ultimo sguardo (poesia de il poetucolo)

-devo dirti che …
-no, non dir nulla, ho capito!
gelido silenzio
sol il sordo  ticchettio del tempo
poi …

vado via
-sì, ma … non devi telefonarmi;
né cercarmi;
né salutarmi, se capitasse di incrociare il mio passo …

-devo andare … oh, scusa!
-ti accompagno ; dov’è posteggiata la tua auto
-accanto alla tua … ah! Altro mio errore

salire in auto
non avviare il motore
girare il capo da una parte
accennare un saluto
sorridere fingendo
e … sfrecciar via
con un ultimo sguardo su di lei
che ancor è nitido

aveva capito?
no, non aveva capito

 

(il poetucolo)

un nigro silenzio (de il poetucolo)

un nigro silenzio

 

un silenzio

si fece assordante

i gabbiani

non volteggiarono più

nei pressi di lacustri villaggi

né di rive marine

ma sol per cieli di conurbazioni

affollate, confuse, caotiche,

e felici garrirono

gli ingordi e corvini volatili

per attraente,

in apparenza, benessere di accatastati rifiuti,

e con quegli alati

tanta natura morì

per assordante

nigro silenzio

 

(il poetucolo)

Un giorno, un mese, un anno (de il poetucolo)

Un giorno, un mese, un anno

 

Attesa inutil oramai.

Delusione?

No, illusione.

Illusione è meta

… l’unica, forse.

Delusione è

stare immobile.

Immobilità

non avendone

contezza.

Illusione, t’amo

e ti cerco

mentre Delusion

le vesti a me strappa!

 

(il poetucolo, 13-01-13)

Delusione (de il poetucolo)

Delusione

 

Correre per un’autostrada

Che attraversa la città,

Per incontrarla.

Raggiungerla,

Rivolgerle lo sguardo con gaudio

Solito

Baciarla e d’un tratto

Udir da lei: devo dirti una ……

Ho capito, dissi.

 

Seduti ad un tavolo di un café

L’uno accanto all’altra.

Silenzio glaciale

Una mano sfiora la mano

Che attende e non sfugge

Una volta pressata al tavolo

Freddo.

Il silenzio

Interminabile

Interrotto da parole

Quasi ritrovate per caso

Non preparate

Che nessuno dei due

Comprende

Forse lei, più di lui

 

Pagare il conto

Dei soliti the e caffè

Fumanti entrambi

Entrare, l’uno in un’auto

L’altra in altra

Uno sguardo.

L’ultimo, forse.

E non incontrarsi più.

Delusione.

Grande!

Mai dimenticata sarà

 

(il poetucolo, 01-05-14)

Eserciti di nuvole (de il poetucolo)

Eserciti di nuvole

 

Marciavano

sui monti

e colline

della Conca d’oro

eserciti di nuvole

Nubi d’un grigio

scuro

tenebroso

subito sconfitte

dai vapori caldi

della Conca

e pur dai raggi del Sole

squarciate

D’un Sol

che a tramontare

andava

tinteggiando

nuvole

divenute bianche

e cirri di mille colori

caldi

Percorsi

s’aprivano

tra gli eserciti

sconfitti

per veder

scivolare

lentamente

il biancore d’una Luna

dimezzata

cercata con avidità

da sguardi

di innamorati

che con la testa

in su stavano

per cercar chi

comprendesse

pathos loro

E la Luna

accoglieva tali

sguardi che s’affollavano

in superficie sua

in viso suo

ove sempre s’ode

il riversarsi di

acque di torrente

che parole e sospiri

sono

pur se umide

a tal punto

da somigliar a fresche acque

La Luna sorrideva

non sol per

quel vociar

di sguardi

e d’amorosi sensi

ma per raggio solar

che a renderla

viva mirava

Le nubi

a destra e a manca

schierate

ad ammirar

quasi ferme

a scaricar intenzioni loro

minacciose

e inoffensiva pioggia

versavano

come fosser

di innamorati

lagrime

 

(il poetucolo, 03-09-14)

Forse, avrei dovuto … (de il poetucolo)

Forse, avrei dovuto. No, dovrò …

 

Ho intravisto

dei giovani annoiati

durante il continuo mio cammino …

Sì, dei giovani annoiati.

Ho salutato tre o quattro di loro.

Hanno risposto alcune.

Da lontano.

Giunse subito,

del branco il capo

che ringhiò come famelico lupo.

E pur coloro

che saluto avevano a me rivolto e pur donato

a ringhiar cominciarono,

infettandosi l’una con l’altro

Le salutai.

Lo salutai.

E, continuando il mio cammino,

andai via.

In un branco

m’ero imbattuto.

In un branco

di liberarsi ansioso:

ma il fetido lupo,

apparso poi come caprone

lor temevano.

Perché me ne andai,

il branco abbandonando

in territorio

che m’era parso segnato

da spruzzi di urina

che a delimitarne stavano i confini?

Forse, a lor tornar avrei dovuto

No, dovrò …

e dialogare

e con loro capire

il disagio,

la noia,

misti alle sguaiate risate.

 

(il poetucolo, 26 Maggio 2013)

Sotto novella vestigia (de il poetucolo)

Sotto novelle vestigia

 

“Son tornate!” – gridò il bimbo,

non appena vide! –

Io ebbi un fremito

Ricordai, infatti,

che in un triste dì,

una voce ebbe a consolarmi,

sussurrandomi:

“sta’ tranquillo,

ritorneranno e l’una e l’altra”!

Io lo riferii, in quel tempo,

a chi più soffriva.

Lo sguardo di lei  ascoltava

speranzoso.

E

quel “ritorneranno!”

risuona ancor’oggi

Ed  or lo sguardo

rivolgo

all’uno

e all’atro!

Risuona ancor quel

“torneranno, e non le riconoscerai”!

Sì,  suon d’una eco quel che m’aveva

quella voce, un dì, 

sussurrato.

Ed allor? Gioia?

Sì, Gioia presente in ognun d’essi

Presenti,

volate via un dì,

pur i due angioletti

e in vestigia novelle

ora, qui. Insieme

e gagliardi.

Si,

presenti, or e sempre,

pur loro!

 

(il poetucolo, 9 Maggio 2014)

Torino (de il poetucolo)

Torino

 

Torino,

nel Marzo

dell’anno dei Maya.

Assolata.

Due gitani

trascinavano

borse da viaggio.

Corridoi diritti di strade

che in rettangoli di piazze

e in quadrati

di portici contornati,

sguardo frenavano

di zingari che Mole

cercavano come fosse

stella polare.

Due gitani

trascinavano borse da viaggio

il saluto ascoltavano

rivolto a chi

tra le strade alberate

d’ordinata città

più non era.

 

(il poetucolo)