In una notte di un solitario venerdì, Poesia di Sabrina Scozzari

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E ballerò da sola, con un bel vestito rosso in una notte buia … sarò io a farmi vedere se vorrò.
Mi farà compagnia la brezza estiva in una notte di un solitario venerdì.
Penserò a te, ma mi vedrai solo se lo vorrò io.
Cammino sempre sola, ma la notte ormai non mi fa più paura …
vorrei farti vedere quel burrone dove mi hai spinta.
Ma sai? Non mi sono ferita più di tanto.

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(Sabrina Scozzari)

La mia bimba, Poesia di Barbara Miranda

La mia bimba

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La mia bimba

è cresciuta tanto

e tanto più bella si è fatta.

È una farfalla che vola felice

e dietro di lei sciami d’amore l’abbracciano e la guidano

nel suo cammino di voli infiniti.

La mia bimba è una ragazza in fiore

delicata e forte come un ramo

interrato in radici profonde.

I suoi steli svettano al vento

di boccioli chiusi e aperti in cima

a svelare colori magnifici di primavera.

Cercano sole caldo di luce.

La tua luce attrae le bellezze

nascoste dell’universo

le comete con le punte

disegnate dai bambini

nei biglietti di Natale.

Punta di metallo e zucchero

miele di blu notte e rosa d’alba

e giallo di grano e sabbia d’estate.

La mia bimba blu come le onde

profonde di mare alto

verde acqua della riva calda del mare.

Stella dei Monti e dei cieli

dei mari e degli alberi secolari.

Scrigno prezioso di vita

che esplode nel mio petto di madre.

Sguardo che ti segue

finché non spiccherai il volo.

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(Barbara Miranda, La mia bimba, 30 novembre 2012)

Estate 2022

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Estate 2022

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Non so se la felicità sia cosa effimera e fugace;
credo, però, di aver fatto uno scatto di crescita.
Estate freschissima di azzurri e coralli,
risate fragorose,
metafisiche “pensate”,
affetto sincero,
cibo genuino…
Le mie radici ataviche sparate a bomba sul futuro
come frecce di calore e di pace.

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(Barbara Miranda, Estate 2022, 03/08/2022, ore 15.26)

Così, pensieri sparsi

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Ogni gesto che scorgo foriero

di ricchezza per noi

e le generazioni future

m’induce a non disperare

per questo Entroterra siculo

disabitato a volte nell’anima,

ch’io per scelta ho deciso di disertare.

Quando il Patrimonio non si disperde e vie più un’amministrazione colta e veggente non confina in un angolo polveroso e buio

ciò che saggiaMente si produce,

s’implementa la coscienza della memoria.

Antidoto alla noncuranza

nella quale spesso si affoga.

Così, pensieri sparsi

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ascoltando ieri sera a Marianopoli

il dott. Montagna, architetto e storico dell’arte,

autore del volume “A Mitistrato”

e la lectio magistralis della Professoressa

Rosalba Panvini , archeologa e docente presso l’università di Catania.

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(Maricó, Così, pensieri sparsi, 10 Agosto 2022)

“Occhi di oliva”

Occhi di oliva

mio fratello aveva 3 anni.

Mio fratello era piccolo quanto un mozzicone di sigaretta ma correva come una lepre. Aveva fiato e tanto coraggio, aveva nervi pronti e audaci, raggiungeva la meta con lo stacco di un uccello.

Stasera sembra sorridermi e mi viene in mente con un colpo di nostalgia. È un ricordo che mi reclama a sé attraverso il suono che produce un lamento.

Oggi al telefono mi sono appesa alla tua voce, siamo stati la foglia e il suo profumo.

Il tuo nomignolo era “Occhi di oliva” perché i tuoi occhi sembravano fatti di polpa.

Mamma li aveva concepiti gravida di attesa e li aveva imperlati e orlati di gioia.

Le sue amiche passavano le mani tra i tuoi boccoli neri e chissà quanto ne eri felice. Di meno lo ero io perché avrei potuto restare nascosta dietro il divano senza mai essere vista né chiamata.

“Occhi di oliva” era un amore di bambino che truccava le mie bambole, le spettinava mentre in Africa faceva un caldo terribile, senza stancarsi mai. Io preparavo le pistole di legno per il gioco degli indiani mentre il sole tramontava e sembrava genuflettersi in cielo.

Avevamo tanto di quel tempo per stare insieme, avevamo tempo di ridere, fino allo sfinimento, fino allo schiudersi di una fragilità che non avremmo mai saputo se l’oggi non fosse mai arrivato.

Il meccanismo di volo si è inceppato e adesso mi abbracci con un braccio solo.

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(Lorenza Oi, “Occhi di Oliva”, 21 Gennaio 2022)

un miao

Il bello di essere animali a quattro zampe è
che si possono saltare inutili convenevoli
senza per questo risultare inopportuni:
un miao semplicemente
adorabile
irresistibile

(Luisa Mocciaro, il miao, 9 Luglio 2022)

Memoria

La memoria è l’ anima del passato e uno squarcio nella storia di ognuno. A volte dolce, spesso amara o semplicemente dal sapore agrodolce, frutto di parti che non esistono più. E basta. Ed è la consapevolezza dell’aver perso importanti ricordi, tra onde troppo alte e venti violenti, che hanno roteato la rotta del traguardo che ora è foschia all’orizzonte. Si cresce nell’ illusione che la sognante gioventù perduta ceda il podio ad una maturità progettuale e dai chiari obiettivi. Inganno. Puro inganno pianificato dal destino che nelle lunghe notti insonni lasciano scompiglio e mai risposte. È un togliere spietato che non ha ragione d’ essere se non quello d’aumentare la voragine di ingiustizia, la perdita insensata e una parte di sé che non cresce. Invecchia.

(Luisa Mocciaro, Memoria, Giugno 2022)

Vivendo la nostalgia

Poi torni Lì

Lì da dove sei partita.

Gli stessi colori, forme

i visi antichi

i medesimi gesti, le parole

i suoni.

Si moltiplica l’identico.

E ti accorgi che a

cambiare sei solo tu

vivendo la nostalgia dei colori che sfumano diafani cullandoti come da bambina.

Attendo le stelle a spaglio

intanto la luna ruffiana … m’innamora.

(Maricò, 13 Luglio 2022)

Vita oltre i sentieri

Voglio sfamare il cuore ammirando l’arte di ogni tramonto, seguire il calore sul filo del cielo fino alla grondaia di stelle. Trovarmi ubriaca di sogni in questo sentiero di luce e riversare in mare onde di speranza. Vita oltre i sentieri che le barche d’alba hanno coperto con veli di seta.

(CT , Vita oltre i Sentieri, 22 Luglio 2022)

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Paradossi

Stigma di malattia nei miei polsi e nel cuore.

Tumulti e burrasche

affollano il mio passato.

Una mano sugli occhi

ha velato la mia vitalità

per troppo tempo.

Sana e viva in un mondo malato.

Come puoi chiedermi

di adeguarmi?

Ma ho trovato le chiavi di casa.

Non impazzisco più

non somatizzo più.

Come il “Candido” volteriano, coltivo un giardino di fiori.

Tra sterpaglie e colori vividi.

La complessità deve includere equilibrio.

Non può prevalere sempre il male.

La lotta deve essere efficace.

Il piccolo fiore che nasce dal cemento è il

più potente simbolo di eternità.

Un orologio senza lancette.

Il male non è che finitudine

Scorie da liberare, spinta energetica per creare.

La bellezza non è inquinabile.

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(Barbara Miranda, Paradossi, 4 Maggio 2021)

Oyan

Oyan era una donna di 28 anni che sbrigava i lavori domestici nella nostra casa. Viveva in Gabon ma era nata in Guinea.

Avevamo stretto un rapporto di complicità, mi raccontava che la donna africana a 28 anni ha un’età avanzata e un giorno mentre un raggio di sole le illumina​ il viso mi confida che il suo seno è ormai invecchiato. “Non ci credo Oyan, sei giovane” La sua risata spezza quel raggio e mostra la sua dentatura perfetta.

La mattina seguente mamma era irritata “mi manca un reggiseno, lo hai preso tu?” Non ero di certo stata io, il mio seno era spuntato appena.

Oyan arriva puntuale come sempre, ai piedi dei sandali con una suola sottilissima, un po’ di polvere sui talloni. Aveva camminato tanto la nostra amica, veniva a piedi dal suo villaggio. Sempre la stessa gonna, la stessa maglietta e le​ treccine perfette.

Mamma le ha chiesto dove fosse il suo reggiseno e lei con un viso misterioso disse di non saperne nulla.

“Oyan, ero così sicura che lo avessi​ preso tu, e ho provato un guizzo di felicità perché avrebbe sostenuto il tuo seno che mi avevi descritto esattamente​ come un fiore appassito.

Hai fatto bene Oyan, te lo dico anche oggi, dopo anni e anni che non ci vediamo, ma tu mi avrai pensato e avrai ancora in mente i giorni trascorsi con noi. Sarai invecchiata, due remi al posto delle braccia, sola o forse con i tuoi figli, dormi con il seno rovesciato al lato del tuo corpo smagrito e avrai un cuore piccolo come un cucciolo di lepre ormai in letargo.

Mi avevi raccontato di essere povera e di avere 3 figli, tutti piccoli, tutti belli, e quando il pomeriggio inoltrato ti vedevano tornare ti​ correvano incontro e si attaccavano alla tua gonna”.

Oyan io​ l’ho​ immaginata spesso di sera con i suoi figli e suo marito mentre apriva il pacchetto di cibo che mamma le donava ogni giorno.

Lei, prima di andare via stirava tutto, poi si aggiustava la maglietta, tirava ben bene la gonna e apriva la porta sul retro. Ci salutava e iniziava a camminare con il suo pacchetto in mano. Non tirava un filo di vento, il sole ancora alto, io ferma sulla porta in attesa che si voltasse ancora. Lei puntualmente lo faceva, un saluto molle per la stanchezza che espandeva come polvere la mia inquietudine d’abbandono.

Era la slacciatura di una carezza, era l’andare via di un corpo a me caro, gli occhi seguivano l’inarcatura della sua schiena e la gonna ondeggiava come la sbavatura di una lumaca. Sempre più lenta, sempre più stanca, una figurina sempre più lontana.

A domani Oyan.

Ogni mattina arrivi fresca come un fiore nell’acqua, da noi fai colazione e nella borsetta ti conservi la Samofta che ti piaceva tanto.

A pranzo la raccogli in mano e spungoli lentamente, è bianca, collosa, farina di mais o manioca impastata all’acqua.

Il tuo viso era di un nero sgargiante e il cibo un soffio di fame, di battiti che volano da tutte le parti.​

Oyan pianse, non aveva ancora rifatto i letti, quando mamma le disse che saremmo andati via per sempre. Era un bel cantiere quello, eravamo con francesi e olandesi, lei nella nostra casa era stata più fortunata delle sue colleghe. Per loro il cibo non era mai stato scelto e​ consegnato​ ​ ma cercato e rimestato nel bidone dell’immondizia. Sopratutto per la signora che lavorava presso la famiglia G.

Oyan pianse senza riuscire a fermarsi, ci chiese di venire in Italia con noi, ci chiese il lavoro per la​ sopravvivenza per i suoi bambini.

Il pomeriggio avevo spostato​ piano le tende spesse di color verdone e avevo visto la cameriera della casa di fronte mentre apriva il bidone per prendere il cibo che aveva nascosto. Non l’ho mai detto a nessuno, nemmeno a mia madre e nessuno l’ha mai scoperta.

Rimetto a posto le cortine , Oyan piange ancora mentre mamma la rassicura che farà di tutto.

Eravamo nel 76 e lei già pensava di cambiare Stato, di cambiare vita. Oggi è un vento comune, a quei tempi avrebbe scrostato via tanta preoccupazione, come buccia amara dal seme.

Oyan è rimasta lì e chissà quanto avrà pianto ancora. Era stata una partenza improvvisa, una decisione di papà. Ci aveva aiutato a preparare le valigie ma lei​ rimase nei suoi precipizi.

Un giorno mi aveva spiegato come si facevano le treccine. Mi aveva raccontato che ci voleva molto tempo, a volte​ giorni di lavoro. I capelli erano importanti perché lì si annodavano gli spiriti, le treccine erano alte o seguivano percorsi e i suoi progenitori schiavi ci avevano nascosto i semi per la sopravvivenza.

Venivano lavorate con la resina degli alberi, era una colla perfetta,​ a mio avviso maleodorante ma lei sorrideva e asseriva di no.

Oyan è rimasta sempre con me, un vero addio non c’è mai stato. Non l’ho nemmeno potuta salutare perché è stata licenziata qualche giorno prima della nostra​ partenza, forse per farla soffrire di meno, ma io sentii su di me, l’ombra di una violenza che mi fece paura.

(Lorenza Oi, Oyan, 29 Dicembre 2021)

Soltanto questo? Poesia di Luisa Mocciaro

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Soltanto questo?

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La memoria è l’anima del passato
e sol uno squarcio nella storia di ognuno.
A volte dolce, spesso amara
o semplicemente dal sapore agrodolce,
frutto
di parti
che non esistono più.
E basta.

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Ed è la consapevolezza
dell’aver perso
importanti ricordi,
tra onde troppo alte e venti violenti,
che hanno roteato la rotta del traguardo
che ora
è foschia
all’orizzonte.

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Si cresce nell’illusione che la sognante gioventù perduta
ceda il podio ad una maturità progettuale
e chiari obiettivi. Inganno.
Puro inganno
pianificato dal destino che nelle lunghe notti insonni
lasciano scompiglio e mai risposte.
È un togliere spietato che non ha ragion d’essere
se non quello d’aumentare la voragine di ingiustizia,
la perdita insensata e una parte di sé
che non cresce.
Invecchia.

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(Luisa Mocciaro, Questo soltanto?, 3 Giugno 2022)

Samia, Racconto di Lorenza Oi

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Samia

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Samia era una giovane donna di Bengasi che lavorava alla Gest House della Salini. Ho avuto il piacere d’incontrarla in occasione della Pasqua e con lei ho girato tutta la città. Indossai una gonna al ginocchio e i miei primi tacchi, lei formosa, ridondante e di una simpatia senza eguali.

Ha molte facce il cielo di Bengasi, ha un vuoto che respira e ti chiama, alcuni capiscono l’italiano e storicamente si ricordano di noi con benevolenza.

Samia aveva una grassa risata , ad intermittenza rullava le parole con una velocità impressionante e ascoltarla m’impollinava il cuore.

Ero prossima ai 14 anni e ricordo bene le sue bellissime gambe che si spiegavano come ali fin sul sedere, grosso quanto una mappa siderale.

Sembrava la cameriera del film ” Via col vento” tanto per darvi un’idea.. ed io dalla contentezza spargevo sorrisi ovunque. Lei m’infondeva sicurezza, proteggeva la delicatezza della mia età dandomi consigli sul comportamento che una ragazzina teve tenere.

Non era così facile essere donne ed essere se stesse in quel luogo e vi lascio immaginare tutto l’impegno che ci mettevamo per contrarre il nostro viso a braccetto e a passo svelto in quella città.

Sulla spiaggia nessuna donna poteva fare il bagno con un uomo e i jeans erano poco graditi per il simbolo americano che essi stessi rappresentavano.

Io ricordo che le risate più belle avvenivano in cucina mentre mi raccontava che una donna era bella quando aveva tanta carne addosso. Ballavamo spaziando in qualche metro appena, sulla mensola una radiolina, sul fuoco le pentole borbottavano che era quasi l’orario di pranzo e Samia non voleva smettere di danzare.

Ricorderò la foto di Geddafi in una macelleria, tutto il bene che mi hai voluto, la tua storia, tutto quello che non hai saputo dirmi, la tua arte culinaria con la quale ci tramortivi tutti e quella simpatica saggezza che abitava in te.

A tavola arrivavi decisa:”minesdrone o pasdasciudda?” Tutti sapevamo che avevi cucinato solo la pastasciutta e nessuno osava dire minestrone. E pastasciutta sia cara Samia, nel fragore delle risate e dell’allegria di tutti i commensali!

(Lorenza Oi, Samia, 15 Gennaio 2022)

A te mamma, Poesia di Francesco Augello

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A te Mamma

Con una sola parola: Amore,

si apre alla vita questo meraviglioso rapporto,

e quel pronunciarla fino a non avere più fiato nel corpo.

Un sentimento che si sottrae ad ogni sterile paragone,

così protettiva, preziosa in ogni occasione,

lo è anche nel fronteggiare quella dolce o amara situazione.

Nel tuo sostantivo esigi l’articolo determinativo,

un evidenziare quella radice lontana, innata,

singolare, in te la voglia di amare;

mai a sottrarti a quel sì decisivo,

per quel legame affettivo;

sei figura ancestrale, non mancano in te

quelle sfumature di giornate amare,

ma sei sempre lì pronta a consolare,

e alla fine anche a perdonare.

Vai subito in fibrillazione che sia ansia o emozione,

non c’è giornata senza una tua chiamata

per quel sentire mammina adorata,

forse, nel tuo fare, un po’ esagerata,

ma è un ricordare che sei parte della vita,

senza di te, la mia sarebbe svilita,

fosse anche una parola amica, veloce,

è una dolce eco udire la tua voce,

Sempre lì a sostenere ogni decisione,

perché le mamme son fatte così

ovunque si trovino non hanno regioni,

confini o nazioni, sono sempre le stesse

a sud a nord o al centro, la porti sempre dentro,

è lei il tuo epicentro.

Mamma, scusa se è poco, ma mi hai partorito,

sei come una fede stretta al mio dito,

uno charm a cuore infinito;

con le tue preoccupazioni,

le mai bastevoli attenzioni,

sei sempre pronta nel fornirmi soluzioni.

A te Mamma che sai essere ironica,

alle volte malinconica, ma la tua figura,

è forte, iconica;

casalinga, in carriera o impiegata,

dai sempre tutto di te nella tua giornata.

come tutte le altre, tu Mamma, con abitudini

e una vita diversa, sempre lì dietro la finestra,

perché in quel vedermi andare o arrivare, è naturale desiderare, come l’innata arte di cullare,

prepararmi da mangiare,

non ti è bastato educarmi a camminare,

incoraggiarmi ai primi piccoli o grandi passi,

vedermi ricevere dalla vita i primi sassi,

sempre pronta ad un abbraccio, affinché tutto passi.

È proprio così!

Ogni Mamma, proprio come la mia, è una dolce poesia,

quell’odore che si attacca alla pelle e che non va più via.

Accade in ogni angolo del pianeta,

per sua natura, la Mamma è una grande atleta,

ovunque sia stato il suo abitare,

poco importa se primo o terzo mondo,

il suo cuore, da sempre, è smisuratamente profondo,

siamo sicuri che nessun papà c’è l’abbia a male,

lasciateci osare, perché in fondo, si sa,

la mamma è per tutti uguale.

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(Francesco Augello , Agrigento, 05/05/2020)

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Nota biografica dell’autore

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, androgogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche.
Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i “servizi resi nell’interesse dell’Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia – per il “supporto dell’attività politico istituzionale connessa all’azione di comunicazione, volta alla promozione e valorizzazione dei parchi regionali, delle riserve delle aree marine protette e delle fattorie didattiche presenti nel territorio della regione siciliana, con particolare attenzione alla formazione di piani – progetti per la fruizione da parte di soggetti diversamente abili, con particolare riguardo ai soggetti ipovedenti”.

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Clicca sulla nota musicale per ascoltare l’audio dalla voce dell’autore

https://www.francescoaugello.it/poesie/AteMamma.mp3

PUBBLICATO IN Augello Francesco Tags:Le poesie di Francesco Augello in Amici a cui piace R§accolta di Poesie per Autore in Facebook , Le Poesie di Francesco Augello in Raccolta delle Poesie per Autore in altervista org , Le Poesie fi Francesco Augello in Raccolta di Poesie per Autore in altervista org

6 anni addietro!

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6 anni addietro, il 7 Maggio 2016, ci lasciavi!
Da tempo, non ci sentivamo. Neppure per telefono!
Tu decidesti di non mettere più piede nella terra di Sicilia,
quando partisti per Genova con la mamma
o per Napoli, non ricordo, per proceder, poi, con la Mégane verso Merano
la Tua nuova terra; e con voi c’era pure Franco.
La mamma sembrava felice, come sempre apparve, a noi figli
e forse a tutti color che ebbero a conoscerLa, felice. Ma la Sua felicità e, forse, anche la Tua
non durarono a lungo.
Poi, un dì, la tua voce
che mi chiedeva qualcosa di molto importante,
ed io non capivo che Tu avevi bisogno di aiuto non per chi
sarebbe dovuta tornar in terra di Sicilia,
ma per Te stesso ed io non capivo ed avemmo un diverbio telefonico
e fu tra noi il ripresentarsi del nostro silenzio.
Detto silenzio non durò molto purtroppo!
Io avrei preferito il lungo silenzio tra noi, ma non fu così!
Io sentii, in seguito, il bisogno di parlare con Te
e Tu riconoscesti subito la mia voce e mi precedesti in un dialogo molto strano:
un dialogo tra la Tua voce ed il mio ascolto sorpreso!
Mi dicevi che Tu sapevi che avevi sbagliato a non aver voluto continuare
la nostra discussione per telefono
che andava divenendo diverbio fino alla
tua decisione di non voler continuare a parlare più con me!
Io, sorpreso? Incredulo?
Non saprei, ancor oggi, dir cos’era quel mio silenzio
e quel Tuo narrarti affettuoso a me!
E fu di nuovo Silenzio tra me e Te!
Per sempre!
Sì, perché – e non ricordo quanto tempo trascorse – arrivò troppo presto
quel 7 Maggio del 2016
e Ti vidi per l’ultima volta!
Con te, c’era il nostro caro Santi,
che da Milano era venuto a trovarti, per ricordar qualcosa con Te
del tempo passato,
ed invece era seduto di fronte a Te, in una Clinica di Merano,
dopo aver sentito il tormento fisico del Tuo corpo
sofferente e che si preparava ad andar via.
Era lì Santi, ai Tuoi piedi immobili
e con lui pur Maria Venere e Marilena,
né ricordo se ci fosse pur Franco!
Caro fratello, sempre buono e sorridente ed allegro e che donavi allegria.
Così continuo a ricordarTi, tranne qualche, per me piccoletto,
incomprensibile “dialogo” tra Te ed il nostro papà!
Da quel 7 Maggio 2016 non c’è giorno né notte che non pensi a Te,
fratello!





