… da un sogno (poesia di Anonimo a1)

Saliva su per gradini
di pietra.
Erano tanti,
tra due cornici
di ortiche;
recitava una
nenia magica
ed accarezzava
quell’ortica verde
non più pungente,
ruvida né urticante.
Poi, fiori
gialli
dal gambo verde.
Ne strappava
i gambi e ne succhiava
l’umore. Tutto magico.
E i gradini
si aprivano ad una sorta di
terriccio piano.

A sinistra, alberi
ordinati,
a destra, un edificio
pieno di libri
antichi.
A sinistra
il gioco
le corse
le risate
A destra tutt’altro
E il bimbo
cresceva
Si trovò da libero
come in una prigione.
Le finestre, alte
da non far vedere nulla
e corredate
da inferriate
che rendevano l’ambiente
a dir poco
misterioso.

Imparò molte
cose
Andò via
ed il sogno …
infranto!

Più nulla.
Sì, non ho visto
più nulla.
Ero uscito dal sogno
e mi voltai
e vidi ancora una volta
quel bimbo
che non comprendeva
perché le imposte aperte
delle finestre
mostravano la natura
fatta a quadri …

(Anonimo a1)

Altrove -poesia di Anonimo a1-

 

Sono entrato
nelle viscere di un sogno.
Ho visto un bimbo
tremante
impaurito.
Era solo
splendeva il Sole
non era notte
neppure fonda.
Intravide una
figura amica,
organizzò il suo
pensare:
inventò di aver visto
una figura mostruosa
 e andava rasserenandosi
intuiva che, fra non molto,
avrebbe ritrovato il viso della madre
e il suo caldo abbraccio.
Sì, era rasserenato!

Camminai, poi, altri passi per quel sogno
vidi un altro bimbo.
correva per corridoi bui
apriva porte
e restava
investito

da sguardi sbalorditi
da un vociare fastidioso
da occhi sorpresi
forse, di vedere un bimbo.
Poi, le porte si richiudevano
ridonando il silenzio
e il buio
e i corridoi.
Iniziava o riprendeva la fuga
apriva un’altra porta:
un uomo,
una donna,
i loro sguardi
sbalorditi.
La porta richiuse
ed un bimbo or piange.

Sì, un altro bimbo che scopriva
qualcosa che non raccontò
a nessuno
e che poi rimosse.
Rimase scivolato per terra
e non temette più il buio
ma vide ancor come una luce
sempre accesa
quel che non avrebbe voluto
veder mai …
Volò via, forse.
Altrove.

(Anonimo a1)

Poesia a10 di Anonimo a1

 

qualcun ha rubato la giovinezza

dei miei trenta, quaranta, cinquanta

e sessant’anni, finora

 

qualcun altro, forse o quegli stesso,

m’ha tolto il sorriso

ha annullato il bimbo

che era in me

 

ed or quegli si maraviglia

dove sia finito quell’esistente

che conobbe un dì

 

e lo cerca

e lo incontra

lo guarda, lo scruta

e passa avanti …

 

perché non lo riconosce più

non esiste

più

 

(Anonimo a1, 2017)

“Grazie!” (di Anonimo a1)

 

“Grazie!”

Ne sentivo il bisogno

Non aggiunsi altro

Volevo soltanto udir quel suono

 

Io sentii

Io udii

Non lessi

 

Sentii ciò che avrei desiderato

Udire

Non aggiunsi nulla

 

Mi solleva

Sentire,

Immaginare

Sognare

 

Non chiesi nulla

Non lessi nulla

Ma udii

Immaginai

Vidi

Sfiorai

Ne sentii

Il profumo

E ascoltai

Dalla mia stessa voce

“Grazie

Di tutto”

 

Poi

Rispose, un dì

E ne fui felice

 

(Anonimo a1)

Chissà se … (di Anonimo a1)

 

Ma in che anno siamo?
Alcuni dicono che sia iniziato il 2007;
gli islamici dicono che siamo nel 1427;
gli ebraici nel 5768;
gli induisti nel 2062;
i berberi nel 2957;
la cultura runica nel 2257 …

  
Ma si può dialogare
senza potersi mai incontrare?
E con chi?
Per dialogare con gli islamici,
dovremmo attendere che arrivino,
beh, tra circa 600 anni;
con gli altri,
dovremmo correre a perdifiato,
ma li raggiungeremo mai?
E, poi, dove?
In quale luogo?

 
A me,
non resta che continuare il mio cammino,
e chi mi vuol far compagnia,
ben venga.
 
