa avesse fermato il tempo, i giorni e la ragione.

Era il tempo “disconnesso” di due anime vaganti che si erano incontrate in un lungo abbraccio fatto di parole.

E la brina arrivava, fresca ed umida ad assaporare il canto di quei cuori in tumulto.

Le stagioni hanno visto fiorire le rose… Ed il tempo lento e stanco ha aspettato che quell’incontro lacerasse le piccole crepe dell’utopia.

Di quel tempo etereo si è fatto befferdo Dio con gli uomini che si erano illusi di poter amare in quel modo così profondo.

Le due anime perse non hanno più sentito quell’abbraccio ed ancora osservano quei raggi di luna, sperando che un giorno la vana promessa di un candido amore possa lor far capolino negli ombrosi pezzi di cuore.

 

(Jessica Picardo)

 

E tu … (di Jessica Picardo)

E tu …  

 

E tu mi manchi, come se si fossero fermate le stagioni

Mi manchi, come se nessuno volesse fare la rivoluzione

Mi manchi, perché non so spiegarti che mi fai

Sei tutto ciò che di imperfetto esiste al mondo

Sei tutto quello che non vorrei volere

E intanto continui a risuonarmi dentro

come una canzone di cui ho scordato le note,

e aveva qualcosa che riusciva a svegliare la parte latente di me,

la parte più dolce che vorrei sopprimere,

quella che semplicemente più odio.

 

Sei tu

canzone stonata e mai passata di moda

Ora che ho conosciuto il silenzio

vorrei almeno trovare il coraggio, per dirti addio

un addio che già conosco

un addio, dal quale né si può entrare e neppur uscire

quell’addio che non riesco a dirti

ogni volta che i miei pensieri implorano il tuo nome

Tu sei quell’errore consapevole che non riesco a non fare

Sei esattamente l’angolo, dopo la deviazione per la felicità

 

(Jessica Picardo)

Primavera (di Jessica Picardo)

Primavera

 

Fiorire

 

È un po’ come trovare squarcio di luce che, in immensità di

galassia continua, a mostrare sta la sua luce

 

È come sentire il vento che timidamente accarezza la pelle

con il primo alito di vento caldo

 

È come sentire il primo raggio di sole svegliar piano i tuoi

sensi, le tue gote che si colorano lentamente come danza gitana

 

È la Primavera che arriva in punta di piedi, timidamente,

quasi senza far rumore, e spazio si fa tra la neve, sciogliendo fredda, gelata

durezza del cuore

 

È come tornare a vedere primo fiore arrancare e trovar spazio

tra la brina a cercar tra crudeli spine che lo trascinano verso argillosa e

tetra prigionia d’apatia

 

È come veder eterea energia che muove, quasi in modo intangibile

ma con potenza di titano, le onde del mare

 

È come sentir per la prima volta quella tua canzone

preferita, alla radio, lasciando che le note facciano riaccendere l’anima tua

 

È come sentir l’odore della tua pelle tornando a casa,

quella casa che si colorava di fiori e di luce ogni volta che nasceva Primavera

 

Ogni volta che i tuoi occhi si posavano su di me

 

Ogni volta che io penso me e te

 

L’assurdo che c’è mi scuote, mi esalta, mi confonde, perché

il nodo che abbiamo ingarbugliato tra le parole e la rabbia ingiustificata ha

ancora il sapore di primavera che, seppur sembri nulla, è capace di crear tutto

 

(Jessica Picardo)

Soffermandomi su … (di Jessica Picardo)

Soffermandomi su …

 

Ti accontenterai del poco

di quel poco che basta per rendere un essere umano felice.

Ti accontenterai,

ridendo di qualcosa per cui io non potrei mai sorridere.

Ti accontenterai di tempi lenti,

spazi vuoti e sguardi nuovi

che guardano in qualsiasi direzione

tranne che in quell’ultima sequenza

in cui quell’ultimo squarcio di tempo è riuscito

ad urlare amore con voce stridula in quella terra arida,

in cui i sogni hanno perduto il nome,

in cui tutto quello che bastava era

dirsi quelle due stupide parole.

Ti accontenterai.

Di orizzonti già visti e strofe già lette.

Accarezzerai pelli che non ti appartengono,

per tornare alla fonte delle tue incertezze che

hai cucito con maestria degna d’una Penelope

schiava di un amore e di un pensiero che non osa fare,

schiava di una vita che è costretta ad inventare.

Imparerai ad amare con il cuore degli altri,

a vedere i sogni di chi ormai ha preso i frutti di quella vertigine esagonale

che non può farti più male

perché, adesso che hai affogato il tuo sentimento folle,

non l’hai eliminato; e, se dovesse risuonare ancora

col brivido di un mattino sempre amato e mai vissuto,

lo ingoierai come il peggior pensiero che tu abbia mai avuto,

perché questa è la più straziante idea di un amore che

non ho mai vissuto.

 

(Jessica Picardo)