Comunicato, della Redazione

Sono fin troppi gli Artisti che si son nascosti! Forse, non vogliono più essere pubblicati né in Raccolta di Poesie per Autori – noti ma umili e meno noti -, né in Galleria delle Arti Visive. OK! A mai più! Un Buon Tutto per tutti.

La Redazione

Il tempo sai … Poesia di Luisa Mocciaro

Il tempo sai …

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Il tempo corre con i suoi numeri impazziti che non riesco ad afferrare per bloccarli ed agire.

Sfuggono, mentre il mio tempo dorme e sogna domani migliori che mai arrivano, restando ogni giorno parole vuote, perse anch’ esse tra nebbie di paure

Incubi nella veglia fino all” alba di un altro dì che esige azione, vita, inizio ma è sfibrante la stanchezza di un tutto fumoso che oscura l’orizzonte.

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(Luisa Mocciaro, Il tempo sai … , 11 Aprile 2022)

Comunicato de La Redazione

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Carissimi, riempio da moltissimi anni, dai primi anni del 2000, pagine virtuali di Poesie, Racconti e Scritti Vari, vorrei fermarmi un po’, ma annunciandovi che la Poetessa Barbara Miranda ha pubblicato presso la Casa Editrice Albatros, La valigia di Petali e colori. La crisi del 6 Giugno 2003.
Congratulazioni alla Scrittrice e tanti, tanti Auguri e Ad maiora. Semper.

Chi son Costoro! de La Redazione

Chi son costoro!

Chi è segno di percentuale “%”?
Chi è “AGC”?
Chi è “Anonimo a1”?
Chi è “il poetucolo”?
Chi è “un autore di passaggio”?
Chi è “viator”?
Chi sono costoro!
Non mi son posto mai questa specie di enigma!
Ma, adesso, dopo tanti anni, mi domando perché non si son mai presentati! Perché non si son fatti mai vivi! Perché non si son voluti mai mostrare, dichiararsi! E mi chiedo: avranno scritto soltanto quel che hanno voluto pubblicare in questa Raccolta di Poesie per Autori – noti ma umili o non noti -! E perché! Chissà quant’altri versi avranno composto! Io non li ho riconosciuti mai in altri poeti né noti né non noti, ma mi paiono somigliarsi l’un con l’altro, quasi fosse la stessa mente e la medesima mano e il medesimo stilo ad evitare che fogli bianchi rimanessero intonsi, intatti, ma per chi, ma perché?
Ma quale, la ragion per cui mi pongo sol adesso tale quesito o semplice domanda, sol ora che non ho più voglia neppur di pubblicare sulla rete versi o narrar d’altri e d’altre. Forse, perché molti son scomparsi, senza neppure dire “addio”; se avessero avuto la voglia di ritornare, avrebbero detto “arrivederci”! Ma chi sono, e con questi già citati, anche “I Nuovi Giovani” – penso che così si facessero chiamare, si fossero firmati! -; ma chi sono!
Ed io stesso chi sono! E gli altri? Chi sono gli altri! Le altre!

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(La Redazione di Raccolta di Poesie per Autori – noti ma umili e non noti –, Chi son costoro! Palermo, 21 Aprile 2022)

Il dono del silenzio, Poesia di Francesco Augello

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Il dono del silenzio

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Hai mai pensato al perché ti ho reso il dono del linguaggio?

Disse il silenzio al poeta nel suo lungo e letterale viaggio,

affinché tu possa condurre nel tempo più profondo,

dimenticato dall’umano mondo,

l’esperienza mai narrata,

quella parola in me mai penetrata,

per consentire all’umano genere

di esplorare quel dimenticato sentiero,

i sentimenti e il loro mistero,

di farne il pieno;

affinché la ricchezza di ogni parola

possa allontanarlo dalla mondana nefandezza,

dalla terrena tristezza.

Narra della vita, di ogni umana memoria

o avventura, lo so è dura!

Fai del linguaggio un alleato del silenzio e della natura

percorri ogni nobile sentiero,

ma non odiare quell’improvviso velo,

la mancanza di pensiero, la lacunosa attenzione,

il tuo pensare ad ogni situazione,

né di tradurre ogni parola in emozione,

è nel mio silenzio che troverai ogni spiegazione.

Usa il silenzio per ascoltare il faceto soffio del vento,

anche se dovesse sembrare forte,

come un lamento, cogline il mutamento,

come il tono del ruscello, il canto di un uccello,

lasciati attraversare dalla sabbia verbale,

perché in ogni granello è nascosto un pensiero da narrare

o un grande castello letterario,

sii impavido e temerario.

Fingi di poter scrivere dei grandi misteri,

perché in fin dei conti son tutti veri,

conduci in me in tuoi pensieri, ma lascia che

il suono della musica ti elevi alle passioni più serie,

liberandosi dalle miserie;

porta nel tuo linguaggio la nobile arte della pittura,

ti accompagnerà nella muta poesia della cultura,

nel tuo viaggio, non dimenticare il significato,

perché è da esso, anche nel mio silenzio,

che tutto è nato.

A te poeta, il dono di rendermi il narrato.

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(Francesco Augello, Il dono del silenzio, Agrigento 12 Aprile 2022)

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Nota biografica
Francesco Augello, (Agrigento 1973), poeta e saggista, docente di filosofia e scienze umane, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
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Per ascoltare la Poesia recitata dallo stesso Autore:
https://www.francescoaugello.it/poesie/ildonodelsilenzio_poesia_F_AUGELLO.mp3

Né Scienza né Historia, Poesia di Maricò

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Né Scienza  né Historia

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La guerra.

Un virus e l’uomo preda.

Né Scienza, né Historia

nessuna resipiscenza

e genuflesso egli al vitello d’oro.

Quando l’uomo è sottrazione

smantella i rapporti umani

e disvela la disarmante spoliazione

del Sé.

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(Maricò, Né Scienza né Historia, 26 Febbraio 2022)

Il nomade del deserto, 1°, s.d., Poesia di Arturo Maria Licciardi

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Non narro

la storia dell’uomo,

le date,

il presente,

gli stupidi stracci

dei mille giornali

a contare le morti,

i ritagli

e le note rafferme

dei cento profeti.

Io narro qualcosa

che alberga nel cuore

da sempre.

Il futuro,

la morte protesa

con le ali d’argento

e quel giorno

che vive perenne,

immortale

sugli idoli infranti.

La vita che è fede,

Siddharta,

l’amore

e poi ancora

la radio,

il giornale,

la rabbia

e le mani imbrattate

di nero,

la voglia che manca,

la scuola,

i ragazzi

e quest’anima paga

che giunge alla sera.

Mi sento bene

e questo

è un fatto

solo mio.

Le stelle

brillano di più

stasera.

Stasera

non era previsto

questo letto

d’ospedale

e il mio guardar

proteso.

Questa mia fede

è nuova

anche stasera

e non c’è nulla

che la possa

far mutare

in tiepido abbandono

e men che mai

in ripulsa.

Io sono nuovo,

rigenerato

e per gradi

m’avvio sereno

al sonno.

E so dove si trova

ora che gli occhi

stentano a vedere

e neanche il passo

è più sicuro

come prima.

Dio!

Io ti chiedo

una grazia.

Quell’unica che sai.

Ed hanno dubitato

di Te,

della Fortuna.

Riempi i giorni

di maturi frutti

al nomade del deserto

e vuotagli memoria

dei luoghi aviti.

Offrigli la fresca acqua

che disseta

e soffia alle spalle

del dondolante

dromedario

la dolce brezza

che ristora.

E di palmizi, poi

ritemprane l’attesa:

la lunga sosta.

.

(Arturo Maria Licciardi, Il nomade del deserto, 1°, s.d.)

Piove, Poesia di Lorenza Oi

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Piove in quella parte greve e molliccia che si chiama pianto

Piove e tu non sai contenerlo

all’estremità dove egli stesso volge

in quel vuoto che ti oltrepassa
.

Piove dove si ritiene l’infinito

in ciò che ledi come un confine muto

come un pianto antico che ti ritorna in mente
.

Piove e gira come un disco piccolo nel cuore di una bambola sola

.

(Lorenza Oi, Piove, 28 Dicembre 2021)

Preghiera, Poesia di Luisa Mocciaro

.

.

Preghiera

.

È un muro

di lacrime silenti,

di asfittiche urla

che cercano … una via

.
Una via che prenda vita,

che spazzi i vuoti

di parole taciute

forse sussurrate,

speranzose

d’essere udite,

accolte

tra le braccia

della comprensione

.
Sì,

è difficile,

stanca

ma …

spera

.
Aiutami,

odo,

io ci sono

.
Aiutami,

ti chiedo.

.
(Luisa Mocciaro, Preghiera, 22 Marzo 2022)

Riflessione della Poetessa Chiara Taormina

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La poesia è solo dolore?

Arcano è tutto, / fuor che il nostro dolor.
(Giacomo Leopardi)

L’incontro della poesia con la pagina bianca è un momento intimo dell’autore che alleggerisce il fardello della sua anima, attraverso versi ispirati. In questo caso è soprattutto un’emozione dolorosa a fornire l’ispirazione, il furor, che porterà l’autore a dissacrare il foglio con tutto la forza del suo disagio. Molti poeti hanno scritto sull’angoscia che dilania l’essere umano, che non lascia spazio alle illusioni di un mondo imperfetto. Eppure scrivere è un puro processo d’immaginazione che potrebbe condurre, non solo il poeta, ma ciascuno di noi, a peregrinare lontano dagli spazi angusti del reale contesto. Ma la fantasia richiede libertà assoluta dalle pulsioni che ci tengono ancorati al vissuto vero e concreto, essa è la totale e incondizionata capacità di astrazione. La miscela di poesia e fantasia è la combinazione eccellente per trovare nei versi poetici un nuovo scopo: vedere la vita con gli occhi ingenui di chi spera che tutto sia possibile. La poesia non deve essere solo dolore, rimpianto, angoscia, disillusione, essa può e deve incarnare la parte gioviale dell’esistenza.

(Chiara Taormina, La poesia è solo dolore?, 2 Aprile 2022)

A mia madre che ha vissuto la guerra, Poesia di Chiara Taormina

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A mia madre che ha vissuto la guerra.

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Caddero come lacrime dal cielo

le bombe della guerra

sul soffitto del tempo

e una bambina

dalle scarpe di cartone

seguendo la ruggine dei sogni

sul suolo ombrato

di fughe e pianti

alzò lo sguardo

ai sospiri dell’infanzia

trasformando

l’orrore in speranza

Vide i piedi nudi

e sgranando gli occhi

sulla nuda pietra

che piagava ancora

le ore di libertà

si arrese alla fatica

dell’attesa

per vedere arrivare

il volto del liberatore

Quanti sospiri

quante albe specchiate

sui cocci

di quelle scarpe di cartone

Oggi nella mente

d chi ricorda

un’ombra incombe

Quelle impronte

mai impresse furono

come onda del mare

che immensa e implacabile

sommerse il destino

di un mondo malato

.

(Chiara Taormina, A mia madre che ha vissuto la guerra, 4 Marzo 2022)

Lorenza OI, Lorenza si narra: per me non siete virtuali, siete amici in carne ed ossa.

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Lorenza si narra: per me non siete virtuali, siete amici in carne ed ossa.

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Tanto per chiarire prima di salutarvi..

Ciò che rende un paziente fragile non è il dolore o lo stato della malattia, è sedersi davanti ad un Medico che sin dalla prima visita, ti fa la diagnosi.

Non ti ha ascoltato e soprattutto non ha referti in mano.

Ti spiega che finirai in sala chirurgica, come ti opereranno e tutte le diavolerie che ti faranno.

È irritato, frettoloso e sbrigativo e ti ribadisce anche la sua schiettezza e franchezza.

Ora tanto di cappello se avrà fatto la diagnosi giusta per carità … ma non è rispettoso e deontologico.

Che sia chiaro ciò che a me ha spaventato e destabilizzato psicologicamente è solo questo!

Poi tramite amici approdi da un “luminare” che con tanta umiltà ti dice: “un attimino, procediamo con calma, faremo un percorso insieme”

In 4 step ti porge probabili soluzioni a qualsiasi evenienza, anche la più negativa, intanto al primo step tenta una terapia.

L’approccio che ha usato è mente/corpo e tu lasci lo studio pronta a tutto e se non fosse stato per il Covid gli avresti stretto la mano.

Ora sì che Lorenza affronterà tutto con la serenità necessaria, Lorenza era arrabbiata, sfiduciata perché aveva subito terrorismo psicologico!

Ciao a tutti, ci vedremo presto, ritorno finalmente ai miei impegni.

Grazie a tutti, per avermi coccolata, rassicurata, per me non siete virtuali, siete amici in carne ed ossa. 💗💗💗💗💗Lo penso davvero!

Mi auguro di tornare in perfetta salute. Vi amo!

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(Lorenza OI, Lorenza si narra: per me non siete virtuali, siete amici in carne ed ossa.  6 Dicembre 2021)

Conflitto, Poesia di Francesco Augello

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 Conflitto

.

Son lagrime …

scivolano

in quell’autunno

di chi s’invola

lagrime che non cessano

come rogo

che grilla la coscienza

mentre si fa strada

la strizza

che attanaglia

come abbaglio

che guida …

lì dove piede

non ha mai mosso passo

mentre giunge

violento, vagante

altro fuoco

nel tentar offesa in chi

non distante

s’agita in un incedere arduo, pesante

ad aggiungere negli astanti

altra dannata

stilla d’umore.

.

(Francesco Augello, Conflitto – Poesia inedita -,  Palermo, 21 marzo 2022)

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Poesia, recitata dall’Autore, Francesco Augello: https://www.francescoaugello.it/poesie/Conflitto_FrancescoAugello.mp3

Nota biografica

Francesco Augello, (Agrigento 1973), poeta e saggista, docente di filosofia e scienze umane, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Un ricordo di un Marzo stranamente lontano, di Luisa Mocciaro

Un ricordo di un Marzo stranamente lontano

.

Tempo,

quanto doloroso tempo

 è passato

quanto ancora

ne dovrà passare.
.

Una strana sensazione

riempiva quell’ amaro vuoto

oramai così familiare

tanto da avvertirlo amico.
.

Eppure era solo apparenza.

Solo un nulla

vestito da re

una tela bianca

su cui imbrattare e

magari

trovar ritratta

perfetta immagine

di una vita sognata.
.

Supposizioni,

pensieri

fitti e spinosi

di una mente

 troppo stanca.

Decise pertanto

di allungare la mano

 spegnare la luce.

Era ora di dormire,

forse.

.

(Luisa Mocciaro, Un ricordo di un Marzo stranamente lontano, 9 Marzo 2019)

Pensare, Poesia di Chiara Taormina

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Pensare

.

Lembi di speranza

sono fantasmi al tramonto

Antichi ruderi che

sviolinano note

alla città del passato

I vecchi ricordano

specchiandosi

in cenci di brodaglia

Pensano ai guardiani

delle porte

Volti di pietra

che origliano

il futuro

.
(Chiara Taormina, Pensare, 1° Marzo 2022)

COMUNICATO del 14 Marzo 2022

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Si comunica agli/alle “amanti della Poesia” ed agli/alle “amanti delle Arti Visive” che dal 16 Marzo all’11 Aprile sarò fuori Palermo. Porterò con me il mio portatile, ma non so se riuscirò a pubblicare su RACCOLTA DI POESIE PER AUTORI – noti (umili) e meno noti – e su GALLERIA DELLE ARTI VISIVE.

Aggiungo che si invitano Poeti e Artisti a suggerire ( e ad inviare a [email protected] ) alla Redazione Poesie e/o Dipinti o alia che si desidera vengano pubblicati negli spazi virtuali di altervista org e WordPress.
Grazie e a Presto,
La Redazione

M’innesto, Poesia di Lorenza Oi

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M’innesto
.

Sul perimetro sbavato di un bianco candido

le mani impastate di una musica leggera

m’innesto nello spazio curvo e delicato

di un perimetro di china

che mi scava d’azzurro.

.

(Lorenza Oi, 21 Dicembre 2021, inedito)

Anonima, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Anonima
.

Un’anonima,
in una terra di nessuno

.
Non si possiede nulla
nemmeno l’involucro
prestatoci dal destino
per una lunga passeggiata

chiamata vita
.
Esso si deteriora spesso
anche quel fragile contenuto …
una piccola fiamma
chiamata da alcuni

“anima”
.
E quando questa si spegne
cala giù il sipario …
ed è la fine.
.
(Luisa Mocciaro, Anonima,  23 Febbraio 2021)

Nostalgia, Poesia di Nefissa Labidi

Nostalgia

.

Scendiamo al fiume

Accovacciate come mondine

Sbattiamo sui sassi la nostra femminilità

Cantiamo, nostalgiche, la nostra antica libertà

Lacrime copiose,

abbiamo perso la dignità

Cantiamo, nostalgiche, la nostra antica libertà

Umiliate e ferite

Abbiamo partorito

Chi ci ha tradite!

.
(Nefissa Labidi, Nostalgia, 17 Maggio 2019)

Io sarò qui, Poesia di Lorenza Oi ( Estaré aquí, Traduzione di Fernando Senia Battaglia)

.

Io sarò qui

.

Che si raccolga pure il vento

per dipanarsi fra i miei capelli

sulla nudità di fragili pensieri

le gambe come chiodi

tese al guado della malinconia

non misurino il passo

alle orme che ho lasciato

ho in bocca un fiore

che raggela tutto intorno

Io sarò qui fino a quando

gli alberi non siano arresi alla luce

a quel margine esangue di cielo

Io sarò qui

pari al balbettio dismesso

di una musica che non finisce

e non si arrende

Io sarò qui

Come pelle di un ramo intirizzito

che pur germoglia.

.

(Lorenza Oi, Io son qui, 13 Gennaio 2022)

.

Un caro ricordo per me la traduzione di Io sarò qui dell’amico Fernando Senia Battaglia
Grazie, ovunque tu sia …

.

.

Estaré aquí

.

Que se recoja el viento

Para aclararse entre mi pelo

Sobre la desnudez de los pensamientos frágiles

Las piernas como clavos

Para el vado de la melancolía

No medir el paso

A los pasos que dejé

Tengo una flor en la boca

Que congela todo alrededor

Yo estaré aquí hasta que

Los árboles no se rinden a la luz

A ese margen exangüe de cielo

Estaré aquí.

Igual al balbuceo abandonado

De una música que no termina

Y no se rinde

Estaré aquí.

Como piel de una rama frío

Que brota.

.

(Lorenza Oi, Estaré aquí, Traduzione di Fernando Senia Battaglia,13 Gennaio 2022)

Civiltà, Poesia di Francesco Augello

.

Civiltà

.

Fuggi bambina, fuggi bambino,

fuggi dall’uomo violento,

da colui che sa offrire solo

freddo e malcontento,

guerra e inferno,

lascia che la bestia in te evocata

si nutra d’amore,

che lasci la violenza

al passato tempo,

perché solo lì si possa leggere

l’umana tirannia,

la storia di chi ha barattato

l’amore con l’orrore,

seminando odio e bombe

dimenticando il valore di un fiore,

l’indifferenza per la scure,

la morte e le tombe.

Fuggi bambina, fuggi bambino,

d’ogni umana follia,

perché meriti d’esser testimone

di una civiltà più evoluta,

percorrere una sola via

e non dover più fuggire

da chi arma la mano dell’uomo,

non solo per pazzia,

ma per bieco interesse e codardia.

.

(Francesco Augello, Civiltà, Palermo 26 Febbraio 2022)

.

Nota biografica

Francesco Augello, docente di filosofia e scienze umane, poeta, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Ammirando un’Opera pittorica di Defendente Ferrari, Poesia di Maricò

.

Ammirando un’Opera pittorica di Defendente Ferrari.
.
tratti perfetti
grazia allo sguardo
afrore di Madre
Alma Mater
.
e Dio alitò di Sé il Dono
.
dal buio profondo
nel disadorno spazio
rivolo a nutrire
di speranze e attese
.
Non c’è figlio senza madre, scrigno d’umanità.
Auguri di rinnovata nascita
a ciascuno di noi ...
.
(Maricò, Ammirando un’Opera pittorica di Defendente Ferrari, 23 Dicembre 2021)

… non è altro che … , Poesia di Luisa Mocciaro

.

Nessuno è più misero

di colui che della menzogna

fa il proprio credo,

di chi infanga il prossimo

nell’illusione di emergere,

di chi dell’apparire

fa la propria essenza,

di chi arreca gratuito dolore

per malato autocompiacimento …

mentre non è altro che

la palese apoteosi

del fallimento personale che

nessuna ricchezza potrà cancellare.

.

(Luisa Mocciaro, … non è altro che … , 27 Marzo 2021)

Il mio papino e …, Racconto – tratto da “I miei Racconti” -della Poetessa Lorenza Oi

Il mio papino aveva venti anni quando sono nata io, la prima figlia e tanto desiderata.. Il boom economico imperversava ma lui ha pensato bene di lasciare il suo lavoro alla Fiat per recarsi in Africa. Aveva presagito che in Italia ci sarebbero stati problemi e credo che da quel giorno il nostro cammino sia stato sempre più in salita. ” Il mondo sarà dei Cinesi e degli Arabi” ci diceva..”Abbiamo il dovere di dare stabilità alla nostra famiglia, di non far loro mancare nulla”

Ricordo che la nonna gli scriveva lettere piene di lacrime pensando che suo figlio si fosse perduto tra le capanne e gli ” zulù”

In effetti era immerso quasi nella giungla per la realizzazione di una importante raffineria della Salini Costruttori. Imparò presto il Suaili e quando dopo un anno arrivammo noi, dirigeva con tranquillità la sua officina districandosi tra un maccheronico inglese e il Suaili. Aveva capito che i suoi operai avevano bisogno di sentirsi coccolati e amati e lui era diventato quasi uno di loro.

Un giorno si ammalò di malaria e la nostra casa fu invasa di visite. Erano uomini scalzi e di colore che s’inginocchiavano ai piedi del letto e pregavano con le mani giunte, poi si congedavano in silenzio. “Asante Sana Bwana” una nenia cadenzata, intervallata da altre incomprensibili parole. Noi guardavamo attoniti perché lo trattavano come fosse un Santo e conoscendo papà credo che abbia fatto molto anche per le loro famiglie. Lui era per loro una fonte di sussistenza, di formazione lavorativa, era un raggio di sole per i loro figli.