Chissà, se gli islamici,
gli induisti vedono
la Luna che vedo io
e i prati verdi e …
(Anonimo a1, 2007)

Radici (di anonimo a1)

 

Radici rinsecchite,

per l’assenza d’ogni vitale alito

e di percorsi vuoti d’effluvi

volati via per lidi Altri,

fragilità a sospiri e chiasso lasciavano.

Soffi di vita

a forma robusta e antica ancor si donavano

e gemme sui rami con forza timida

spingevano

e sottile corteccia cedeva.

Gemeva gemma fiorita già

per simultanea perdita

di due gemelle gemme

che frutti erano già divenute

e via indicavano già

ad altre fioriture verso fruttificazione

più accorta.

Lietezza donavano  a ramo felice

che sua stanchezza cedeva, abbandonava,

non dimenticando

il passato che tanto atteso era stato.

D’altri rami, i più vecchi,

sempre allegria emanava

e da lontane Dolomiti e da mari

che circondavano l’isola ricca di versi,

rendendo l’insieme

pronto

a rivivere per note e per canti

serenità un dì perduta

mentre un d’essi , il ramo più adulto, piegava

se stesso e baciava quasi

la terra umida, fresca,

ricca di fili verdeggianti d’erbe e variopinti fiori,

silente,

cedevole a vento leggero

d’una triste Primavera.

 

(anonimo a1, 2016)

Sol se sognato (di Anonomo a1)

Amare è tutto,
tranne che possedere.
Dici di saper ciò che or da me odi?
Perché, allora, pensi di amare,
ma vivi come se ti mancasse qualcosa?

o qualcuno? e soffri di tali assenze?
Amare è volare, volare in alto
ed osservare, e veder tutto con enorme chiarezza;
è sentire il vento o come sberla o come tenera carezza
è udire le voci, i fruscii, i sospiri,
è avvertir appena il camminar piano piano
per non svegliarti nella notte dei sogni.

Amare è saper ascoltare le giuste note,
e danzare sollevati da esse,
ed accennare ad un canto dolce, perché d’amore.
Amare è tutto,
tranne che possedere.
Amare è sognare e non smetter mai di sognare,
perché come disse il poeta:
“ciascuno cresce solo se … sognato”,
non perché … possiede,
non perché ha posseduto,
né accetta, nei momenti di solitudine e tristezza,
l’assenza,
la mancanza,
la non presenza.

(Anonimo a1, 2005)

 

Dolce frase (di Anonimo a1)

 

“… cinque minuti e … arrivo”

Che dolce frase

E non la odo più,

se non nella mia mente

 

“… cinque minuti e … arrivo”

Un giorno, quel suon

muto al mio sentir

divenne

 

Quanto tal frase avevo amata!

 

Seguìta era sempre da un sorriso

e, poi, una corsa

in cerca di quel che io, distratto,

avevo perduto

 

E le spalle vedevio di lei scomparire

 

“… cinque minuti e … arrivo”

dopo che il cellular squillava

e il sorriso era tutto mio

fin quando ne scorgevo il volto

sorridente

 

Poi, un dì,

quella frase

non più riuscii ad udire

né a scorger di lei

neppur la sola  imagine!

 

(Anonimo a1, 22 Giugno 2013)

Forse due (di Anonimo a1)

Si forma una coppia

Una famiglia appare spezzarsi

Forse due

Ovunque, però, forse è così

 

Una ne nasce

nuova

vergine

innocente

felice,

mentre un padre soffre

 

La figlia dal desiato momento

è attratta,

non lo scorge

non lo cerca

e lui si pone in disparte,

per scrutarla

più nei ricordi di un tempo

che nell’oggi parziale

 

Egli spera ciò

momentaneo attimo del tempo

E già pensa al bimbetto

futuro legame

tra sé e la sua bimba

che ora va via

con altri da sé

 

(Anonimo a1)

 

E tutto appare rinnovarsi (di anonimo a1)

Quando le radici cedono
e non reggono più,
il tronco si trasforma e diviene altro
nel suo rinsecchirsi e svuotarsi;
a tal punto che più nessuna linfa
può scorrer su verso quei rami
sempre fragili ed ancor di più or.

 
Alcuni resistono continuando intrepidi
a verdeggiare e a farsi scuotere dal vento,
osservando ch’altri si chinano
e le lor foglioline ingialliscono e … cadono.
Un solingo ramo verdeggia
vince se stesso e corre a farsi aiutar
dal vento perché non stia più ad accarezzar
chi già piegato è e par sconfitto.

 
Accade il miracolo:
verdi gemme tentano di crescere pur in quel ramo vinto,
accompagnando dell’ultima gialla fogliolina la caduta.
Tutto par rinascer con tal miracoli inattesi
che in mille modi si manifestano.
E tutto appare  rinnovarsi.

(anonimo a1, 19 Marzo 2016)