Noi bambini iniziammo a frequentare una scuola privata ed io in prima elementare ho sostenuto gli esami con una commissione straniera. Sotto il banco avevo nascosto i biscotti “Plasmon” che ogni tanto sgranocchiavo dalla paura. ” Che brutto destino ” mi dicevo e intanto cercavo di dimenarmi con la penna sul foglio. Gli orali sono stati un trauma irreversibile, ma ho visto mamma, felice e abbronzata, arrivata lì con il mio fratellino in braccio che guardava entusiasta i professori e credo di aver capito subito che i miei esami erano stati un vero successo. “Fiuuuuu che fortuna che ho avuto … con questi signori così grandi”

Quella pagellina mi è capitata in mano di recente e non potete immaginare l’emozione che ho provato. Sono stata raggiunta subito dal rumore del mare di Dar es Salaam, le lunghe passeggiate sulla spiaggia, le alte maree che tanto scombussolavano l’animo di mia madre, il dolore al braccio a causa di un vaccino e quel dolore forte che mi prende ancora oggi che non sono più lì. Vorrei tornarvi per respirare l’essenza stessa dell’amore, un ricordo che respira nel vuoto e dove mi attacco come fosse riverberato di luce. Penso al mio papà e la sua impresa spettacolare, mamma e quel marinaio insieme per sempre mai capovolti dal mare.

Ho imparato a stringere bene la mano dell’altro, a rispettare un professore, ad amare i miei fratelli Africani, la dignità passa anche dal tuo vestito, se vuoi prega in Chiesa, altrimenti non lo fare o fallo a casa tua, se ti danno un ceffone tu non glielo rendere, ma guarda e passa. Se proprio devi difenderti fallo con tutte le forze che hai. Non mettere mai il tappo ad una bottiglia se c’è un ospite e non versargli mai il vino con la sinistra, assapora il cibo con lui sennò sei un traditore. Se ti porgono un vassoio di paste tu prendine solo una e ringrazia, anche se sei una bambina che se le sta mangiando tutte con gli occhi.

L’amore fiorisce sempre nella sua stessa forma, impara a camminare nel buio, non aver paura, rispetta, rispetta gli anziani, un bambino di colore non è bello perché ha la pelle nera ma perché è semplicemente un bambino. C’è un disordine nel fondo di me, il cielo non l’ho fatto io, c’è un meccanismo di volo che potrebbe sfuggirti di mano ma tu mantieniti forte e ricorda che se scivoli a terra non troverai sempre l’erba. Io appartengo ad un silenzio che non ti so dire, ma tu ed io caro papà, non siamo mai lontani più di un metro.

[Ph scattata in Via dei Bruno a Roma]

Il mio papà si chiamava Oi Salvatore_Ha lavorato in Africa dal 1970 al 2000, Stearling_Astaldi, Salini Costruttori_Impregilo.


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(Lorenza Oi, Il mio papino, 5 Dicembre 2021)

A Te, che ti senti «cume ‘na barca ‘ntal bosc», Poesia di Antonella Ghiozzi

A Te, che ti senti «cume ‘na barca ‘ntal bosc»

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Se tu fossi una nave, allora per te sarei un porto.

Se tu fossi una nave del deserto, allora per te sarei un’oasi.

Se tu avessi sete, allora da te mi farei prosciugare.

Eccomi, la mia acqua è purissima e freschissima.

Non sono vastissima, ma sono tutta per te, amore mio.

La mia area si calcola “miraggio alla seconda per pi greco

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(Antonella Ghiozzi, A Te, che ti senti «cume ‘na barca ‘ntal bosc», 2 Gennaio 2014)

Rinascerai, Poesia di Nefissa Labidi

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Rinascerai

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Il bambino faticava ad uscire da quel bocciolo

Aspettava ogni giorno un raggio di sole

Con il calore sperava si sciogliesse quel velo di resina

Sentiva il canto di altri germogli

Spingeva con i suoi petali sodi di vita

Gocce di pioggia suonavano il tempo di attesa

Non sei maturo si sentiva dire

Stretto nella sua speranza

Sbirciava le stelle in cielo

Un ramo vicino con foglie grandi e fiere

Danzavano al vento che raccontava storie antiche

Arriverà il tuo giorno, dolce bambino

Diverrai pure tu

Un grande fiore, frutto ed in fine un seme

Avrai radici ed un angolo di cielo

Su te, poggeranno nuove storie per altri bambini

Si ripeterà una nuova attesa

Dentro un bocciolo rinascerai all’infinito.

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(Nefissa Labidi, Rinascerai, 21 Febbraio 2018)

Non posso tacere, Poesia di Maricò

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Se taccio, soffoco.

Il nuovo che avanza profuma di vetustà.

Non sono passate ere da quando dal Cern al Gran Sasso,

passando per le regioni, si materializzava il famoso tunnel.

Poi fu la volta che qualche poliglotta

dovette affiancare

chi ci rappresenta all’estero

e ha studiato lingue straniere sulle lattine delle bibite

(che fulgida novità).

Ora dall’Interno si testa la forza ondulatoria

dei mezzi della polizia.

Mi fermo qui, ma potrei continuare.

Ormai siamo al delirio di parole in libertà,

della dabbenaggine più faziosa.

Governo dei migliori?

L’élite del merito, del privilegio? Non so.

So che la farsa copre la tragedia

Ossignor …

Maricò sempre più in esilio in tutto ciò ...

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(Maricò, Non posso tacere, 24 Ottobre 2021)

Poesia, tratta da “Un granello di me”, di Lorenza Oi

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Io son di quel che non dice

la parola sfinita

poggiata su pietra ferma

stanca d’arena e posa

s’alza come volo appena

poi cane zoppo

non me lo spiego con una ragione

né domande nella mente

striscia nella solitudine esatta

poi plana di vento

e si arrende

sulle mie ginocchia

allo stremo di una irresistibile cavalcata

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(Lorenza Oi, Poesia tratta da “Un granello di me”, 2015)

COMUNICATO DELLA REDAZIONE DELLA RACCOLTA DI POESIE PER AUTORI NOTI MA UMILI E SCONOSCIUTI MA CORAGGIOSI

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Si ritorna ad “Amici della Raccolta di Poesie e Scritti per Autore” su Facebook, per leggere le Poesie e gli Scritti amorevolmente sistemati in RACCOLTA DI POESIE E SCRITTI PER AUTORI NOTI MA UMILI E SCONOSCIUTI MA CORAGGIOSI, in altervista org e WordPress!

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Un abbraccio alle Poetesse e ai Poeti in Raccolta presenti ed ai Visitatori,
La Redazione


Leo e Jimbo, Poesia di Luisa Mocciaro

Leo e Jimbo

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I miei bimbi,
Leo e Jimbo,
gatto l’uno e cagnolino l’altro,
instancabilmente
amorevolmente
giocano
come fosser fratellini.
.
Sì, non è la specie che rende fratelli,
né la diversa natura che rende madre.
Ma …
io,

Mamma in pien
mi sento!

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(Luisa Mocciaro, Leo e Jimbo, 13 Novembre 2021)

per loro è un GIUDIZIO, Poesia di Nefissa Labidi

per loro è un GIUDIZIO

 · 

Io credo che il giorno della memoria
pesi tantissimo sui razzisti e sionisti
È una giornata che li condanna
Sono costretti consapevolmente ad aderire,

[esibendo la propria ipocrisia
Sentono le urla di ieri e quelle di oggi
Sì, anche quelle di oggi
Non possono scindere
quel dolore commemorato da quello attuale,

[a causa della loro stessa crudeltà
Per quanto manchino di empatia
l’empatia non ignora loro!
Questa ricorrenza, più che memoria
per loro è un GIUDIZIO!

Domani si sgonfieranno dalla propria falsità
E torneranno serenamente(?) ad odiare ed uccidere
Ed il dolore del mondo li perseguiterà,
come l’odio che provano per l’altro!
Indegni di ricevere o donare amore!

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(Nefissa Labidi, per loro è un GIUDIZIO, 18 Gennaio 2018)

Comunicato delle Redazioni di “Raccolta di Poesie e Scritti Vari per Autore” e di “Galleria delle Arti Visive” rivolto a tutti suoi partecipanti.

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Mi rivolgo a tutti coloro che conoscono o potrebbero conoscere LUISA MOCCIARO, la quale è stata presente nella nostra “Raccolta di Poesie e Scritti Vari per Autore, in altervista org e WordPress, per diverso tempo. Perché chiedo la Vostra collaborazione? Chiedo la Vostra collaborazione, perché è dal mese di Settembre 2021 che detta nostra Poetessa non partecipa più con le sue Poesie né con la sua presenza alla nostra Raccolta. Si tratta di persona molto agguerrita, da una parte e, al contempo, molto sensibile.
Bene, invito tutti Voi, ancora presenti e non nella nostra Raccolta e nella nostra Galleria a cercare di sapere il perché della sua assenza non annunciata! Grazie.
.
La Redazione

Core, Poesia di Lorenza Oi

Core

Cuore mio
non saprei come girarti intorno
spiarti quando canti
baciarti pubblicamente
sei stato a lungo
devoto alla nostalgia
oggi d’azzurro m’inquieti
il tempo è l’assenza di te
che voglio amare.

.

(Lorenza Oi, Core mio, 24 Gennaio 2022)

Il primo giorno, Poesia di Francesco Augello

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Il primo giorno


È nell’aria il Nuovo Anno
per il vecchio, in tanti ricordano

ogni genere di affanno,
il patire un naturale inaspettato inganno,
eppure una sorpresa, anche quest’anno,
attende a lato di un presepe
di un albero adorno, eccolo il dono,
per tutti una anelata quiete,
a tavola, che sia la più povera, la meno imbandita,
s’attende un contorno, un calice colmo
il tinger d’affetto un ricordo
volger lo sguardo ai propri cari
avvolgere ogni dettaglio in un sogno
perché in fondo è un breve evento,
ad ognuno il proprio momento,
nell’attesa è un rintocco di campane,
alle spalle un già trascorso Natale,
nelle parole di tutti
è un ricorrente desiderar normale,
un ritrovar se stessi,
sperare che nel rosso colore
ci sia spazio non solo per un panettone
non solo uva, sakè, cotechino o zampone
ma placar quel tanto o poco dolore,
in ogni saluto, per tutti più amore,
nell’aria s’ode un vibrato, un rintocco…
è il Nuovo Anno, un pensiero a chi è andato,
a chi è poco o tanto Amato,
il benvenuto a chi,
con auspicio e speranza,
è appena arrivato, Buon Anno.
.
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(Francesco Augello, Il primo giorno, 2022)

versione corredata di video e della recitazione dell’Autore

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http://www.francescoaugello.it/poesie/ilprimogiorno.mp4

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Nota biografica dell’autore
Francesco Augello, (Agrigento 1973), poeta e saggista, docente di filosofia e scienze umane, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche.
Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
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Music by: pixabay.com – Christmas Story 60s Version 01 Voce di Francesco Augello

Racconto di un gattino nero, inserito il 29 Novembre 2021 dalla Poetessa Luisa Mocciaro (che rinvia al Club dei Gatti neri)

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Fatte le presentazioni, vi racconto un po’ di me. Sono nato un freddo giorno di marzo del 2019 ,nel giardino della casa dove adesso vivo. Eravamo una numerosa cucciolata ed io ero l’ unico micio nero tra tutti i fratellini tigrati e uno dal pelo fulvo. La mia mamma biologica non mi curava ed io ero sempre solo, non vedevo ed ero molto piccolo e denutrito. È stato così che la mia mamma umana ,un giorno di pioggia ,mentre portava il cibo a tutta la mia famiglia mi ha visto per la prima volta . Era domenica e c’ era anche quello che sarebbe diventato il mio papà umano che, senza pensarci due volte ,insieme alla mamma, mi prese e dentro la tasca della sua felpa feci il viaggio fino a dentro casa. Avevo circa 15 giorni e con grande sorpresa dei miei e dello stesso veterinario ,mangiavo da solo e per non so quale miracolo, anche la carne . Il dottore era molto scettico a causa dei miei esigui180 grammi e le condizioni di salute non proprio incoraggianti ..Io però sono un combattente e fin da subito dimostrai alla vita stessa e al mio destino che la caparbietà e l’ amore dei miei nuovi genitori avrebbero vinto su tutto. Le cose andarono alla grande fino ai primi di settembre quando una mattina ,mamma e papà mi trovarono immobile e con la bocca aperta .Una corsa disperata alla più vicina clinica veterinaria e per un pelo, dopo avermi messo sotto ossigeno e accortisi che i miei piccoli polmoni erano pieni di liquido, me li svuotarono con una siringa e mi ripresi . Era oscura la ragione di questo sintomo, così indagarono. Ma non c’ era molto tempo..infatti il giorno dopo accadde di nuovo e dunque fui nuovamente svuotato da questo liquido siero emorragico. A quel punto fu chiaro a tutti i dottori che era il caso di effettuare un esame molto accurato con un particolare macchinario usato da veterinari con una qualifica specifica. Avevo bisogno dell’ ecocardio. Ciò che risultò da quell’ esame pose fine alla serenità e al clima festoso che fino a qualche giorno prima regnavano in casa . Fu una sentenza terribile : sono nato con una grave malformazione cardiaca ed entrambi i lati del mio cuoricino non funzionano bene e i miei ventricoli sono molto più spessi del normale . Non avevo chance ,così dissero a mamma e papà . Dissero loro di tornarcene a casa ,elaborare la notizie e tornare non appena fossero stati pronti per addormentarmi . Le 48 ore che seguirono furono per loro atroci e piene di dolore . Ma una decisione fu presa: non ci saremmo arresi. Avevano detto ai miei di somministrarmi,tanto per provare ,un diuretico e una pillola per il cuore ,non una cura perché per quello che ho solo un trapianto di cuore mi avrebbe potuto salvare, ma sappiamo bene ,che per noi pelosi ,cose così purtroppo non esistono.Bene,sono un combattente ,ve lo avevo detto! Sono passati due anni , si è vero ,sono sotto farmaci due volte al giorno e mi sottopongo a visite specialistiche continue ,ma SONO QUI E SONO VIVO PERCHÉ L’ AMORE FA ANDARE AVANTI!I miei genitori fanno tanti sacrifici perché curare un peloso purtroppo costa tanto. Dovrebbero dare la possibilità di farci inserire nello stato di famiglia affinché il diritto alla salute sia prerogativa di tutti e non solo degli umani. Arriveranno a tanta civiltà?Malgrado tutto sono un micetto vivacissimo che ama stare a scorazzare tutta la notte per casa e a guardare i salti e le piroette che faccio ,nessuno penserebbe che io sia malatino. Non posso mettere peso perché i diuretici non me lo consentono e anche perché con il cuoricino così il metabolismo è velocissimo ,ma vivo ed ogni giorno è un dono che sia io che i miei genitori ,affrontiamo intensamente ,godendo di ogni singolo istante insieme .Siamo uniti . Siamo una famiglia vera.Grazie ❤️

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Racconto di un gattino nero, inserito il 29 Novembre 2021 dalla Poetessa Luisa Mocciaro (che rinvia al Club dei Gatti neri)

Foglio bianco, Poesia di Barbara Miranda

Foglio bianco

Come il “bianco/pagina – nero/parola” di Bartolo Cattafi.

Vuoto

come nudo di viscere

pronto ad accogliere

di vecchio proverbio orientale.

Devi essere vuoto, dice.

E già non più, e mai più, e ancora una volta, e come una volta.

I girotondi dei bambini:

come girava la testa a stare in centro eretta e statica con le mani sugli occhi, il cerchio rassicurante che ti girava intorno,

sempre uguale a se stesso.

E poi squarci e amoroso confliggere

e valigie di petali e colori

e creature al petto di madre.

Correre a perdifiato per rodariane

“Strade che non portavano in nessun posto”.

Le casualità sono frecce multidirezionali:

zigzagando simultanee, un passo alla volta, si muovono in contemporanea come in una danza:

braccia

polpacci

dita

spalle

punte tese

in armonia e soggettiva forza unificante

volano

in cerca di mondi sconosciuti.


(Barbara Miranda, Foglio Bianco, 2 Dicembre 2021)

È sempre Natale, Poesia di Francesco Augello

È Natale
per chi crede, al di là della fede
è Natale per chi non pone barriere,
al cuore nessuna frontiera,
è Natale per adulti, Babbi e piccini,
lo è pur se non cade la neve,
e allora è Natale,
per chi si avvicina ad un presepe
ne scruta la luce, i pastori,
una fredda capanna,
e la tanta quiete.
È Natale… per chi nel freddo di una città,
s’incanta ad osservar addobbi e festoni,
per chi in ricchezza o in povertà,
non fa paragoni.
È Natale per chi al freddo
cerca riparo dietro una siepe,
un albero adorno,
lo è per chi attende una tavola imbandita
una visita gradita, un gesto cortese,
cristiano, tenersi per mano,
ed è sempre Natale per chi vorrebbe ricevere,
ma in un sorriso può solo donare,
non importa…
È Natale, per sognare, perdonare,
ad uno e più abbracci lasciarsi andare,
un ricordare, al fissar la stella polare,
che è tempo d’Amare.
Buon Natale.


(Francesco Augello, È sempre Natale, 3 Novembre 2021)

Nota biografica dell’autore
Francesco Augello, Agrigento nel 1973, poeta, docente di filosofia e scienze umane, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche.
Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

https://www.francescoaugello.it/poesie/esempreNatale.mp4

C’era una volta, di Nefissa Labidi

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C’era una volta

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C’era una volta … l’umanità

Si apriva la porta a chi bussava

Si offrivan pane e pur sorrisi

Si augurava buona fortuna

se chi bussava aveva bambini

e pur la famiglia si invitava ad entrare

per offrir e una fetta di torta ed un po’ di calore

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C’era una volta … la solidarietà

si offriva un sacchetto di cibo ricolmo

Non si era indifferenti davanti a chi, povero, tendeva la mano

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C’era una volta … la sensibilità

Veder chi era in lacrime stringeva i cuori

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C’era una volta … il Natale

La sacra nascita di un bambinello

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Ma

più non esiste

È rimasto un albero

di cinismo e sadismo

addobbato

E le coscienze

si sono perdute

nel buio di

finti lumini!

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(Nefissa Labidi, C’era una volta, 14 Dicembre 2018)

Un giorno di Novembre, Poesia di Luisa Mocciaro

Un giorno di Novembre
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4 anni di vuoto.
Incolmabile,
straziante
come il silenzio più gelido
che scende
quando una persona perde
una parte
determinante di sé.
Ed è ciò che è accaduto,
mio piccolo Fiore.

I giorni corrono e …
diventano anni
ma il dolore
è sempre lì,
vigile,
attivo che scava solchi
sempre più profondi nel mio cuore e …
la mia anima
è pesante
di tanto vuoto
non vola.

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Cade giù
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(Luisa Mocciaro, Un giorno di Novembre, 16 Novembre 2021)

Il modello, Poesia di Barbara Miranda

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Il modello
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Non condivido cosa mi piace,
il bello, il buono, la dignità del pulsare
perché non sono autorevole.

I miei deliri urlati sottoterra
mi hanno tenuta bassa
non conta se sono sempre risalita,
non sono tuttavia vincente
perché non sono mai salita
sul carro degli imbellettati
mortiferi modelli luccicanti di nulla,
del consumo effimero delle esistenze.
Non sono ricca, non occupo un posto
né uno spazio.
Io cammino a piedi e con un piede malconcio.
Ma respiro e lotto pure per respirare
ma non sono autorevole.
Non sono un modello perché ho amato
ricercato “ciò che è invisibile agli occhi”,
ciò che palpita sotto la cortina di ferro,
ciò che la solitudine ama.
La mia falsa solitudine,
la radice che abbraccia le sue foglie.
Ho dimenticato i miei carnefici.
Vibro al vento e tremo di poesia e d’amore
per questa vita insulsa dove la paura esplode
da viscere sognanti, da ricordi misti a musiche.
L’inconscio junghiano che chiamiamo destino.
Sola e forte nella nebbia e nel sole.
Non sorrido ancora, ma ci provo.
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Barbara Miranda, Il modello, 08 novembre 2021

One Day di Gary Moore, Poesia di Luisa Mocciaro

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One Day di Gary Moore

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One Day di Gary Moore è stata la canzone che

più d’ogni altra carezza

mi ha accompagnata nei miei solitari

strazianti

dieci lunghi mesi

durante i quali

attendevo il mio compagno!

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Giorni bui, dolorosi, rabbiosi

nessuno voleva ascoltare e capire,

finché una Donna ha dimostrato di avere una coscienza,

mettendo a nudo chi aveva, nel tempo,

cagionato tanto gratuito dolore.

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Sì, una mente malata,

aveva,

nel tempo, architettato

vergogna su vergogna al fine di …

ma commettendo parecchi errori

di cui vistosissime le tracce che

lasciava

ad occhi attenti

ad occhi innocenti

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Ma adesso rido, sì rido,

gioisco

per la stupidità umana di personcina senza scrupoli

vestita da “persona rispettabile”,

ma che tutti or

hanno già

dimenticato.

Grazie, Gary Moore, per note e parole

per me

rivitalizzanti.

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( Luisa Mocciaro, On Day di Gary Moore, s.d.)

COMUNICATO DELLA REDAZIONE

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Informiamo i Poeti della RACCOLTA DI POESIE E SCRITTI PER AUTORE e gli Artisti della GALLERIA DELLE ARTI VISIVE, nonché tutti i visitatori delle due “VETRINE D’ARTE” citate

che Francesco Augello, Autore di Poesie
anche presso la Raccolta di Poesie per Autore,
ha recentemente pubblicato un suo
libro di Poesie intitolato
E FU UN ATTIMO …
edito presso la
Casa Editrice Kimerik
ISBN 978-88-5516-795-6

Tutti prima o poi saremo profughi, Poesia di Nefissa Labidi

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Tutti prima o poi saremo profughi

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Cos’è un profugo,

se non un fiore reciso dal suo campo

un fiore strappato alla propria terra
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Un profugo è una tartaruga senza carapace

una lumaca senza chiocciola

un pulcino senza nido
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Un profugo è un seme nel vento

trasportato a forza su nuovi lidi
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Un profugo è colui che viene spinto più in là,

senza considerare la sua volontà.
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Un profugo non sceglie di andare

viaggiare sperimentare rischiare

di morire o vivere
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Viene messo a cavallo di un ignoto destino

trainato verso il nulla da un cinico e vecchio tempo
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Un profugo porta con sé i suoi 5 anni passati in guerra

i suoi 20 anni con la voglia di sapere

i suoi 30 anni con figlio in grembo

i suoi 70 anni con una vita da ricordare!
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Un profugo si trascina con la catena della sua resistenza!

Un profugo non ha nazionalità

Arriva una bomba

un alluvione

uno tsunami

un uragano

una tempesta in mare

un terremoto …

e gli o … le

cancellerà l’identità!

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(Nefissa Labidi , Tutti prima o poi saremo profughi)

Una Dedica a chi …, Poesia di Maricò

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Pensieri senza proseliti.

Si sa, navigo controvento.

Farei battute al vetriolo,

ma mi contengo.

Guardo ed osservo il Nulla.

Gli epigoni, copie mal fatte,

sudditi dietro al padrone.

Gli altri a guardare,

inermi relitti in attesa

di un tozzo di pane.

Dal culto della persona

a “Santo subito” il passo è breve.
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Dedicato a chi forse

ha contezza della propria

miserrima condizione

necessita di costruire eroi.
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Post dedicato ai belli di faccia

e mezzani di cuore.

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(Maricò, Una Dedica a chi …, 28 Settembre 2021)

Anima labile, Poesia di Barbara Miranda

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Anima labile

Si nutre di schizzi di cielo
non trova rifugio e cerca pace

nel rischio, nella caduta, nell’afflizione.
In mare aperto
nuotare
sotto la pioggia
controcorrente
senza intravedere mai la riva.
E celebrare la vita,
l’assenza, l’amore che non basta.
Restare in piedi, rapita, estatica.
Sentir pulsare le vene
ad un richiamo che non conosci.
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(Barbara Miranda, Anima amabile, 22/09/2020)

C’era una volta my space, Poesia di Luisa Mocciaro

C’era una volta my space

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Il capostipite di tutti i social
e per molti anni
unico incontrastato luogo di ritrovo
di tutti gli internauti e per milioni di persone.
Poi, un giorno
foto, scritti e … anima spariti!
per un banalissimo cambio di server
12 anni di ricordi sono spariti, così, in un click che ha avuto l’effetto di una bomba.
Soltanto dopo è nato Facebook,
una copia molto sbiadita della mia “casa myspace”,
la cui veste grafica era palesemente la stessa.
Ho rifiutato per anni d’iscrivermi a questo surrogato così impersonale e chiassoso.
Pur avendolo parzialmente accettato come “capanna”,
non riesco ancora a donargli anima e passione.
My Space, sì, esiste di nuovo
ma recuperare i dati di accesso è impossibile
Non esistono più!
E potrebbe accadere di nuovo
per Facebook, per Instagram o Twitter…
cancellati per sempre.
Oggi è finita quella magia tipica di My Space
sol qualcuno, qui, dei “ragazzi” di allora,
lo sa bene e lo ricorda
con la stessa strozzante nostalgia
che … provo io.

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(Luisa Mocciaro, C’era una volta my space, 24 Agosto 2021)

Tra nuvole di fumo, Poesia di Luisa Mocciaro

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Tra nuvole di fumo

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Tra nuvole di fumo,

la luce di uno schermo distrattamente guardato,

senz’ audio

solo

per continuare,

camminando sui fluidi pensieri disappannati e no

dall’oscurità della notte,

vivo, quando molti dormono,

taluni viaggiano ad alte velocità,

su parole che diventano concretezza

in un lampo tra due universi fusi,

tra lucidi sogni, che mai

come in questi attimi,

sono realtà che dissipa

il disagio vissuto al di là dei confini

dettati dalla logica collettiva.

E mi districo tra ciò che è un adesso

di confort con le ore di un mondo che a breve

si sveglia

mentre io, seppur vigile,

rimango altrove.

È un vivere doppio,

uno, vero, sereno e libero,

l’altro, asfittico, noioso e drammatico.

Io qui non mi stanco,

scrutando arcobaleni

nei molteplici cieli notturni dipinti sul tetto,

sfuggendo alle regole

imposte da un credo che castra, perché è solo qui che esisto per davvero,

dove l’età, il tempo scandito perdono senso

per acquistarne un altro,

diverso,

distante,

consolante.

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(Luisa Mocciaro, Tra nuvole di fumo, )

Il Dono, Poesia di Barbara Miranda

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Il Dono

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Boschi vivi distrutti dalle fiamme.

La palma nana rinasce e prepotente verdeggia sulla cenere nera.

Bellezza Verità e Giustizia

aprono un varco

infrangono i cellophane sudaticci

da stordimento, ignoranza, solitudine e confusione che ci avvolgono in infinite spirali.

La violenza dilagante non rappresenta che la paura

dell’inconsapevole gabbia

che ci inghiotte.

Ci manca il respiro.

Indossiamo mascherine per non contaminarci quando il morbo

ci serpeggia dentro.

Le manie di grandezza, il mito del denaro non sono che desideri

frustrati da amore mai conosciuto.

Consumiamo noi stessi, il nostro cibo, gli oggetti e persino gli esseri viventi.

Odiamo, e ci riduciamo a brandelli.

Vuoto a perdere.

Non c’è ritorno.

Eppure sopita, celata,

esiste ancora una forza ciclica immensa,

non è che Amore, Bellezza, Dono.

I più poveri la conoscono, è figlia dell’Umiltà della Dignità e della Follia.

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(Barbara Miranda, Il Dono, 26/09/2020)

… ma non è finita! Poesia di Nefissa Labidi

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… ma non è finita

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Donne navigano mari

Con il frutto del dolore tra le mani

Acqua salata sui loro visi

Stringono al petto

Il frutto innocente del maschile sadismo

Sbarcano sulla sponda della speranza

Occhi gentili tendono loro un abbraccio

Finalmente un gioioso sospiro!

Abiti puliti ,una culla per il bambino

Una visita alla loro salute sfinita!

Arrivano là, sulla porta dei medicanti

Non è finita

Devono passare ancora tra odio e dolore

Le ferite fresche si riaprono senza capire

Tante donne ai lati del loro passo

Sterili di coscienze

In un coro acido di inesistente amore

Urlano quelle donne … ANDATE VIA

non vogliamo la vostra malattia!

Cadono a pezzi le speranze della giovane madre

Stanca di tanta crudeltà

Offre loro la propria fragile vita

“Fate di me ciò che volete

Ma pietà per questo germoglio prezioso

Un seme per un mondo migliore!”

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(Nefissa Labidi, … ma non è finita, 28 Novembre 2018)

Incompleta? Incompiuta? Non so …, Poesia di Luisa Mocciaro

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Incompleta? Incompiuta? Non so …,

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Dormivano.

Profondamente, dormivano

mentre il sole era alto,

inconsapevoli d’essere morti  tra i vivi.

Una storia quotidiana,

evidente eppur nascosta.

Gli occhi aperti sul mondo

che avevano riplasmato,

svilito, da tempo

riflesso di un vecchio specchio

dimenticato in cantina,

 di quelli che gli anni hanno macchiato e chiazze e aloni

sfumavano i contorni già incerti

degli sguardi annoiati,

spenti da sogni irrealizzati

ormai lontani,

perché sopravvivano al loro stesso ricordo.

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Nella sua gabbia, anch’ essa logora d’ un tempo

nel tempo, nella polverosa realtà fittizia,

dimentica di sé, affogava tra onde di perché

che tali restavano, mancando il destinatario,

fuggito altrove affinché preservasse l’ identità,

quell’ impronta necessaria che segna il passaggio e quindi la strada.

Era in gabbia

mentre scorgeva l’ orizzonte

che una matita sfumava così che

cielo e terra raccontavano d’unica linea piatta

come se osservasse un disegno

privo di prospettiva e di vita.

Sbatteva le ali fortemente,

perché anche quel dolore ricordasse l’esserci ancora,

seppur da prigioniero,

da eterno straniero che cerca d’esistere

laddove un deserto è ovvio paesaggio.

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(Luisa Mocciaro, Incompleta? Incompiuta? Non so …, 17 Agosto 2021)

Io e Lei, Poesia di Barbara Miranda

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Io e Lei

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Son io così stigmatizzata,

fardello,

di poche cose in grembo

in effetti colma:

ricerca incessante, curiosità, fast-running,

amore di madre e di vita.

Ho dato via tutto,

l’essenziale è rimasto non scalfito:

il mio slancio polverizzato al cosmo

silenzioso, perfettibile e tronco

come vapori e fumi tendenti verso l’alto, a piedi nudi verso il basso della terra.

Resta solo pura Etica

e il mio “Imperativo categorico ” kantiano di dignità umana

iniettati nel sangue.

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Stai in guardia, tesoro,

che i tuoi slanci scocchino

come frecce d’amore e fuoco

verso tenerezza di piccoli bimbi

incastonati in barriere coralline

dei fondali marini

e la mia stella rossa che viaggi felice.

Non chiedo null’altro che Lei

e il balsamo alleviante dell’Arte

che mi apra l’infinito e tortuoso

percorso.

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Lei raccoglierà il mio bagaglio

di stracci bagnati di sudore e nuvole

per colorare il mondo coi suoi

toni cromatici allegri.

In bilico forse, in equilibrio spero,

dolcemente danzando tra Eros e Logos su una fune d’oro.

Io sarò poco sotto, piano,

la sua rete paziente ad accoglierla

quando vorrà.

La guarderò vigile e serena

mentre impasta un blu/giallo/bianco

a formare un turchese perfetto

e raffigurare i suoi cieli di zucchero e sole.

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(Barbara Miranda)

Torra Goa, Poesia di Barbara Miranda

Torra Goa

Sospinta da venti leggeri
Una barca veleggia e segue rotte sconosciute
Una donna a bordo, immobile osserva l’acqua limpida
Chi sono io? Si chiede
La mia storia vive parallela come lo Yin e lo Yang
Come il ghiaccio e il fuoco
Tra la vita sognata e la sterile tristezza
Tra salsedine e zucchero
Sto davvero viaggiando?
E verso dove?
E mentre pensa
Pesci saltano dall’acqua e gabbiani cantano
Spuma d’onde inghiotte tutte le domande.
Incertezza di miele e sapore d’estate.
Non ci importa più di niente.
Musica arriva dallo sciabordio dell’acqua
e ci lambisce come epicurea atarassia …
Resta solo mare aperto.

(Barbara , Torra Goa, 15 Agosto 2021)

GALLERIA DELLE ARTI VISIVE E RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE, La Redazione

Galleria delle Arti visive

Raccolta di Poesie per Autore 

Artisti e Poeti noti (umili) e meno noti
LE REDAZIONI della Galleria delle Arti Visive e di Raccolta di Poesie per Autore informano Artisti Arti Visive, Poeti e Scrittori che, se volessero, potrebbero pubblicare le loro OPERE presso uno dei due SITI sopra indicati, inviandole soltanto a mezzo WhattsApp, con tutte le dovute indicazioni, ad IGNAZIO LICCIARDI o LICCIARDI IGNAZIO.
f.to Ignazio Licciardi o, se volete Licciardi Ignazio (sono sempre io).

Ombre, Poesia di Luisa Mocciaro

Aspettava … come sempre,

quella stanchezza che dona l’oblio.

Un’attesa vana, frequente ormai,

mentre gli occhi appena socchiusi,

i pensieri, fluttuanti in una danza di ombre,

di sagome senza volti che, nella penombra

di un’ imminente alba,

disegnavano, ieri, incompiute bozze

di domani improbabili,

dapprima bramati ed oggi temuti.

Danzano scure e coreografiche le ombre,

strappate ad un tempo che non ha né un ieri

né forse un domani

ma ineffabile

un presente,

senza età.


Luisa Mocciaro, Ombre, 30 Luglio 2021

Nulla si perde, poesia di Barbara Miranda

La pace dei miei studi,

preparare il pranzo con cura.

Le assurdità strampalate,

senza alcun fondamento di senso,

che di tanto in tanto bussano alla mia porta,

lasciano solo un olezzo di amara compassione.

Perché dovrei spendere tempo ed energie

per cercare di comprendere l’assurdo?

Resto qui, nella mia casa di muri e mattoni

dove il lupo cattivo non potrà irrompere,

o forse , è questa mia, una casa in cima agli alberi,

ed io sto a testa in giù,

a confondere il sopra e il sotto,

a godere di tutte le prospettive possibili,

magicamente protetta

e custodita dalla totale assenza di rete.

Muri e mattoni dentro di me,

le memorie dei millenni,

mentre l’aria gira,

il cielo stellato brilla lassù,

il vento scorre,

il mare tranquillo della notte soffia e sussurra dolci canzoni.

Nulla si perde.

E tutto vivifica, sempre e comunque,

se conosci l’autentico dono del costruire con amore e ragione.

Barbara Miranda, Nulla si perde, 20 Luglio 2012

Diverso, Poesia di Arturo Maria Licciardi

Diverso

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Ti sorveglio dormire

sugli aliti

del dio più caro

ad umano sentire

dubito

che ci sia alcuno

che ti possa mentire

.

odoro l’aria

che tu stesso respiri

faccio fatica

a  trattenere ciò

che è già fuggito via

.

la voglia

la tentata felicità

.

mi rannicchio

quasi sparisco

per non farti male

attendo

il febbrile fremito

l’accennato comando

.

come vorrei

rinnovarti l’anima

sparirti l’affanno

come vorrei farlo …

.

se solo mi guardassi dentro

vi troveresti

la vita tralasciata

Il buon cammino

.

la gradita sorpresa

di ritrovarmi accanto

una volta ancora

.

(Arturo Maria Licciardi, ne La notte lava la mente © Terni 1993)

Barbara Miranda, Una Raccolta di 16 Poesie

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Una Raccolta di 16 Poesie
di Barbara Miranda

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Il muro

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Il muro dell’alienazione

Trafitto da un nastro di luce.

La mia mano

Nuda

Annaspa nel vuoto…

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Barbara Miranda, Il muro, 26 luglio 1990

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I tuoi suoni

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Repentina intuisco nuove direzioni

Svelo nuovi segreti

Appuntati in cartoncini di minerva

Scopro rotte sconosciute…

Ti seguo ad occhi chiusi.

Suoni silenziosi

Piazza brulicante di rumori.

I tuoi suoni solo io li sento.

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Barbara Miranda, I tuoi suoni,  28 agosto 2011

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Erik Satie

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Fiato sprecato,

Tempo sprecato,

Dolore sprecato,

Vita sprecata,

Amore sprecato

Comunque sprecato.

Energia olistica

Che esplode

E si frammenta

A caso, sprecata,

Sporca

E ridipinge

I luoghi della vita.

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Barbara Miranda, Erik Satie, 29 settembre 2011

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Naturale

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Un gesto naturale e pulito

Come tendere la mano all’invisibile.

Non che non ti veda

Chi chiude gli occhi su di te…

Prurito, fastidio,

Come di luce abbagliante.

Moscerino.

La punta della mia penna

 Al centro dell’iride.

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Barbara Miranda, Naturale, 22 ottobre 2011

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Imploso e assurdo

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La tua voce sorda e afona

Aspetta il mio silenzio

Per urlare, strapparmi i capelli, frustare.

E’ tutto imploso e assurdo.

Non sarebbe successo niente

Se ti avessi baciato

Almeno una volta

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Barbara Miranda, Imploso e assurdo,  22 ottobre 2011

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Fili elettrici

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Come vorrei essere nuova di zecca.

Disconoscere.

Barcollare piena di stupore

Su fili elettrici tesi sporchi di nuvole…

Energia brivido senza paura.

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Barbara Miranda, Fili elettrici,  02 novembre 2011

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A mia madre
(venti giorni prima che  andasse … via)

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Sotto la mia ala

Ti nascondo sotto la mia ala

io bimba figlia/madre

Senza madre.

Così vuoi andare via

senza svelare i tuoi segreti

senza un tocco

senza pace.

Fangosa e liquida

scorro sul tuo biancore

d’impenetrabile marmo

d’assordanti stoici silenzi

e non ho ancora imparato

abbastanza.

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Barbara Miranda, A mia madre, 16 Novembre 2012

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Non dormo

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Una canzone è una fotografia di un momento,

Come può competere con la somma

 Degli infiniti istanti

Che si susseguono incessanti e vivi

E diversi e uguali?

La somma di tutte le insonnie

Non raccontate…

Qui e ora…

Senza musica

Senza luna d’estate

Senza nessuno…

Solo rumori di sottofondo

Di un condominio di città.

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Barbara Miranda,  Non dormo, 18 novembre 2011

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Sangue

.

Il mio sangue nelle tue tasche.

Sordo urlo di dolore.

Dorso pungolato

Nel grafico delle coordinate perfette.

Il mio sangue cola, non ristagna:

Macchia di acquerello flebile

Le bianche cuciture

Le vane sciocchezze di nero puro.

.

Barbara Miranda, Sangue, 21 dicembre 2011

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Svarioni

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Quanti svarioni e stupide insonnie.

Anche ora che c’è silenzio.

Fame-freddo-caldo-sete-sigaretta.

Devo decidere proprio tutto adesso?

Quante vane facce sciocche nel mio specchio…

Mi perdo in una goccia e poi scavo un sassolino.

.

Barbara Miranda, Svarioni,  01 gennaio 2012

.

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Sangue pazzo

.

Dove va a finire tutto il tempo sprecato,

Dietro quali porte brulicano le realtà illusorie?

Stanze illuminate da musiche e danze

Di ebbrezza sterile.

Stordimento.

Folli circonvoluzioni di niente.

Scorie epidermiche da scorticare.

Sangue pazzo da far scorrere.

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Barbara Miranda,   24 gennaio 2012

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La beffa

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Troppo svegli, troppo svegli

Che beffa e che tortura!

Quanto sarebbe meglio

Scivolare nel liquame

Senza percezione alcuna.

.

Barbara Miranda,  La beffa,  29 gennaio 2012

.

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Chiodo schiaccia chiodo

.

Chiodo schiaccia chiodo

Spiga eretta al sole

Fremo al vento anossico e torrido

D’una immaginaria estate.

Estate di frutti rossi e fiori di cactus.

Estate di azzurri e di gioia

Arriverai una volta sola anche per me?

Chiodo schiaccia chiodo.

Tutti qui i troppi chiodi

Conficcati a fondo e avvinghiati

Alle mie nude ossa.

.

Barbara MirandaChiodo schiaccia chiodo, 31 gennaio 2012

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Gioventù

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Bastava solo un po’di sicurezza. Stolta, tonta sicurezza.

Bastava un briciolo di autostima che rompesse quel velo di timidezza.

Bastava una carezza, una voce gentile ad infonderti coraggio

E avresti scalato le montagne a piè veloce sospinta dalla tua bellezza.

E invece hai vissuto attorniata da livore, da avido disprezzo per quella bellezza che ingenuamente ostentavi.

Occhi puri, la montagna l’hai scalata lo stesso,

Strozzata nei tuoi voli

Hai camminato per vie inestricabili.

Ma continui a camminare e osservi le tappe raggiunte, le cose fatte con amore, le promesse mantenute.

Nessuno è riuscito a soffocare la tua libertà

E respiri pace.

.

(Barbara MirandaGioventù, 19 agosto 2020)

.

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Soffio di stella

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Le mani sugli occhi

che t’abbaglia la luce.

Luce di Eros giallo fiamma

aspro di limone che non brucia.

Oro, spirale su braccia tese

come bandiere di stracci bagnati.

Nastri sono i millenni

memorie di vite dell’altrove

T’ammantano di languida dolcezza

s’ammonticchiano dentro

nell’anima profonda.

E viva, viva, sono ancora viva

viva di luce e di sole

sopravvissuta alle mancate fratellanze, ai dolori e allo scempio

delle acide menzogne.

Viva nel flusso lento e perenne

dell’Amore.

Ironica, mi offro alla cenere

polverizzata dello spazio

come soffio di stella che non vedi.

.

Barbara Miranda, Soffio di stella, 16 Novembre 2020

.

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Catarsi

Polverizzare le immagini del passato

Catarsi

sottile feritoia che t’allaga la tana.

sbalestrato, divaricato a ignote visite

le formidabili sorprese del tempo che resta.

.

Barbara Miranda, Catarsi,  3 Dicembre 2020

Free Palestine, Poesia di Nefissa Labidi

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Free Palestine

.

Innocenti, con una vita di lockdown

a causa di chi ha OCCUPATO la loro terra!

.

Un popolo di martiri,

sia in vita che in morte.

.

Ma come scrisse qualche palestinese su un muro di Gaza …

“Finché ci sarà una donna palestinese incinta, nascerà un combattente”.

.

Free Palestine

SEMPRE!!!

.

(Nefissa Labidi, Free Palestine, 5 Novembre 2020))

Meschini in volo, Poesia di Barbara Miranda

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Meschini in volo

.

Il mio Super-Io o, per brevità, coscienza,

A volte mi fa scendere sulla terra

Come la figlia di Indra,

Giù in fondo per accarezzare i meschini.

A volte me li porto in volo:

Si aggrappano, graffiano e strepitano

Come galline.

Poi precipitano.

Non provo nessuna gioia

A vedere gli infimi precipitare

Nel lerciume.

Solo senso di impotenza

E un dispiacere cosmico

Quando mio malgrado

 Mi trovo davanti

Allo spettacolo misero

Dell’umanità priva di se stessa

Priva di lealtà di decoro e di dignità.

.

(Barbara Miranda, Meschini in volo, 30 novembre 2011)

Scienza —> * <--- Pensiero unico, Poesia di Maricò

Scienza —> * <— Pensiero unico

.

Stavo,sto e starò

dalla parte della scienza.

Sempre.

Così mi sono vaccinata.

AstraZeneca non ha cambiato il mio grado d’immunità

contro il pensiero unico e la dabbenaggine, l’ottusità.

La mia quantità di anticorpi

è illimitata.

.

(Maricó, Scienza —> * <— Pensiero unico, 23 Marzo 2021)

Rispettare e ricercare, Poesia di Nefissa Labidi

Rispettare e ricercare

Non ho bandiere nel mio destino

Ho la terra che mi ha partorito

E altri mondi che ho camminato

Non ho bandiere nel mio destino

Ma rispetto la bandiera di un di Palestina

Aggrappato ad un’identità defraudata

Resta attaccato al proprio passato

Non ho bandiere nel mio destino

Ho fratelli come fiori in un giardino

Come acqua scorro all’infinito

Alla ricerca del sapere antico!

.

(Nefissa Labidi, Rispettare e ricercare, 8 Giugno 2017)

Fluorescente navigare, Poesia di Barbara Miranda

Fluorescente navigare

.

Sono una popolana

mastico strada e fiele

non vista su sentieri eclissati

d’atavica pasoliniana memoria.

Ragazza di vita e di frontiera

Il mare e il cielo

utopica acme di splendore

s’incontrano alla sera

nel mio incedere silente e frammentato.

Sarà pur lecito fermarsi di rado

a sbriciolare fiori?

Perfettibile agognata ricerca

passione giocosa

Il mio fluorescente navigare

sussurrando canti

a toccare il cielo degli angeli.

.

(Barbara Miranda, Fluorescente navigare, 30 Marzo 2021)

Per il 19 Marzo, Poesia di Maricò

Per il 19 Marzo

.

La radice di Padre si correla

alla radice di Pane.

Nessuno sarebbe qui

se non ci fosse stato

quel materno di ogni padre

che ci ha nutriti.

Il papà è radice e

fiore di ogni vita.

.
A tutti i papà che camminano passi

e solcano cieli.

.

(Maricó, Per il 19 Marzo, 19 Marzo 2021)

Forse noi! Poesia di un autore di passaggio

.

Forse noi


Ricordi

Ricordi

.

Ricordi

Quanti ricordi

Accesi

Spenti

Opachi

.

Pur il futuro

Appartiene

Al mondo dei ricordi

.

Strano?

No!

Si vive

Guardando il futuro

Osservandolo, intensamente

Desiderandolo, forse

Costruendolo, quasi

.

Con tal voglia di viverlo

Che appartiene

Già

Ai Ricordi

.

Che strani

I ricordi!

.

O noi?

Forse noi!

.

(un autore di passaggio,  Forse noi, s.d.)

Dolore, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Dolore

.

stringo il tuo giubbotto

nell’illusione di strapparti

a una orribile realtà

.

giorni preziosi

ingiustamente tolti

a te, a noi

.

perché

tale dolore

insopportabile?

.

ho lottato

fino allo sfinimento,

più di quel che davvero so

 .

ora

sono stanca, amore mio,

provata

.

dimensione che uccide,

stretta in asfittici confini

io soffoco, e

attendo

.

(Luisa Mocciaro, Dolore, 24 Febbraio 2021)

Inchino alla verità, Poesia di Nefissa Labidi

.

Inchino alla verità

.

Gli anni passano in questa vita virtuale

Come passano le amicizie

Gli affetti

E gli amori

Alcuni restano nel cuore

Altri ti bannano per un tono

Un post o un pensiero a loro non gradito!

Gli anni passano e certe verità vengono a galla

Iporisie smascherate

Razzismi insospettati

Rancori e invidie!

Gli anni passano ed io

Di molti di voi penso

Onorata di avervi come amici

Anche seppur virtuali

Vi sento veri!

Grazie a tutti per esserci

Nonsolo per farmi

complimenti

o per dare consensi ai miei pensieri

Grazie di esserci, perché siete voi

Uno per uno, ho imparato a conoscervi nella vostra immensa umanità senza veli!

Un abbraccio

.

(Nefissa Labidi, Inchino alla verità, 3 Gennaio 2017)

Cappuccino, Poesia di Barbara Miranda

.

Cappuccino

.

Spalanco le finestre

Non è giorno ma l’aria è fresca.

Il silenzio della notte

 Non mi fa paura.

Sento che sto camminando …

Ho dormito tutto il giorno

Svicolando fastidi

Rassettando cassetti

Parlando

Facendo non so cosa.

E adesso cammino e sorrido

E cammino seduta

Zigzagando sorseggio

Il mio cappuccino.

.

(Barbara Miranda, Cappuccino, 23 ottobre 2011)

Bergamo, Poesia di Maricò.

.

Bergamo

.

Sono siciliana fino alle midolla.

Eppure vivo in Lombardia

da molti anni,intercettando belle persone,dal cuore buono.

Amici che non t’aspetti.

Pino Dalla Vecchia svetta.

.

Sento ancora il pianto nudo

scivolare da Città Alta

E negli occhi quei mesti camion

forare il cieco buio della notte.

Nell’attimo della nascita e della morte si è sempre soli.

Quei camion trasportavano

un po’ di noi

e della nostra solitudine

che rigava il viso.

Stringo ancora quel dolore al mio.

.

Bergamo, mai arresa e bella

“pòta” e continui a splendere

sempre più bella.

.

(Maricò,Bergamo,18 Marzo 2021)

Scordare tutto, Poesia di Sabrina Scozzari

.

Scordare tutto

.

Di lontane figure, perse nella realtà

di occhi

stanchi,

per chiarire la paura di amare la tua schiavitù

L’imperdonabile voglia di sparire,

mentre giochi in un mondo

perso nell’oscurità di ragioni sospese,

può narrarlo il mio aspetto

puoi far tutto e non far niente

si può scordar tutto per

non morir di più

.

(Sabrina Scozzari, Scordar tutto, 27 Marzo 2021)

È questo il tempo, Poesia di Nefissa Labidi

.

È questo il tempo

.

Ho nelle mani

Il mare mediterraneo

Ho nel mio cammino

Il deserto del Sahara

Nei miei ricordi

Letture antiche

Nei miei colori

Capelli d’Africa

Viaggio la storia del mio passato

Piango il lutto di questa terra!

Le nostre nonne

hanno seminato il nostro coraggio

È questo il tempo

Di essere foglie

Dello stesso albero!
.

(Nefissa Labidi, È questo il tempo, 26 Giugno 2017)

Spirali, Poesia di Barbara Miranda

.

Spirali

.

Disegno spirali che ruotano e girano lievi

Con la cura che si dedica

Alle cose molto importanti.

La mano si muove leggera

Seguendo “Among angels” di Kate Bush.

Sento il mio seno pesante schiacciarmi il cuore.

Mi duole vivere

Mi duole amare fottutamente

Mi duole cingermi le ginocchia

Come petali chiusi nel buio.

Sepolta viva.

A cosa serve sentire?

A cosa serve qui da sola?

.

(Barbara Miranda, Spirali, 04 giugno 2012)

È lui, Poesia di Sabrina Scozzari

È lui

.

Augurissimi alla mia unica dolce metà … Mio padre❤️

È lui che mi abbraccia quando piango

È lui che mi augura ogni bene

È lui che mi ha costretta a vivere in questo inferno

È lui che mi ha fatto vedere la parte bella di questo mondo

È lui che mi ha tenuta per mano quando la paura attraversava le mie vene

È lui che mi ha insegnato le parole difficili

È lui che mi ha fatto vedere posti lontani e meravigliosi

È lui che amerò sempre e per sempre.

Papà ti amoooo❤️🌈🍀💛💛💛💛💛🌸🐞

.

(Sabrina Scozzari, È lui, 19 Marzo 2021)

Donna, Poesia di un autore di passaggio

.

Donna

.

Donna,

tu sei la vita e

le tue creature

che vivono,

prima,

sol di giochi,

di risa

e di tenero pianto, e

sol dopo

capiranno;

sì,

saranno sempre

te stessa, e … tu

 vivrai sempre,

perché sei

tu

la vita,

il fluire del tempo

che nasce,

delle stagioni

che fioriscono e mutano,

degli amori

che, forse,

ricordano

l’inizio lor

.

(un autore di passaggio, Donna, s.d.)

Cellophane, Poesia di Barbara Miranda

.

Cellophane

.

Corri, scappa, non fermarti adesso.

Fuggi in fretta, più in fretta.

Libra nell’aria il tuo dio di cellophane…

Che sia ben custodito ermeticamente…

Io starò qui ad assaggiare

Il sale di tutti i venti

Le correnti di tutte le maree

Sempre fiera e in attesa

Che la morte mi trovi viva.

.

(Barbara Miranda, Cellophane, 01 agosto 2011)

No, non piacerà, non piacerà, Poesia di Maricò

No, non piacerà, non piacerà

.

Cosa sto pensando?
Non piacerà.
Il nuovo che avanza odora di vetustà.
Ora vedremo se dal Cern al Gran Sasso
passando per le regioni,
si materializzerà il famoso tunnel.
Poi qualche poliglotta lo affianchi alla Farnesina,
egli che ha studiato lingue straniere
sulle lattine delle bibite
(che fulgida novità).

Governo dei migliori?
L’élite del merito o del privilegio?
Della spartizione?
.
Ossignor …

(Maricò, No, non piacerà, non piacerà 13 Febbraio 2021)

Spettri, Poesia di Barbara Miranda

.

Spettri

.

Qualcosa mi duole nella bocca dell’anima

Spettri minacciosi danzano

Sui fili metallici del mio passato.

Petali d’amore disciolto

Nell’acido fluorescente dei ricordi.

Il mio amore straripato, esploso, disintegrato

Produce silenzi insostenibili

E devastate solitudini

E logorroiche confessioni.

Grappoli di follia ostinati,

Disseccati, disseminati su terra sterile.

Radici taglienti, come braccia inattese

Si allungano, mi afferrano, mi trattengono

Prive di gioia e di riconoscenza

Avide del solo proprio nutrimento.

E vado giù e non so dove vado

Dentro la terra bagnata senza calore

Dove non cresce niente.

.

(Barbara Miranda, Spettri, 07 ottobre 2012)

Primo mese, Poesia di Francesca Paola Licciardi

.

Primo mese

.

Primo mese

Con noi

Di un piccolo nuovo tesoro di bimbino neo nato

amore grande come fosse di una vita intera

occhioni blu come fari accesi di meraviglia

coccole insaziabili e dolci come le caramelle, il canto e le carezze degli angeli

.

Primo mese

Con noi

tutti i… cari, già pazzi di lui

.

Primo mese

Con noi

mamma e papà … già pazzi di te

.

Benvenuto Figlioletto

tutto nostro adorato favoloso e strillante

Come la più grande bellezza del vivere che mostra ogni segreto

e magia

Benvenuto e grazie…

Di averci riaperto il cuore

Da un solo mesetto “a venire”

.
(Francesca Paola Licciardi, Primo mese, 2 Marzo 2012)

Quel che sto pensando non piacerà! Lo scriverò, Poesia di Maricò

.

Quel che sto pensando non piacerà! Lo scriverò

.

Il nuovo che avanza odora di vetustà.

Ora vedremo se dal Cern al Gran Sasso

passando per le regioni, si materializzerà il famoso tunnel.

Poi qualche poliglotta lo affianchi

alla Farnesina,

egli che ha studiato lingue straniere sulle lattine delle bibite

(che fulgida novità).

Governo dei migliori?

L’élite del merito o del privilegio?

Della spartizione?

Ossignor…

.

(Maricò, Quel che sto pensando non piacerà! Lo scriverò, 13 Febbraio 2021)

Ti pentirai, Poesia di Nefissa Labidi

Ti pentirai

.

Torna a casa, soldato

E ridiventa uomo

Abbraccia la tua famiglia

E resta con loro

Hai la morte nel cuore e sulla coscienza

Negli occhi dei tuoi figli

Rispecchia chi hai ucciso

Non sarai mai libero da quel dolore

Ma puoi ancora salvarti!

Torna a casa, soldato e ridiventa uomo

Abbraccia tua madre

e chiedi perdono alle madri che hai annullato

Non dimenticherai

Ma nella tua vita, ti pentirai!

Torna a casa, soldato e ridiventa uomo!

.

(Nefissa Labidi, Ti pentirai, 18 Marzo 2018)

Pianto gelido, Poesia di un autore di passaggio

.

Pianto gelido

.

Non accorgersi

Di lagrime

Che rigano un volto

Rugosi disegnandone

I tratti

È come urlare

All’intero mondo

Mai quel volto

Ho io sfiorato

Né mai veduto

Forse …

Con esso

Ho giocato

Sì, or ricordo

Con esso

Ho giocato.

Sudore

Da me

È emanato

Sì, or ricordo

Non so però

Se ridere or

Per la gioia

D’un antico

Ricordo  

O …

Piangere

Ma sì,

Riderò.

.

(un autore di passaggio, Pianto, s.d.)

Tristezza, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Tristezza

.

Sono un’ anonima
in una terra di nessuno.

Non si possiede nulla,
nemmeno l’involucro
prestatoci dal destino
per una lunga passeggiata
chiamata vita.

Esso si deteriora e spesso
anche quel fragile contenuto ..
una piccola fiamma
chiamata da alcuni
“anima”.

E quando questa si spegne
cala giù il sipario …

ed è la fine.

Finalmente
.

(Luisa Mocciaro, Tristezza, 23 Febbraio 2021)

SENSO VARIATO, Poesia di Francesca Paola Licciardi

.

SENSO VARIATO

.

Come tutto era prima

non si torna,

non manca e non lo si vorrebbe.

Prima, lo si pensava spesso:

quanto può durare ?

Ora, lo si teme:

quale mondo offrire?

Mentre…due testoline bionde,

sguardi azzurri che sfondano il cielo…!

E nell’infinito trasparire si dissolve il progetto.

Un urlo, una risata e un pianto,

Disegnano il presente

Riempiono il momento

di speranza, sogni

-e fantasia in atto-

Di voglia di correre

e contare le rose di un’aiuola

…, ché in un abbraccio si risolve tutto!

Senza più mollare

-di colpe e lacrime-

Incassare il pugno

– d’ in-certa paura-

E fin nell’anima

non lasciar-ci le mani.

.

(Francesca Paola Licciardi, SENSO VARIATO, 21, Febbraio 2021)

Perforabile, Poesia di Barbara Miranda

.

Perforabile

.

Filtri labili e lisi

Lasciano maldestramente passare

Stimoli a tutti invisibili,

Pulsazioni e note.

Pensieri vaganti mi perforano

Da un secolo all’altro.

Lame argentee di dolcezza

Lisci sassi di inquietudine

Penetrano lo stagno putrido

Del mio malessere.

Troppa testa, troppo sangue.

Frastuono di tonfo

Vita implosa

Ridicole contrazioni

Di nervi accovacciati.

.

( Barbara Miranda, Perforabile, 08 ottobre 2011)

Fiorellino mio, Poesia di Barbara Miranda

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Fiorellino mio

.

Fiorellino mio

Cucciola mia

Questo sarai per me

Sempre per me.

Ma ti vedo sbocciare

Come un piccolo fiore delicato.

I tuoi petali mostrano ora

Tanta bellezza

Fresca di rugiada.

I tuoi colori sono vividi

Splendidi e pieni di meraviglia

E di sfrontata beltà.

Stai crescendo

Sei sempre più grande

E sempre più grande

E’ la gioia che mi regali.

Grazie per tutta la nostra

Bellissima vita.

Love mum.

.

(Barbara Miranda, Fiorellino mio, 17 settembre 2010)

Fantasia, Poesia di Maricò

.

Fantasia

.

Chi ama vede nel sorriso l’ombra scura

e nel silenzio legge

il largo profondo della fredda solitudine.

Ogni parola non detta custodisce

il fuoco sotto la cenere

il vagare intimo

passeggiare la fantasia.

.

(Maricò, Fantasia, 23 Gennaio 2021)

I bambini, Poesia di Nefissa Labidi

.

I bambini

 .

Mi guardano i bambini per la strada
.

Mi sorridono e altri sono seri

I nostri occhi si incrociano

I loro sono interrogativi
.

Chi sei, mia bella signora dai capelli corvini?

Conosco il tuo odore di un tempo passato
.

Chi sei Tu, piccolo bambino

che mi indaghi senza parlare?

Sei stato forse un albero sotto il quale ho danzato?

O io per te sono stata

Una pietra di una dimora che ti ha riparato?
.

O forse legna che ti ha riscaldato!
.

Sono stata forse un seno che ti ha nutrito,

Un sogno tanto desiderato,

O un amore mai vissuto?
.

Mi guardano i bambini,  per strada

Sono seri e altri sorridono

Due vite di tempi lontani
.

Nell’universo ci siamo incontrati!

.

(Nefissa Labidi, I bambini, 20 Agosto 2016)

Auto-esaltazione, Poesia di Barbara Miranda

.

Auto-esaltazione

.

Mi amo quando divento selvaggia

Mi amo quando ringhio e frusto

Quando graffio,

quando dò un calcio

ai piatti instabili del destino.

Amo il contrasto dei miei ricci ribelli

con la fluidità dei miei pensieri.

Mi amo quando perdo

perché ho sempre dentro

la fierezza dei vincitori.

Mi amo

perché pur vacillando

in un guazzabuglio di fango

son sempre

meravigliosamente

pulita.

.

(Barbara Miranda,  Auto-esaltazione, 22 agosto 1991)

Immaginare in tempi di pandemia, Poesia di Francesca Paola Licciardi

.

Immaginare

.

Immagino i ragazzi,

almeno loro,

con quella fresca libertà

e capacità di sognare,

che decidano

di non ri-entrare in una scuola

 rimasta semplicemente chiusa,

per essere riaperta, dopo mesi,

senza che vi sia stato fatto

alcun intervento

di messa in sicurezza!

Immagino i ragazzi, tutti,

che lascino scuole

e zone intorno ai cancelli

deserte

e che restino tutti

nelle loro camere,

collegati on line

aspettando di potere usufruire

del loro diritto all’istruzione,

con la didattica a distanza ,

in vera sicurezza,

senza che né loro,

né le loro famiglie

né i loro insegnanti,

debbano rischiare la salute

e la vita,

pur essendovi un’alternativa!

.

Immagino, sì, un mondo diverso,

in cui almeno i ragazzi

sappiano ancora dir di NO …,

di nuovo,

come non abbiamo fatto noi,

ma, ancor prima, i loro nonni!

.

(Francesca Paola Licciardi, Immaginare in tempi di pandemia, 5 Febbraio 2021)

Guardando il cielo, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Guardando il cielo

.

Adesso,

guardando il cielo

come notte, buia e silenziosa,

sotto un cielo velato

senza stelle

senza più desideri da esprimere

né sogni da ricordare

Un silenzio che vorrei infinito,

immobile nei pensieri

in un’atmosfera rarefatta

di “forse” e di ” magari”.

Ferma solo fino a domani

per  ricominciare, poi,

con azioni oramai

sempre più monotone,

trascinate,

stanche.

Un filo sottile

pronto a spezzarsi

Un solo attimo

perché accada

e tutto finisca .

Per sempre.

.

(Luisa MocciaroGuardando il cielo, 29 Gennaio 2021)

Ecco l’ho detto! Versi di Maricò

.

Ecco l’ho detto!

.

La scollatura tra pensiero ed azione

sta raggiungendo vette grottesche

se non fossero tragiche.

Si annaspa senza approdo

tra “patrioti” dell’ultima ora,

delatori, sensali

specialisti della transumanza

demolitori improvvisati architetti …

Tutti i soloni sedere i banchi dell’umiltà e dell’etica?

Del buon senso?

Ah! La coerenza questa sconosciuta

non fa notizia né risuona.

Solo il caos calmierato

da virtù false e bugie vere.

.

(Maricò, Ecco, l’ho detto! 17 Gennaio 2021)

Lagrime … assenti, Poesia di un autore di passaggio

.

Lagrime … assenti

.

Ti eri mai accorta

Delle mie lagrime?

Penso di no

Non per colpa tua, però,

Io ho sempre cercato

di nasconderle

agli sguardi

al tuo sguardo

e non sol allo sguardo tuo

ma di tutti

.

Nessuno

forse

avrebbe mai

compreso

il significato

di quelle “presenze”

che continuavano

ed hanno  sempre continuato

a vivere

sol con me

ad ogni mia

emozione

.

(un autore di passaggio, lagrime … assenti, s.d.)

Scarpe, Poesia di Nefissa Labidi

.

Scarpe

.

Sono rimaste solo le scarpe

E qualche bambola di bambina

In questi pezzi, la vita finita

Le scarpe, simbolo di cammino e viaggi

Speranze rimaste sotto la suola

Scarpe, il sogno di famiglie in fondo al mare

Scarpe leggere ma piene di vita

Portate a galla con un’ invisibile messaggio …

“Volevo vivere”

.

(Nefissa Labidi, Scarpe, 11 Novembre 2017)

Comunicazione della Redazione del 29 Gennaio 2021, ore 19:43.

E’ arrivato in Redazione uno scritto di ben 24 pagine, il cui titolo è Cosa succede ad Agorà?, realizzato da I Nuovi Giovani, datato 1994 con copyright © by I nuovi giovani.
E’ stato letto dalla Redazione. Si tratta di una sorta di Dialogo svolto da tre personaggi principali, definiti “Protagonisti: Taormina, Konsér e Accà …” e qualche comparsa; la scena, definito “Luogo”: si svolge nel “Villaggio di Agorà”; “Il “Tempo: piove. Il cielo è invisibile”. E, poi, viene precisato: “Riferimenti a fatti, ad Istituzioni particolari ed a persone sono puramente casuali”.
Si vuole aggiungere che, in seguito a lettura di detto “Dialogo”, si è avuta l’impressione che debba o possa trattarsi di una sorta di pièce teatrale.
Certamente, i nomi dei Protagonisti fanno pensare a qualcosa di molto preciso: Konsér(vatorio), Accà(demia); soltanto Taormina ha un non so che di misterioso, ma proprio per il riferimento a “Istituzioni”, per tale ragione, qualcuno ha subito detto: ma si riferiranno ad Ateneo, Università! Beh, tale voce è stata condivisa.
Non è certo che tale pièce verrà pubblicata presso il nostro sito.
Forse, lo sarà soltanto se si potrà ricavarne una riproduzione fotografica del dattiloscritto che attesti la originalità dello scritto, ben datato: 1994!
i.l.

Soltanto rabbia, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Soltanto rabbia

.

Comprendo che
tutto
abbia i suoi tempi
le sue  modalità,
ma deve pur esserci
una giusta
legale via
per un innocente
e invalido.
Per gli innocenti.
.

Oggi, però,
ho visto
rassegnazione
negli occhi;
ho scorto
stanchezza
nella
voce.
.

Appariva
disposto
a dichiararsi
quel che
non è
per un qualcosa che
non avrebbe mai
potuto compiere.
Appariva
disposto
a … cedere …
perché
andava scomparendo
e affievolendosi
la speranza,
la sua speranza.

.

Sfiducia
Assenza
di manifesta
volontà,
di attenta
concentrazione …
oggi,
mi ha procurato
per lui,
per gli altri,
per gli altri innocenti
soltanto rabbia.

.
(Luisa Mocciaro, Soltanto rabbia, s.d.)

a Siria e Nicole…addio, Poesia di Francesca Paola Licciardi

.

a Siria e Nicole … addio

Evento infausto
precipita con terrificante peso su fragili ed inseparabili corpicini
ed ecco …
due vite improvvisamente spezzate
dagli stessi “cordoncini” che le legavano alla loro mamma.

Ella,
prima … inconsapevole, impotente ed estranea,
poi … solo poi, i “sintomi dell’assenza”
infine, la scoperta del tragico imprevisto inatteso
e … un “parto” che..conduce, haimé, i due fragili corpicini
nei freddi ed oscuri non-luoghi del nulla.

Ma loro non sono mai state lì, o no, MAI !!!!
Loro … ormai già libere da ogni precarietà materiale,
eternamente insieme
risplendono leggiadre e sorridenti
nelle Alte dimensioni parallele dello Spirito

Forse, un giorno, riuscirò ad avere la forza di essere fiera
di avere dato al cielo una coppia di teneri angioletti

Addio Siria e Nicole
mamma e papà vi ameranno per sempre

.

(Francesca Paola Licciardi, a Siria e Nicole ... addio, 26 Gennaio 2009)

.

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. )
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

clicca su in-versi battiti 1

Il paese di mia madre, Poesia di Barbara Miranda

.

Il paese di mia madre

.

Spighe di grano e bocche di leone

la mia infanzia dai colori fauve.

“Ripples” dall’autoradio di una Fiat rossa,

Il mio sguardo fiero e dignitoso .

E il piccolo cimitero fra i boschi,

il castello maestoso pieno di magia.

Abito di lino bianco dipinto a mano

fiori rossi e blu e sandali di vernice neri.

Odore di savoiardi dalla terrazza

sommersa dalla vite rampicante.

E le partite a scacchi .

Campi di girasoli a perdita d’occhio

e un fazzoletto rosso in testa

per non prendere il sole.

E un piccolo diario segreto

dove annotare pensieri felici

con un’inflessione dialettale decisa.

Colori fauve la mia infanzia.

Spacca il buio, il dolore, la disillusione

dell’oggi, come un raggio di luce lontana.

.

(Barbara Miranda, Il paese di mia madre, 20 gennaio 2021)

Al banco dei pegni hanno rimesso la Dignità, Poesia di Maricò

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Al banco dei pegni hanno rimesso la Dignità

.

La scollatura tra pensiero ed azione sta raggiungendo

vette grottesche se non fossero tragiche.

Si annaspa senza approdo

tra “patrioti” dell’ultima ora,

delatori, sensali

specialisti della transumanza

demolitori improvvisati architetti…

Tutti i soloni sedere i banchi dell’umiltà e dell’etica?

Del buon senso?

Ah! La coerenza questa sconosciuta

non fa notizia né risuona.

Solo il caos calmierato

da virtù false e bugie vere.

Ecco l’ho detto.

.

(Maricò, Al banco dei pegni hanno rimesso la Dignità, 17 Gennaio 2021)

Ultimi passi, Poesia di Francesco Augello

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Ultimi passi

.

Soffia… Soffia freddo, soffia da lontano,

c’è chi stringe o si tiene per mano,

un sibilo poi un altro,

sempre men che piano

e così, un altro ancora,

nell’accompagnar spoglie per l’ultima ora

ove si abbandona un’altra memoria,

un rintocco che si perde

tra la gente, nella mente

soffoca ogni commento, ogni parola,

tra strettoie che guidano dei misti passi

lì, stretti, mesti o lesti …

E vibrano le campane

al passaggio di quel fiore,

tra i tanti che affollano, gelide, le corone,

da una panchina diverta,

come vita dal suo tempo, dalla terra, strappata,

lo sguardo muto di un anziano

si riflette sulla sua amata,

vibra, si commuove,

dentro di sé un granello muore.

Tra strade sconnesse,

ciottoli e sassi,

muovono diradati, inquieti,

quegli ultimi sofferti passi.

.

(Francesco Augello, Ultimi passi, 17.12.2020)

.

Nota biografica

“Francesco Augello, poeta, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”.

.

Link audio alla poesia, clicca sul link per ascoltare la Poesia recitata dall’Autore
https://www.francescoaugello.it/poesie/Ultimipassi_di_F_Augello.mp3

.

Base musicale: keys-of-moon-north-edge Music promoted by https://www.free-stock-music.com Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Cerco pace, Poesia di Barbara Miranda

.

Cerco pace

.

Cerco pace

Respiro mozzato

fiato corto di promesse vane.

Il mio desiderio è un astro.

Anossico cielo

bianco di sole

pioggia di fumo

notte nero rifugio

ci piove dentro.

Occhi di cinico sguardo

mi penetra il tuo odore

bouganvillea di viali

Cerco pace

l’amore è una quiete accesa”

divampa

fiamme alte

fragore di tonfo

silenzio e buio.

Cerco pace

anima flebile

sottile rossore

le mie guance al sole.

Ti cerco tastoni

nello scorrere del tempo.

Cerco pace

piacere di sensi storditi

lava incandescente.

Feriscimi

saziami

legami le mani.

Cerco pace

squarci d’azzurro

sorridimi

come rivoli di fiume in piena.

Dimenticami

come sogno rarefatto al risveglio.

Il mio sangue scorre impazzito

le mie mani tremano.

Cerco pace

tra le tue braccia

solo un po’di pace.

.

(Barbara Miranda, Cerco pace, 4 Dicembre 2020)

Ricordando la gioia per la Laurea di Marzia, Poesia di Maricò

.

Ricordando la gioia per la Laurea di Marzia

.

Cala il sipario su un 2020

complicato, appuntito

doloroso.

Cocci e frammenti taglienti

eppure qualche gioia

a stupire gli occhi arricciati:

la Laurea di Marzia

l’azzurro dei cieli, l’audacia del mare,

la clemenza dell’età

la vita sempre dono.

All’imbrunire la Speranza

indossi la certezza:

sebbene il futuro non m’appartenga,

posso almeno augurare che

l’eco dei passi remoti trascorsi,

sia un lontano latrato

rimasto nel buio

di un tempo sgraziato.

Guardo oltre il cielo color piombo

e delibo chiari auspici nell’ultimo dell’anno.

.

Auguri

a Ciascuno di voi

Un chiaroscuro sull’orlo d’orizzonte.

Io ambisco al chiaro.

.

(Maricò, Ricordando la gioia per la Laurea di Marzia, 30 Dicembre 2020)

Un vecchio, Poesia di un autore di passaggio

.

Un vecchio

.

Mattino

dopo mattino

un vecchio,

seduto

su una panchina.

Dinanzi a sé

visione di

colline verdeggianti

e, poi,

larghi pendii che

corrono verso un mare,

raccolto,

frenato,

da un golfo

accogliente,

mentre il vecchio

racconta …

.

Accanto a sé

un passante,

forse, stanco

o che vuol

leggere

il giornale del mattino,

poi, guarda il vecchio,

si alza,

infastidito,

e va via,

mentre il vecchio

racconta

o ricorda

un suo passato,

e non smette

di narrare

chissà che …

Un amore perduto?

.

Forse, perché

abbandonato

e pur con dure parole

uscite di bocca

d’una lei

ben istruita,

addestrata,

però, d’altri …

pensa lui.

.

Non son queste

e, sì ben dure,

le parole che

dalla sua bocca

eran solite fluire,

farsi ascoltare.

Ed il vecchio
continua,

racconta …

seduto

su una panchina,

mattino

dopo mattino,

e, forse,  

pur al calar del Sole

e

in notte stellata.

.

(un autore di passaggio, Un vecchio, s.d.)

L’amore disperso/l’amore sognato, Poesia di Barbara Miranda

.

L’amore disperso/l’amore sognato

.

Verso un punto sognato, accecato dal Sole

La soggettiva libertà

Fallace sensazione di movimento

Ci spinge al viaggio.

L’educazione sentimentale

Ci arresta sospesi.

Alzare il cappello, sorriso, inchino.

Confronto, scambio, oblio a braccia tese.

Il desiderio è l’anima

Acqua e fuoco dei nostri passi

Verso quel Sole (gusci e lumache)

Lungo una retta spezzata multidirezionale,

Calda di raggi e di senso

Zigzagando insieme

Con tutto l’amore disperso

Mai perso.

Restituito.

.

(Barbara Miranda, L’amore disperso/l’amore sognato, s.d., )

Un solo amore, Poesia di Barbara Miranda

.

Un solo amore
.

Un solo amore in tutta una vita

Me lo ripeto da sempre con orgoglio

E per il mio orgoglio

Preferisco non sciupare, non svelare,

Non affondare le dita in gramaglie

Di finitudine …

Non voglio mani, bocche, respiri, calore.

Voglio il ghiaccio perfetto e assoluto

Della mia diversità inviolata.

.

(Barbara Miranda, Un solo amore, 01 agosto 2011)

Un’esistenza, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Un’esistenza

.

Più della fatica di svegliarmi

ogni giorno

è andare avanti

Più del freddo che gela

ossa e cuore

è la tua assenza

ad annientare la mia vita

.

Quanto grande e forte

è stato il mio amore

che …

su di me tempeste di crudeltà abbattendosi

ancor vivevo …

ma oggi, il vuoto

spazza via

il senso di ciò che io

ero

e nulla vale più

.

Insipida prima

e odiosa oggi

un’esistenza

che è vegetare

quale senso ha?

.

(Luisa Mocciaro, Un’esistenza, 28 Dicembre 2020)

L’atteso ’21, Poesia e video di Francesco Augello

.

L’atteso ’21

.

Stiam per scoprire il nuovo anno,

lo scorso, ne siam sicuri,

è stato un inganno,

per molti un vero malanno,

un continuo affanno;

abbiamo a lungo atteso il 2021,

stanchi di non poter abbracciare nessuno,

afflitti dal quel bisestile,

per ciascun suo mese così ostile,

da ciò che al termine del 2020 ancora uccide.

Eppure abbiam resistito,

reagito, con dignità sopportato,

atteso una soluzione,

per le persone amate,

per quelle da poco nate

o per una e più vite andate,

ma senza negare la buona azione,

senza rinunciare alla tradizione,

prima dello scoccar della mezzanotte,

a quel cotechino, stinco o zampone.

Ed ecco che ci siamo quasi…

anche senza un veglione,

un capodanno con poche scintille,

con poche persone, vietate le riunioni

e ancora poche ore al quel meno tre,

meno due, meno uno,

a quel brindisi, in pochi,

per non dimenticare nessuno,

da chi vorrebbe stringere una mano

ma è ancor lontano,

a quanti si dicono ti amo

un solo Augurio per il nuovo anno:

non molliamo!

.

(Francesco Augello, L’atteso 21, 30 Dicembre 2020)

.

Nota biografica:

“Francesco Augello, poeta, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
.

Link video alla poesia
https://www.francescoaugello.it/poesie/Latteso-21.mp4

.

Link audio alla poesia
https://www.francescoaugello.it/poesie/Latteso21.mp3
.

twisterium-happy-ending Music promoted by https://www.free-stock-music.com Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/.

Mio tesoro, Poesia di Barbara Miranda

.

Mio tesoro

.

Sei il fuoco che illumina la mia strada

La forza che muove i miei passi

Sei il miele della mia dolcezza

L’amaro di resina e di cacao

Sei bella come un fiore

Che si scuote alla brezza dell’alba

E per te farò tutto ciò che si dovrà fare

Dirò tutto ciò che si dovrà dire

Smuoverò anche le montagne.

Per te.

.

(Barbara Miranda, Mio tesoro, 11 luglio 2009)

Aprile 2009 -10 novembre 2017, Poesia di Luisa Mocciaro)

.

Aprile 2009-10 novembre 2017

.

Scusa
mio piccolo Fiore
,
se il 10 Novembre  
non ho pensato

alla tua
scomparsa terrena
.

Ma tu
sai tutto
di quell’inferno
in cui io e altri

siamo ingiustamente immersi
a causa
di gente senza scrupoli
,
di quella gente
che, allorché  volasti via
sul ponte dell’arcobaleno,
si diceva costernata per la tua dipartita,
di quella stessa gente che,
tu sofferente e malato,
non permetteva che Fiore sporcasse
quel  giardino che io,
subito, avrei reso netto,
ma  

costringeva me
a  portarti fuori

in braccio.
.
Sì,
troppo debilitato
tu
per trascinarti da solo.
.
Scusami,
amore mio,
se il dolore,
causato da meschini accadimenti,
ha travolto le nostre vite
impedendo
a me, a noi,
di ricordare.
.
Sto vivendo senza tempo,
Fiore,
non contando più i giorni
.
Sto vivendo
da alienata
ma portandoti sempre
nel mio cuore.
.

(Luisa MocciaroAprile 2009-10 Novembre 2017, 20 Dicembre 2020)

In diretta dal passato, Poesia di Maricò

.

In diretta dal passato

.

Tornare a casa
è un poco tornare piccini.
Io quando bambina
con le mie compagne
e il carnevale indossava l’abito della freschezza.

Foto scovata
nel salotto di mia madre.
Ella fissa così il tempo, tenendomi piccolina.

Buona domenica in diretta dal passato
che profuma ancora di tenerezza.

.
(Maricò, In diretta da passato, 26 Luglio 2020)

Natale 2020, Poesia di Francesco Augello

.

Natale 2020

.

E venne il Natale,

fatto di venti e più eventi,

venne in un tempo senza eguali,

fu il tempo per riflettere,

per anelare un abbraccio,

per tacere, soffocare il piacere,

come camminare sulla neve,

ma senza deroghe, senza catene;

da più parti solo preghiere,

un albero adorno o un presepe

e la speranza di una ritrovata quiete,

senza nessun coprifuoco,

neppur per i piccoli, troppi,

la restrizione è mai stata un gioco,

per tutti un Natale rosso,

come il fuoco;

quasi un ritorno al non Cristiano,

a quel Sol invitto,

una festa non meno piena di doni

oggi è il volteggiar dei droni

a dividere dai propri cari,

un reinventato scambio di regali,

ma senza doni e strette di mano,

chi oltre lo stretto,

altri per rispetto, per affetto,

in molti rimangon lontani,

ma uniti, in questo Natale,

ad attendere, ad augurare

quel andrà meglio domani.

.

(Francesco Augello, Natale 2020, Agrigento, 22.12.2020)

.

 Nota biografica:

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”.
.

Link audio alla poesia, clicca sul link per ascoltare Base musicale:

https://www.francescoaugello.it/poesie/Natale_2020.mp3

Audio e Video della poesia:

https://www.francescoaugello.it/poesie/Natale_2020_poesia_F_Augello.mp4

C’era una volta …, Poesia di Nefissa Labidi

.

C’era una volta …

.

C’era una volta … l’ umanità

Si apriva la porta a chi bussava

Si offriva pane ed un sorriso

Si augurava buona fortuna

se chi bussava, aveva bambini

Si invitavno famiglie ad entrare

Per un po’ di calore e per una porzione di torta

.

C’era una volta … la solidarietà

Si offriva un sacchetto colmo di cibo

Non si era indifferenti davanti a chi … povero

tendeva la mano

.

C’era una volta … la sensibilità

nel veder in lacrime persone

ché stringevano i cuori

.

C’era una volta … il Natale

La sacra nascita di un bambino

Ma or più non esiste

È rimasto soltanto l’albero addobbato

Sol di cinismo e di sadismo

Le coscienze si sono perdute

Nel buio di finti e

spenti lumini!

.

(Nefissa Labidi, C‘era una volta …, 14,Dicembre 2018)

Arturo Maria Licciardi, L’uomo della malga – Racconto in prosa e in versi – pp.27, Palermo 1991, pp.1-27.

L’uomo della malga

L’uomo della malga è l’estremo tentativo
di un uomo che cerca di dare un senso alla
sua vita. Compra una malga nelle valli di
San Candido, si isola da tutti, cerca del-
le ragioni, ma la fuga dal mondo non lo
sottrarrà al lento dileguare dei ricordi,
delle esperienze, dei sogni che svaniran-
no del tutto con la sua morte.

.
Arturo Maria Licciardi

Quando la comprò,
era una vecchia malga abbandonata.
Da anni la vedeva adagiata sul declivio di un prato.
Un tempo, andava lì a passare l’estate.
Le vacche macchiate di nero,
ora come allora, pascolavano.
Le carezzava, e il muggito di un toro, di tanto in tanto, rompeva l’aria,
la lacerava.

 Sorrideva.
Il suo sorriso.
Non lo avrebbero visto,
non gli importava,
non ci pensava.
Toglieva gli scarponi infangati
li lasciava sull’uscio.

 Aveva speso tutti i suoi risparmi in quella malga abbandonata,
i suoi quaderni, i suoi libri, tutto.
Il camino, piccolo e sacro,
riscaldava,
sempre.
per tutto il tempo.
A volte si addormentava sul divano addossato alla finestra,
così, restava per ore.
Era sorpreso del cielo,
si svegliava,
gli bastava guardare,
ne aveva il tempo.
Sempre.
Tutte le volte
un nuovo sguardo.

Non capitava mai che qualcuno
venisse a trovarlo,
specialmente in inverno.
Come un piccolo animale del bosco
entrava in letargo
i rischi erano tanti.
La marmotta!
E un uomo?
Un uomo dorme anche d’estate.
Così pensava.

pag.1

(continua)

 I giorni ombreggiavano le ali dei corvi

Le aquile!

Non fu improbabile

che venisse a trovarlo

un cerbiatto impaurito, proprio ieri

… la paura del lupo!

E la vita amico mio?

La vita?

.

Nelle notti infinite

Usciva dalla malga

le stelle erano le luci

di una grande città,

disabitata.

Non doveva pensarci.

Era difficile

riaddormentarsi

Quando non ci riusciva

s’inoltrava lungo il sentiero

che lo portava al lago.

Guardava le stelle

ancora una volta pensava

che era bello tornare.


pagg.1-2

(continua)

.

La sua malga!

Non era più una malga

ora che i vasi traboccavano di odori

di germogli.

La guardavano tutti da laggiù,

dalle impervie contrade

di una vita sopita

in problematiche sfide.

.

Non gli dispiaceva

di tanto in tanto notare

l’allegra spensieratezza

di una famiglia rumorosa,

magari li sentiva ridere

e la rincorsa era frenata.

Non ci pensava quasi mai

comunque.

.

p.2

(continua)

.

Quando il silenzio saturava

il tempo dei camosci

l’altitudine  gli permetteva

uno sguardo puro e limpido

credeva di essere l’unico sopravvissuto.

Si sedeva là

dove il muschio di una pietra

confortava il morbido

abbandono

la noia era una parola vuota.

Assente.

.

p.2

(continua)



Là da ponente
la cresta dei monti,
ardita al cielo,
fredda nelle sue gelide guglie,
nuda!
pareva confortare il volo,
mentre più a valle,
da dove proveniva il rumore di una cascata,
un cervo, fiero delle sue corna
privo di memoria,
se ne stava
anche lui estasiato
come la prima volta

.

Non c’era bisogno
di guardare lontano.
Proprio alle sue spalle,
da una tana imprevista,
quel giorno sbucò fuori una marmotta
non era strano

che si mettesse a giocare
con i suoi scarponi duri,
da rosicchiare.
Si divertiva.

Il tempo non passava,
se non era per la luce
che, improvvisa,

veniva a mancare.
Certo i camosci,
e pensava subito ad altro.

p.2

(continua)

Non era nato lì
si vedeva
si sentiva.
Non ci pensò più
per quel giorno.
Non pensava quasi mai
a queste cose.
Soltanto la vita
era più bella
il muschio dei tronchi
la stella alpina!
La lasciò lì.
Non la colse.
.
Si scaldò
accanto al cammino
guardò pietoso
 il pezzo di legno
 che di lì a poco
avrebbe visto bruciare;
ma fu solo un attimo
una debolezza.
E già dormiva.
.
Intanto
i camosci
costretti a mezza costa
contornavano di salti
la luna del poeta:
il ricco sonno.…

p.3

(continua)

.

Quel giorno non lo vide sorgere.

Quando fece capolino tra i monti

era più grande del solito

avvolgeva nella sua immagine

coloratissima

tutti i fiorellini del prato.

Non fu la prima volta

né l’ultima,

ma intanto lo perdeva.

Non accadde più

per tanto tempo.

.

p.3

.

(continua)

.

Giù a valle

nella baita più vicina,

lontana e irraggiungibile,

tutti dovevano essere già svegli, da tempo.
.

Uscì come ogni mattina

il prato gli parve morbido e sicuro.

S’inoltrò tra i faggi della scarpata

fu lieto di salutare lo scoiattolo.

Sorrise,

ma lo perse di vista.

Lo scoiattolo, sì.

Ma lui?

Si fermò

pensò di tagliare qualche piccolo ramo

per quelle vite distese in sipari di cielo.

Quando riprese il cammino

il peso della legna da ardere

si fece sentire

pensò che ne era valsa la pena;

posò la legna e

contò di riprenderla

al tramonto.

.

Nessuno l’avrebbe presa.

p.3

(continua)

.

Affrettò il passo.

Il solito posto.

Ma questa volta volle andare oltre

le esperienze fatte non potevano sfuggire

anche quel giorno.

Tornò in tempo.

Non lo seppe mai.

Che strana vita la sua!

Sembrava che non avesse bisogno di nulla.

Amava starsene per ore tra i massi levigati dai ruscelli

le avventure erano tante:

quello che passa e già si perde,

si perde a valle … si perde.

.

Lo aveva lasciato, … aveva rinunciato. Finito.

Gli sfuggiva or il canto del tedesco:

il bel mottetto.

Non parlava mai con nessuno.

a volte si fermava alla vista di un’istrice,

la vedeva passare,

passava oltre.

Quando trovava un manto soffice, verde,

ne odorava il senso

l’appiattiva col suo pesante corpo.

Restava lì.

pp.3-4


(continua)

A volte la nebbia precludeva lo sguardo

lo scrittoio era un misero conforto, una sosta forzata.

In improvvisi squarci il cielo illuminava la casa

la malga quasi vagava

su dorsi di nuvole e crinali molli di brina;

ma impenetrabile,

il grigio velo della noia l’avvolgeva

pure la casa spariva.

Non sapeva che fare.

Pure in città quando ci stava …

la vista gli impediva l’esperienza.

Ma ancora tutto era possibile.

Anche la resa.

Il periodo invernale era duro da sopportare.

Non era tanto la neve che pur ricopriva

in abbondanti sofficità i dati scrutati nella dolce stagione,

quanto il colore grigio del cielo,

il nero ed il violetto dei tramonti

dietro le nuvole minacciose di pioggia.

Umide.

p.4

(continua)

Un pomeriggio

che era più triste del solito

venne a trovarlo un piccolo cerbiatto.

Venne a fermarsi

proprio dinanzi alla sua finestra.

Si fece notare,

e non era distinto in quel fluttuare alterno.

Lo vide impaurito

e pieno di freddo

lo fece entrare.

Ma non era un posto per cervi,

quello.

Se ne accorse subito,

il calore sì, quello era vero;

ma pure il cervo.

Distante,

irragiungibile

in quelle corna fiere, impigliate.

-Chissà quale sarà il tuo destino-

sembrò bisbigliare

e il cervo lo guardava.

Poi

dette segni di insofferenza

lo fece uscire.

Restò ancora qualche istante

sulle esili zampe

ad aspettare,

poi con passo lento

scomparve nella coltre fumosa.

Forse era ancora là

ora che i vetri erano privi di sguardi,

di domande.

Vetri di nebbia.


pp.4-5

(continua)

.

Sembrava impossibile che quegli stessi posti

così teneri e prodighi di toni

in primavera

fossero ora come privi, muti di parole,

di passi,

di foglie.

Aspettare.

Non c’era altro da fare.

E intanto che l’inverno era lungo

bisognava affidarsi alla benevolenza

divina.

Quel cervo capitato lì per caso…

una luce insperata,

ne aveva bisogno.

Sempre.

Qualcosa che fosse presenza,

Il calore,

l’alito selvaggio del bosco,

del lupo.

La vita esposta.

Dei cervi!

Uscì,

ma dopo pochi minuti dovette tornare.

Non era posto per uomini,

quello.

E poi la neve …

.

Quando rientrò nella malga

gli parve un luogo diverso,

abitato.

.p.5

(continua)

Le nuvole, che ora diradavano lontane

si confondevano con la nera volta del cielo.

Attese ancora un po’,

poi, annoiato per la lunga attesa

si addormentò.

La monotonia dei giorni

non lasciava prevedere nulla di buono

la tristezza ormai saturava l’ambiente.

L’imponderabile sembrava compiersi da un momento all’altro.

Si era trovato in momenti

ben più difficili di quello

ma il lungo aspettare,

questa volta, era diventato insopportabile,

quasi irreale.

Pensò che forse

sarebbe stato meglio tornare in città,

arrendersi all’evidenza di una vita impossibile.

Decise di fuggire l’inverno,

il freddo e la tristezza del lunghissimi giorni.

Altre volte lo aveva deciso,

ma poi era rimasto.

Con questi pensieri si addormentò,

la notte fu breve.

Dietro quelle palpebre socchiuse

sentì che qualcosa di nuovo era successo.

Una luce accecante gli impediva

il consueto dormiveglia,

ora che gli occhi erano aperti

ma lontani e irraggiungibili

quasi non si accorgeva che il Sole

accecava nel suo candore di neve.

pp.5-6

(continua)

.

La struggente malinconia di quei monti sottratti alla vista per così lungo tempo era ora piena. La neve innanzi tutto. Tanta! Si alzò improvvisamente come di chi ha perso qualcosa. La sorpresa di trovarsi lì. La vita! Pensò che doveva sbrigarsi, non c’era tempo da perdere. Forse tra poco tutto poteva sfuggirgli per sempre. Quando tentò di aprire la porta si ricordò delle innumerevoli volte che rimase bloccato in casa: quel mezzo metro di neve che gli impediva di uscire lo distolse per un attimo dall’entusiasmo che provoca sempre la natura quando veste la meraviglia di sottigliezze infinite. Si diresse verso la finestra e tirò su i vetri. Nel cadere, quella neve poggiata parve una grazia inaspettata, accetta. L’aria frizzante e fredda penetrò all’istante nell’ambiente appena riscaldato da quei ciocchi di legno ammonticchiati e l’azzurro del cielo era quanto di più bello si potesse ammirare. Lo contornavano a sud le guglie aspre e rigide le crode, mentre più a valle gli abeti, grondanti d’aghi, intirizziti, di tanto in tanto lasciavano cadere qua e là piume spesse di neve immacolata. Il silenzio era il commento più felice. Non c’era suono che potesse esprimere tanto candore. Un po’ più vicino, quasi nel degradare sinuoso degli ovattati pendii punteggiati da macchie verdissime di memoria, risalivano dolcemente, in molli collinette e piani sovrapposti di faggi, Non i camosci! E tale vista valeva di più ora che il cuore appagato volgeva lo sguardo più lungo agli infiniti addii di una fede appena riacquistata. Non si accorse del cerbiatto che, sotto il portico della malga, protetto, lo guardava. Quando lo vide la sua felicità raggiunse il massimo. Era stato lì tutta la notte e questo lo confortava. Non era stato solo. Uscì dalla finestra. Gli scarponi si immersero soffici. Il cervo dilatò gli occhi e con un salto evitò l’imbarazzo di una scena d’amore. Sprofondato nella neve sembrava un’ agile caravell e le tenere corna un impiglio di vele dopo una bufera. Stette lì ad osservarlo e riconobbe le porte dove il giorno prima lo fece entrare. L’uomo prese una pala attaccata alla parete e si mise al lavoro. Dopo pochi minuti liberò l’ingresso, spinse la porta e rientrò in casa. Chiuse dall’interno la finestra, prese il giaccone di montone e uscì di corsa. Sorpreso, il cerbiatto accennò a un dolce ondeggiamento del collo e poi su leggerezza di aliti fumosi mostrò la sua perizia. Le esili gambe sembrarono sicure, tenere nelle molli e fluenti rincorse, e l’uomo l’inseguiva. Come era goffo nella sua divisa rigonfia e nei saltelli cadenzati! Quasi gli sfuggiva, ma il giovane cervo ritornava,. Lo incitava. E poi spariva.
A un tratto sentì uno spro lacerare l’aria. Si ferò di colpo. Dalla bocca gli alitavano vapori leggeri, caldi. Incredulo, fece qualche passo, poi salì su una soffice zolla e guardò.Proprio di fronte ai suoi occhi, ai piedi di un faggio secolare, il giovane cervo ansi mava gli ultimi salti felici. Lo raggiunse. Quando lo guardò, gli occhi erano spalancati, dilatati d’azzurro. Dal fianco fuoriusciva il sangue caldo della breve avventura. E non era prevista.
-Togliti di mezzo, l’abbiamo preso noi –Ma chi è quello lì? -Ehi! dico a te, il cervo è nostro. -Gli si avvicinarono ma l’uomo della malga non li udì. Si chinò. Poggiò la mano sulla ferita e ne sentì fluire lentamente un rivolo caldo, finché la neve si tinse di rosso. -Ehi! ma che fai piangi? -Ehi! -poi rivolto all’amico: -Piange! … Vieni a vedere. L’altro si avvicinò e quando furono abbastanza vicini si accorsero che era l’uomo della malga. Si allontanarono e infine legarono il cervo e lo trascinarono giù, a valle. Il sangue colorò la neve soffice della scarpata, poi, per il freddo, si coagulò anche l’attesa. Sentì il bisogno di rientrare. Il calore dell’ambiente lo avrebbe confortato. Entrò. Richiuse la porta e guardò dalla finestra. Non seppe cosa fare. Pianse. In freddi piatti, guarnito di polenta, l’amico cervo avrebbe finito così la sua giornata.

pp.6-8

(continua)

Sorrise!

E sapeva di sorridere.

Il Sole fletteva ormai le sue lame affilatissime

su prospettive irreali,

di sogno,

e i monti parevano le quinte

di un palcoscenico vuoto.

La giornata che in trionfi di luce

si era levata a ingigantire il mondo

ora dileguava fra cristalli di gelo

e neve, appena rischiarata,

pennellata di acquarelli di luna.

Uscì e tenne le mani in tasca.

Fece due passi sotto il porticato.

Sotto la grondaia,

quasi nascosta, se ne stava una piantina verde.

Prodiga, germogliava le tenere foglie

ed il camino era un pretesto,

una buona occasione da sfruttare.

Si soffermò a guardarla,

smosse la legna e una grande fiamma si levò

alta.

Guardò assorto dietro i vetri

e il candore era apparenza,

ineffabile apparenza.

Pensò che difficilmente si sarebbe lasciato andare.

Poi volle essere serio

e si rimise nelle mani di Dio.

Si addormentò,

e non seppe del buio,

dell’altra faccia.

Nella malga lontana e irraggiungibile

fluttuò una tenue luce,

poi si spense del tutto.

Da sé.

Si sentì russare

e il tempo che passava

era perduto.

Per sempre.

pp.8-9

(continua)

Il nuovo giorno
si annunziò al grido di un corvo.
Lontano.
Si trascinò stancamente sulle gambe,
preparò una bevanda calda,
si sedette e rammendò una calza.
Restò seduto e non fece
assolutamente nulla.
Sentì freddo.
Si alzò e acese il fuoco.
Si accorse che la legna
stava per finire,
uscì e tagliò qualche piccolo ramo;
lo lasciò morire
a poco a poco,
lentamente.


p.9

(continua)

Era rimasto dietro i vetri tutta la notte. Quando sentì ululare i lupi pensò di essere al sicuro, ma un brivido lo fece trasalire per tutto il tempo. Le voci parevano intrecciarsi in misteriosi richiami, inascoltati. Bisognava amarli, i lupi, per capire ciò che si prova. Ma fino a quel punto. No, certamente. Non sarebbe uscito per abbracciare un sogno. E ci pensava intanto finché il più fiero lo scorse in lontananza.
Chissà quante volte si saranno disposti in semicerchio ad aspettarlo. Ed era un pretesto. Quando si dorme non si cattura un lupo. Solo si cerca una ragione: quel bisogno in più e non si trova …
Adesso li vedeva. Uno, due, tre, quattro … e poi più in sù, quasi confusi col fondo tinta dei boschi, gli altri. Ebbe paura, ma fu un attimo. Pensò che tutte le sere sarebbero venuti a trovarlo. Incuriosito si avvicinò ai vetri e pensò ai rischi che dvette correre il cervo, quella notte. Forse lo salvò la nebbia, o il porticato; era rimasto sotto il porticato tutta la notte. Ma a cosa gli servì. Sarebbe morto lo stesso e i lupi non sono tutti cattivi. Già! Non tutti. L’uomo!

pp.9-10

(continua)

Pensò che non si può agguantare Dio

e intanto gli sfuggiva l’urlo,

la bestia.

Latrare alla luna, sì!

Ma chi le sente le voci di un candore infinito,

di niente.

Star dietro i vetri,

giorni, mesi, anni.

Addormentato.

E non si sfugge al destino,

è segnato.

pp.10-11

(continua)

Vide la testa del lupo sulla parete della malga proprio da quella parte che si faceva guardare. Restò con gli occhi spalancati. Atterriti. Glielo avevano suggerito, ma lui niente. Si era opposto. Sempre.

-Ma come può vivere lassù

senza la luce elettrica?-

gli diceva la donna che gli procurava le uova e il latte

in cambio di quei pezzi di legno intagliati:

piccolissimi arnesi da boscaiolo

e fiori coloratissimi

pennellati in vertiginose solitudini,

estatiche

per il gran silenzio dei luoghi.

Guardò il maso sperduto

di quella “trafficante,

e riuscì ad immaginare

che una splendida lampada

lo rischiarava.

Ma non la vedeva.

Il maso, sì.

In deliri di prati sovrapposti,

ricamati di massi e

bianche corolle di neve.

Ma la lampada, no.

Poteva soltanto immaginarla.

La distanza,

che pure era tanta,

diventava smisurata

per la sua debole vista:

i giorni … e non se ne accorgeva.

Andava da Nasia

quando gli uomini erano giù,

a valle.

E questo gli bastava.

Poteva sfuggire a sguardi indiscreti,

non graditi.

Quando aveva il dubbio

che ci fosse qualcuno,

se ne stava acquattato

dietro la casa e poi,

indifferente,

puntuale

mostrava i suoi capolavori.

pp.10-11

(continua)

Non poté scordarsi di quella volta quando, sicuro, come sempre, di trovare Nasia affaccendata, si imbatté nel marito di lei e in un altro uomo che, data la giovane età, doveva essere il figlio o un nipote. Istintivamente fece per tornare indietro. -Ma che fa, va già via?- disse la donna, poi, rivolta al marito, e a bassa voce: -quello lì è proprio matto-. Il giovane guardò incuriosito, mentre l’uomo della malga fece sbollire il rossore, si voltò e protese le mani che contenevano una scatola. -Venga!- disse il marito -si accomodi, beva con me un bicchiere di vino, è buono, sa?- Si sedette, ma non parlò per tutto il tempo. Bevve un sorso di quel vino, non poté farne a meno. Non aveva mai dispiaciuto nessuno, lui. Era fatto così. Prese le provviste, sorrise, quasi si inchinò e scappò via.

Salendo,

arrancava per le borse stracolme

pensò a quell’uomo,

alla sua casa;

ma non riuscì a penetrarne che una scialba sopravvivenza.

Vedeva la donna affaticata dalle mille occupazioni,

impegnata a disfare i letti,

a spazzare o a rimestare la polenta

per quando sarebbero arrivati gli altri, l

a sera.

Per un attimo

pensò che la sua vita non avesse senso,

ma fu distratto da un picchio

che gli portò via qualcosa.

Sorrise e mettendo la mano

dinanzi agli occhi

per meglio seguirne il volo,

lo vide tuffarsi nel fuoco rossastro di uno splendido tramonto,

finché lo perse di vista.

Fissò quell’immagine che stava, ormai,

attenuando i suoi contrasti violacei.

Stette lì

tutto il tempo.

Fin quando i colori persero la luce,

era già notte.

E non si ferma mai il lento degradar del buio,

l’attenuazione dei contrasti,

la lenta agonia.

pp.11-12

(continua)

Rientrò nella malga,

posò le borse in un angolo

sotto la scansia di legno

riaccese la candela.

Una notte stellata! Senza luna.

Lo affascinava, l’atteriva.

Uscì fuori e guardò a lungo.

Il picchio, il maso e l’uomo del vino.

Com’era piccolo il cuore! E grande! Da farsi tutto nero.

Non c’erano i lupi, quella sera.

Già la Luna! E non sempre si vede,

non sempre si sente il lamento di un cervo

a contrastare il gorgoglio d’una sorgente.

Si lasciò andare a quell’estatica inclusione,

si sentì compresso,

schiacciato dalla trasparenza ineluttabile di quel buio stellato,

tempestato,

esploso.

Sentì un fruscio tra i rami del faggio più vicino

la differenza gli fece capire che il sonno era finito.

La parte più vera d’un uomo.

Rivolse una preghiera al dio dell’universo,

gli sembrò di comprenderlo,

di comprendersi.

Giustificò tutte le azioni e la miseria

di città lontane, perdute, distanziate.

Non ne era fuori per questo.

La grande città lo contemplava, l’assorbiva.

La Luna che manca è una fortuna insperata.

C’è più chiarezza senza la Luna.

Puoi vedere dentro, nel pozzo. E non ti sbagli. Non c’è.

L’uomo della malga,

quella sera, non seppe trovare le parole,

non poteva.

Le trovò, per lui, una voce lontanissima,

perduta nei silenzi,

sprofondata in liquami obliati di memoria. E l’eco appena giunta

si infrangeva sul sipario,

ovattato dei monti contornati di pietosi abbracci.

pp.12-13

(continua)

.

– Uuuuu … uh, uuuuu … uh- Qualcuno, forse, si era perduto. Restò in ascolto ad intervalli uguali, la voce si udì per tutto il tempo. Poi l’incubo dell’ansiosa ricerca si attenuò con le prime luci dell’aurora. Quella mattina c’erano più uccellini del solito. Svolazzavano divertiti proprio sull’uscio della malga. E il Sole riversava il suo tiepido bagaglio di luce in striscioline di panni colorati, strappati da macchie verdi di cipressi e nevi rafferme, là dove il tepore non arriva e la luce ha sempre fretta. I prati, invece, rinati d’erba e fiorellini nuovi, sottili, lievi, parevano soavi muschi, mughetti e doni divini. Se ne stavano soli lì, e vibravano delle ali convulse, dell’abbraccio dei bruchi. Lo contenevano. E perdeva sempre qualcosa, qualcuno, l’uomo e i suoi passi distratti, differiti. Quando uscì si sentì subito a suo agio. Quella malga era davvero bella. Una cresta impetuosa di monti la comprimeva nei suoi fittissimi boschi di aceri e betulle e un declivio improvviso la proiettava nel vuoto di valli lontane, abitate. Dal verde intenso di quelle purissime foglie fuoriuscivano le guglie strapiombanti di quinte sovrapposte di vette che nei giorni di tempesta mettevano paura, rimpicciolivano il cuore. Dopo l’ultima curva non la vide più. Si inerpicò faticosamente su un pendio ripido come uno scivolo. Tante volte dovette tornare indietro ma, ne valeva sempre la pena. Quella volta raggiunse il punto più alto: il valico. Si voltò dalla parte della sua malga, ma non la vide. Non poté più cancellare quell’assenza infinita: la prospettiva diversa! Si sedette e si estasiò della parte conosciuta, amata. Fu il pensiero del lupo a farlo tornare. Era già tardi e quelle gole buie non erano affatto rassicuranti. Quando raggiunse la sua malga era già notte. Era proprio da quella parte che i lupi si erano fatti vedere l’ultima volta. Proseguì col cuore in gola, guardingo; la malga, a pochi metri, era completamente buia. Stava per imboccare l’ultimo pendio quando intravide i lupi, la luna piena e quel cervo che lo venne a trovare. Restò impietrito. Una luce rossastra proveniente dalla finestra che guardava, tenue in quei ciocchi di legno consumati, faceva intravedere la sagoma d’un uomo. Trasalì. Il sangue gli si gelò. Poi, a piccoli passi si avvicinò alla finestra, la toccò, sfiorò i vetri con la punta del naso. Ed era il muso del lupo.

pp. 13-14

(continua)

.

Sì, era il muso del lupo;
si voltò di scatto
mostrò le zanne affilatissime al branco che gli stava intorno.
Il profilo era perfetto.
Poi si dispose al canto,
diede la giusta intonazione:
ululò forte,
l’uomo alla finestra venne assorbito, inghiottito.
Salì sul porticato, spinse la porta
vide la strada del suo quartiere,
bagnata, appena rischiarata da un lampione.
L’unico rimasto.
Udì un frastuono cupo,
come di un enorme ingranaggio.
Non riuscì a capire.
E poi,

non gli importava.
Sì sentì un guerriero disarmato.
Cercò conforto
fra le braccia di una donna che si trovava lì, per caso,
proprio lì, a risparmiargli la fatica.
[…].
Fuori intanto i pugnali della notte
facevano strage di innocenti
La strofa perdeva il suo tempo
tra la luna e la collina.
lontana.
Fuori città.
Immersa tra flussi umani di petrolio.
Nel mentre la donna lo accarezzava,
dalla velina del balcone, guardava le case,
nere di fumo, intossicate, tutte imbrattate,
sporche di preghiere e buchi.
Sentì la testa scoppiargli
[…],
uscì lasciando [… la donna …].
Scese le scale sudicie e buie
uscì affannato in strada.
Non c’era nessuno,
aveva smesso di piovere
[…].
Prese una lattina di coca
la tirò, mandando in frantumi i vetri di una finestra.
Quando rientrò in se stesso
le esperienze non servirono a nulla.
La rupe,
levigata dagli anni
gli donò un appoggio, e finalmente
eretto sulle ossa tramortite
credette di guardare il lago.
Si può descrivere il silenzio?
Pungere l’aria come un insetto?
Soffocare la memoria impollinata?
Basterebbe calarsi a picco,
suicidarsi, se non fosse per il tonfo sordo, sconosciuto.
Il silenzio è quest’imbroglio di parole,
le grandi scuole,
gli universi letterari. E non c’è risposta da dare.
Anche il lago è una finzione.
Il lago è melma.
Se non fosse per l’acqua e il Sole e il verde dei boschi.
Ma quel che fu certo … che ebbe paura.
Per un attimo, pensò che avrebbe potuto vivere ancora,
sempre.
Fin da ragazzo aveva pensato che a questo.
La sua vita non era stata che un continuo staccarsi dalle cose,
dai giorni.
L’esperienza?
Perduta in ossari di viste.
Consumata.

.

pp. 14-17

.

(continua)

.

E ora

non gli restava che questo lago.

Quieto come un’idea.

Non poteva più tornare indietro.

Si era avanzato tanto di luce ed anni

che la sua malga era un luogo disabitato.

Si calò in quell’acqua gelida

come un granellino di sabbia.

Ebbe un brivido più grande di lui.

Quando si depositò sul fondo

era già morto.

Così credettero tutti.

Stette zitto,

come avrebbe potuto! Non parla un granellino di sabbia.

Quando finalmente si decise

brillò come una lucciola. Parlò.

E non era apparenza. Si vedeva.

Proprio sul fondo di quel lago, a notte,

ancora oggi la puoi vedere, si può sentire la voce.

-Ragazzi, oggi faremo una gita in fondo al lago-

I ragazzi lo guardarono, e pensarono che fosse matto.

-Credette che io sia matto, non è vero?

Simone dimmi! Credi che il tuo maestro sia matto, non è vero?

Il ragazzo si coprì il viso, ridendo.

-E io invece ti dico che si può-

Stefania sorrise e fece una smorfia col viso.

Sorrisero tutti rumorosamente.

-In fondo al lago c’è una piccola luce che aspetta-

I ragazzi erano incuriositi,

ma al tempo stesso increduli.

E come avrebbero potuto credergli.

-Raccontaci la storia della piccola luce in fondo al lago- dissero tutti.

-Essa ora dorme- e fece segno di stare zitti.

-E’ così che s’avvera un sogno!- …

.

p.17

.

(continua)

.

I ragazzi erano tutti attenti, presi da quel mistero – Quanti di voi pensano che voglia prendervi in giro?- Nessuno rispose, e lui attese come se qualcuno di loro di lì a poco avrebbe parlato. -Avanti!- fece Alberto – cosa devi dirci?- -Non è facile come sembra, e poi non puoi mettermi paura, cosa credi! E’ come una magia!- Si volse e andò verso la finestra. Si vedevano le onde del mare infrangersi in spruzzi altissimi, poi si girò verso gli alunni che ormai stavano sulle spine. Tutti cercarono di mostrare qualcosa. -Voi avete un grande tesoro; nascosto! Se ve lo chiedessi sono certo che sapreste rispondermi- I ragazzi stettero tutti zitti, non parlò nessuno. Ma nessuno ancora capiva di cosa parlasse il loro maestro. Li vide attenti, rapiti. -Ecco, se guardate bene dentro i vostri occhi, proprio sul fondo melmoso del ricordo c’è qualcosa che vorreste interrogare. Non rispondete? -Qualcuno pensò che il maestro fosse diventato proprio matto. -No, non mi guardate così … è nei vostri occhi, voi lo nascondete.- Poi con sempre maggiore convinzione -Perdonatemi, forse qualcuno … ma sì, qualcuno di voi capirà che vi sto parlando di me. Di me … capite?- Nessuno gli rispose, ma tutti lo guardavano. Aspettavano. -E cosa potrei insegnarvi io? Ad avere paura, forse?- I ragazzi avevano già stralunato gli occhi da un pezzo. E non era quel che diceva, ma come lo diceva. -Io ho capito quello che vuoi dire- fece Alberto -tu vuoi dire che noi possiamo riuscire a vedere con la fantasia cose che non esistono- -Esistono invece! Esiste quest’emozione che ci lega, e il lago è lì, guardate!- ed indicò una parte dell’aula. -Ecco, vedete quella piccola luce?- -No, io non posso vedere il tuo lago, però vedo i bianchi gabbiani in montagne di panna e le barche sono frutti canditi- – Bravo Alberto!- gridarono i compagni, ridendo felici. Il maestro si avvicinò e gli fece una carezza. Alberto divenne rosso come una ciliegia. Candita, naturalmente. -Anch’io ho qualcosa da dire, è da tanto tempo che la voglio dire, ecco!- e i compagni sorridevano divertiti -ecco penso che ci sono due vite, una lassù e una quaggiù, ma sono in fondo la stessa vita, quella di tutti i giorni- Quando Simone finì di parlare, Erika si alzò -Mi piace quello che hai detto- e il maestro assentì -Bravo Simone! Sì! è molto bello!- Tutti, ora, volevano parlare ed il maestro li guardava. Ricordò quello che aveva detto ai suoi alunni, e, per un attimo, pensò che li aveva esposti a un pericolo. Aveva fatto bene a fuggire dal mondo, a lasciarli in pace. -Non a tutti è dato di vederla- -Certo!- fece Stefania con voce convinta. -Come fai ad essere così sicura?- ribatté il maestro, ma la ragazza l’interruppe -Anch’io, come te, passo la mia vita a cercare qualcosa che non si può raggiungere. Lo hai detto tu stesso, l’altro giorno, quando ci parlavi della luce in fondo al lago. Che ti credi?! Io intendo quello che vuoi dire. Queste cose, come hai detto tu, non si imparano. Ce le hai dentro da quando sei nato. Non si apprendono- -Come vorrei essere sicuro di ciò- -Perché, forse non sei più convinto di ciò che hai detto?- -Non è questo … voglio soltanto dirti che ti amo – gli occhi gli si arrossarono e si riempirono di lagrime. -Ma che fai? Piangi?- e Stefania portò una mano alla bocca, imbarazzata. Se l’avesse udito la mamma, chissà cosa avrebbe pensato del maestro. -Anch’io ti voglio bene, ma … Sandro ride, e anche Giuseppe e Francesco- -Lasciali ridere! Sono felici, non vedi?-

pp.17-20

.

(continua)

.

Ricordava perfettamente

il momento in cui lasciò la sua città.

I residui legami con la gente, e

ora guardava le rughe delle sue mani.

Era già vecchio.

Quando si diventa altro,

non si comprende,

non si colora una vita.

Era l’unico suo conforto.

Rimanere fedele a se stesso.

Non farsi abbindolare

dai lacci di una credenza

e men che mai dalle lusinghe dell’amore.

-Grazie, mio Dio- diceva spesso,

e in fondo non ci credeva.

Era l’abitudine.

La conta interminabile dei Santi.

Ed i lumini colorati,

belli a vedersi,

come preghiere apprese.

L’amore per gli altri,

acqua passata.

Non c’è,

non ci sono gli altri.

Non c’è il mondo,

non c’è Dio,

non si impara Dio!

Si vive, solo si vive.

Così pensava.

.
p.20

(continua)

.

E intanto i passi si allungavano, pure i camosci e gli impala. Li rincorreva e il Sole durava, contornava le vette fino a notte tarda … come S. Candido! Non si può raccontare. La ferrovia sorpassa in confini di valli molli e generose le nere rotaie degli addii, e le pensioni medie confortano gli amanti prossimi a venire. Anche lui, un tempo! E non si può fermare. Sfugge alla presa più sicura. Anche oggi, e non sa cosa l’aspetta. Ma S. Candido è più basso. S. Candido è diverso ora che a fondo valle l’hanno scordato. Tenne gli occhi bassi, guardò il campanile della chiesa e risalì velocemente a ricalcare orme più pure.

Il tempo passava
i fiori di Maggio, odorosi,
sfioravano la vellutata pelle dei ricordi.
L’assaporano.
A Maggio puoi ancora amare,
germoglia!

Non vedi il funerale sordo
che preme sotto le fogli assottigliate.
Maggio è una tempesta di farfalle
a far la conta ai fiori,
avviluppati steli e tremule zampette,
polvere fine,
gialla di poesia.
E basta alzare lo sguardo
per accorgersi del verde
improvvisato delle macchie:
i boschi,
quando cambiano pelle
su steli bianchi di betulle,
sottili e fruscianti.
L’un l’altro
avvinti,
intersecati in intrecci di note,
soffiate,
inghippate in impigli di corna e cielo.

Campanellino d’oro
campana d’argento, suona!
Rincorri quel tempo, ti fermi?
Non è il brivido, forse?
Non canti?
Fammi ascoltare il pianto di Sandy
che aspetta!

Quando gli venne in mente
sbalordì l’attesa,
la consumò.
La rivestì di panni.
Se ne servì. Ma
non fece nulla
per meritarla appieno.
Venne a trovarlo
quando era tutto pronto.
-Allora hai deciso!-
-Sì-
-Non tornerai mai più, è vero?-
-Potremmo rovinarci la vita, Sandy-
Le si accostò e la trasse a sé
come miele e pungiglione d’api.
Gli sembrò che potesse recedere.
La lasciò indenne,
come Dio la fece.
Povera Sandy
dagli occhi di mela,
indurita
dal vento,
dall’acqua,
dallo stesso stupore di sempre.
La lasciò appassire come un fiore strappato,
dimenticato.
E non ne seppe nulla.

.
pp.20-22

(continua)

.

Le parole diradavano come foglie essiccate
si sparpagliavano e l’humus le macerava
di certezze infinite le popolava.
I fiori tardivi, i vermi, l’acqua
non bastavano più.
Non c’erano.
Da quella prospettiva non potevano vedersi.
Era come se un tacito accordo zittisse il desiderio
e quel sogno nuziale diventasse finalmente
realtà.
Gli animaletti del bosco
erano i primi ad avvertirlo.
I rami stirati, limitati.
Un gran da fare a riordinare le tane,
a rifornirle di fortuna.
Non tutti avrebbero visto
il buio fitto
di un’altra stagione.
L’olocausto della terra si compiva
nella sua più perfetta rappresentazione.
Le civette dalle anche stralunate
guardavano gli ultimi quercini
rifugiarsi nei buchi più stretti,
e v’era sempre un becco più lungo
che ne carpisse la vista, la preda.
Infinito, denudato, il corpo si rifugiava
negli occhi del poeta,
ne misurava i passi e le esperienze erano tante.
Guardava le donnole sovrastare i cespugli di more
su posizioni ripetute, statiche.
Si punse, e i rovi seppero della loro pericolosità.
Si difesero e non c’era più tempo.
Sotto le foglie ingiallite,
punteggiate, rattrappite dal Sole
se ne stavano piccoli e smisurati affreschi
di memoria,
un giaciglio d’aquile, un volo
o quel che si pensa,
un misticismo innato, rappreso in lacrimanti
gocce di brina,
un’esperienza persa.
Le ultime certezze sprofondavano, oramai,
nella notte dei tempi e la vita gli sfuggiva
non la coglieva.
Come fiumi incontenibili,
le parole,
si perdevano nell’esterrefatta liquidità
dello sguardo.

pp.22-23

(continua)

.

– Quali parole, e uomini!
Nessuno che io sappia,
neppure gli artisti.
Cosa sarebbero gli artisti
senza l’autunno di queste foglie.

Neanche il consenso più ampio
può togliere la miseria
a un animo ingordo come il mio.
Spero che si capisca.
Una volta per tutte.-

.
La fisicità dell’esperienza
l’assorbiva del tutto.
– Se solo potessi!
Spiccherei il volo
diraderei le nebbie di questo mattino! –

.
La vita riaffiorava ormai
nell’oggettività sardonica
del Cristo.
Lo riportava in terra.
E i chiodi di quella croce alta,
smisurata,
erano irraggiungibili.
Le braccia,
come rami d’occhi e passere
volate via,
contornavano il bosco di betulle
e il bianco dei capelli
non era folta magrezza
né anni impigliati
in reticelle sottili,
ma pudica luminosità,
fulgore.

.
Se ne stette
per tutto il tempo
a cavare un ragno da un buco.
Non trovò di meglio. E, intanto,
il macero d’anni non s’arrestava.
Anche le foglie più dure
cedevano ai silenzi avviluppati di cielo,
essiccate.

Ricordò
d’averle viste nelle vetrine dell’erborista,
emaciate. E non era affar suo.
A quel tempo,
non poteva pensare alla morte.
La morte è un suggello,
come un fiore, quando lo posi o lo dipingi,
per meglio assaporarne il gusto, il profumo più intenso,
vero.
Corse fuori, all’aperto,
e nell’atto di trattenerle scivolò sul terreno umido.

L’odore rassicurante dell’unica cosa rimasta
lo fece sentir bene.
Dal basso, quella pioggia diradata, lenta,
lo mise di buon umore,
anzi fu tale il gusto
che stette a guardarle cadere,
una a una.
Le assorbì.

Quando si riebbe, la pioggia era cessata
del tutto e i rami nudi, scarni di voci e attese,
elisi, parevano estranei alla vita. Morti.
Le parole rimaste
ruzzolarono nel fosso e, infine,
non si udirono più.
Mute, si mostrarono in piccoli ritagli
di corteccia ammuffita: gli unici
segni rimasti.

.

pp.23-24

.
(continua)

.

La malga,
contornata di leggiadre carezze,
incisa,
staccata da quel che restava,
sospesa, eppur piantata
nella roccia più dura
emanava una luce,
intensissima,
come non si vede in nessuna stagione.
Salì sul porticato e spinse la porta
che si aprì, cigolando.
Vide un ambiente
soffice di impenetrabili oscurità,
sonnolento, per il riposo di mezzo,
buio.
Le imposte
nascoste da soffici tendaggi,
non erano quelle di una malga
perché, al di là del marsupiano,
grigi palazzi privi di storia,
come gendarmi,
ne occludevano la vista,
la limitavano.
L’ambiente gli era sconosciuto.
Non riusciva a ricavarlo.
Solo gli parve
che una scialuppa in fondo al mare
la dovesse annegare.
Ma il senso della terra è più grande.
E più grande è la Luna,
quando appare sull’umore mutevole dei pesci.

.

p.24

.

(continua)

.

Si avvicinò allo scrittoio, e nell’atto di guardare si accorse della vanità. I ninnoli, preziosamente avvolti in lunghissimi rotoli di sonno, non avevano nulla da dire, e la polvere, che ne fissava lo sguardo in fotogrammi bui, dimenticati, non aiutava certo a capire.
Le parole, come fiumi, si infiltravano oramai nelle crepe dei secoli, li coloravano, e anche l’autunno di quelle foglie trattenute era nulla al confronto del suo stupore. Un’opinione come un’altra, certo, e perché no, quella dei più; non conta.
Quando non riconosci il figlio, quando non l’ami, quando su ali rosee di farfalla compi l’aurora e ti allontani, non è il crisantemo d’acqua che sboccia, né i timidi boccioli di cristallo. E’ l’anima buona dei morti. Ti conforta.
S. Candido si delineava sicuro nei perimetri di bosco e la stazione era in disuso. Su una panchina, chiusa alle spalle da un WC perfetto l’uomo aspettava. E il viso era coperto, chino. Addormentato.
La palude gli si manifestò in quel grumo d’occhi, infida di limo e fiori, trasversale. Non la guardò, né si stupì del gracidare mesto delle rane. Solo lo contornò d’abbracci, il buio fitto di stelle e lucidi lontani. Gli passarono accanto e non si mosse.
Ikra Kalun non lo salvava. Non l’affidava al canto di una gru, l’inchiostro; quando raggiunse l’osso, muore.
Quando notava la pelle aggrinzita e rossiccia di quei turisti sul Passirio stentava a crederci. E gli uccelletti, come miele, posavano le ali per saperne di più.
Era forse quella l’immortalità che aveva sempre cercato. Se ne convinse. E non c’era altro da fare, perché quanto potesse sfuggire a quei meriggi splendenti di sole, veri, i salici non si erano mossi per tutto il tempo, e gli aceri, severi d’ombre e di frescura, impollinavano l’aria dei misteri più grandi.
Il ponte romano, poi, che dalla chiusa rimbalzava sul masso più duro, ne sopportava il peso.
A un tratto, vide, confusi ai visi lunghi a cilindro, le magliette jeans dei giovanotti, e le signore, punteggiate di soavi lentiggini, portavano sul cap rami d’ambra e felci, come la prima volta.
-A che serve la morte, la vita che resta, che si consuma a poco a poco- Doveva tornare e il tempo non gli bastava per centrare il fianco esposto di un cervo. Lo prese di mira e lo mancò per poco.

.

pp.24-26

(continua)

.

Ridiscese sulle guardinghe rotte ombreggiate d’occhi curiosi e molli

e si confuse al lento agonizzare della gente,

ai glicini,

che avevano dato tutto di sé

e a quei tralicci

colmi d’odori e rose nuove.

Ora,

sulla panchina della stazione,

la morte sembrava volesse correggerne il tiro:

le malefatte del tempo che scorre,

la storia.

Gli astri non avrebbero capito.

Col sorriso di sempre,

misto al vociare convulso della folla,

cieca dei mille volti,

inespressa e muta,

anche la musica s’allontanò:

-Se ci fossero occhi per guardare

stelle da coprire il cielo,

son certo che la morte verrebbe presto-.

Fas Gruber morì il 13 Marzo ’83.

Sulla sua tomba, ricoperta di felci e sterpi,

nascosta,

vanno a posarsi,

di tanto in tanto,

i passeri,

quasi a volergli parlare.

E non c’è gente che distolga lo sguardo,

o bimba.

La malga,

dopo alcuni anni,

dovette cedere al peso di un traliccio che

ne deturpò, per sempre, il ricordo.

Nelle sere d’Agosto,

il gigante risplende in quei lustri di Luna,

umido quanto basta,

sospeso.
.
Fra i dirupi accecati del tempo,

vedi allora,
cavate dagli occhi,
le case,
le culle,
le mille canzoni disperse,
ed è tardi per tutto.
Pure il meglio che hai
se lo prende, di notte,
la Luna,
come soffio d’amore …
che dura.

.

pp.26-27.

.

Fine

.


nota biografica dell’autore Arturo Maria Licciardi

.
nato a Palermo il 20 settembre del 1942
ivi residente e domiciliato in via G.
Sciuti n°6 tel.091/304799

insegnante titolare del ruolo normale
dall’anno scolastico 1966/67, attualmente
in servizio presso il Circolo Didattico
Partanna Mondello di Palermo,

ha conseguito la Laurea in Pedagogia nel
Marzo del 1988 con una tesi su K. Jaspers
dal titolo Il naufragio dell’esistenza,
riportando la votazione di 110/110 e la lode
e il diritto alla pubblicazione, relatore
il preside della Facoltà di Magistero
di Palermo, prof. Gianni Puglisi,

ha scritto centinaia di poesie, due
romanzi e un saggio,

sosterrà nell’autunno di quest’anno
la prova scritta del Concorso alla
Cattedra di Filosofia, Scienze dell’educazione e
Storia,

le Cattedre di Estetica e di Filosofia del Linguaggio,
tramite i loro titolari, hanno chiesto al Ministero della
Pubblica Istruzione il distacco del sottoscritto
dalla sede di titolarità alla Facoltà di Magistero di Palermo
per l’a.s. 1991/92,

Palermo 10 Aprile 1991

.

firmato
Arturo Maria Licciardi

Radici, Poesia di Barbara Miranda

.

Radici

.

Recidere le mie radici

Affondate nella torba nera e fresca

Non obbediente

A nessuna legge di gravità

Non obbediente

A nessun richiamo

A nessuna paura

A nessuna responsabilità.

Salire, salire più in alto

Più in alto dove non c’è più niente.

.

(Barbara Miranda, Radici, 18 agosto 2011)

A distanza di …, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Eravamo davvero felici

anche se

hanno tentato in mille modi

di separarci.

La nostra caparbietà

aveva vinto

e oggi,

a distanza di vent’anni

dai nostri indimenticabili momenti

vissuti insieme

penso che,

in confronto,

il peggio doveva

ancora arrivare.

L’ inferno, ora,

è qui

e adesso.

Con noi


.
(Luisa Mocciaro, A distanza di …, Dicembre 2020)

Accade, Poesia di Francesco Augello

.

Accade

.

Accade, accade di perdersi,

esclamerai che il tempo è volato,

che qualcosa per strada è andato,

forse avrai pianto, amato,

nel silenzio, persino riso,

in un attimo sentirti sfiorare il paradiso,

avrai fatto poco o tanto;

fluttuerai nei tuoi perché …

perché non è mai stato un traguardo!

Forse avrai smesso di giocare,

in un lesto tempo, prima di andare …

ma capirai che sarà stato necessario,

per incontrare il tuo universo

o ciò che hai perso

e ancora una volta per perderti,

ma in fondo sarà stato un ritrovarti,

un ritrovare, andare e non più tornare,

come onde in alto mare,

un flusso intermittente, come corrente,

un ripensare alla vita, alla gente,

alla tua e all’altrui mente,

a chi non ti ha mai mentito,

ma alla fine è partito, sparito,

un ripensare ai tempi più o meno bui.

E così accade, accade ogni giorno,

di smarrirsi nel tempo del non ritorno,

di chi ama, ma non meno ne ha bisogno,

senza dimenticare di andare oltre,

perché la mente, accade sempre,

ama giocare a botte.

.

(Francesco Augello, Accade, 12.12.2020)

.

 Nota biografica:

 “Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.”

.

Per scoltare la Poesia recitata dall’Autore clickare sul link:

.

https://www.francescoaugello.it/poesie/Accade.mp3

.

Base musicale: wayne-john-bradley-just-breathe Music promoted by https://www.free-stock-music.com Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Pensierino, Poesia di Maricò

Pensierino

.

Pensierino del mattino delicato
.

talvolta sale irrefrenabile il desiderio
di un vaffa

a chi afferma,
nemmeno tanto negando,
la voglia di recedere dal luogo
e dalla funzione, scelti e non imposti.
.

Un “Addio ai monti” deve contenere la nostalgia del paesaggio,
delle cime, del Fiume,
dei luoghi e Persone
altrimenti non é.

.
Un silenzio perfetto
sarebbe stato eloquente.

.

(Maricò, 23 Luglio 2020)

Per sempre, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Per sempre
.
.

Sei mesi rubati alla tua vita,
depredati al nostro amore.
Potrà esistere mai giustizia riparatrice
per un furto tanto sacro?
.

Rabbia, dolore, disperazione

ogni giorno,

ogni singolo minuto

di giornate

inondate da lacrime

copiose e

amare.

.

Voglia di vendetta

indicibile.

Sommergerei la pseudo-giustizia

del nostro bel paese di venduti.

Ma nulla sarà bastevole

a ripagare i giorni

d’ infinito vuoto

che mi scorrono addosso.

Solo il sangue dei colpevoli,

forse…

ma è adesso che vorrei vederlo scorrere.
.

È adesso che

vorrei vedere in azione

il male più oscuro

mai provato prima.

.

Un intervento

necessario

immediato

perché tutto finisca

subito

per non impazzire ancora

e ancora e … più

velocemente di un cancro

che sta divorando quella luce

che solo tu hai saputo donarmi.

.

In debito con te,
per sempre.

.

(Luisa Mocciaro, Per sempre, 6 Dicembre 2020)

Novae, Poesia di un autore di passaggio

.

Novae?

.

Guardare i miei capelli bianchi

Pensare

Sono io?

Sì, sono io

E cosa narra ognuno dei miei capelli bianchi

Odo gran vociare

Tutti vogliono parlare, raccontare

Alcuni sembra che vogliano scambiarsi dei  pareri

Paion litigare

E poi l’uno accarezzar l’altro

E l’altro l’uno

Scena commovente

Brillano  quasi, fossero d’argento

Li lasciai a scivolar l’un sull’altro

A coprirmi il viso, gli occhi,

Scoperti gli orecchi

Perché sentissi? Chissà!

Stetti ad aspettare

Non udivo nulla

Il mio capo chino

sulle mie stanche gambe

 Drizzavo quasi il capo

Ma, per un attimo

Cominciai ad udir qualcosa

Mi fermai

Ognun d’essi aveva qualcosa da

Narrare

A me arrivavano parole intere

Spezzate, consonanti e vocali

Nessun compiuto discorso

Né periodare, né breve fraseggio

Ciò accresceva la mia curiosità

La mia attesa: saran forse ricordi?

Oppur novae!

O realtà sognata!

O Sogno da vivere

Percorrendo  la vecchiaia.

.

(un autore di passaggio, s.d.)

Mio, Poesia di Barbara Miranda

.

Mio

.

Mio, sempre con me

Dietro di me, davanti, sopra, sotto, dentro

Nel flusso di acqua e sangue della mia anima

Nello scorrere del tempo a ritroso

Attraverso la memoria dei secoli

Fiori di luce e tenebra

Rifioriti di nuovo smalto

Coralli marini dove il blu scivola nel nero

Profondamente, profondamente

Nel nucleo vitreo della terra

Zaffiro e oro puro l’azzurro dei tuoi occhi

Voragine di spuma e lava le tue braccia

Che attendo sospesa e barcollante

Come di primo volo d’uccello appena nato

E paesaggi ignoti che vedo con te

Per la prima volta.

.

( Barbara Miranda, Mio, 2012)

Buon Settembre Amici, Poesia di Maricò

.

Buon Settembre Amici 

.

Domani è Settembre.

Cosa trattengo dell’estate?

Corpi, segni, panneggi,

linee, piani inclinati

richiAmi di Mare e Terra,

intus d’una Epifania quasi perfetta.

Il firmamento ch’odora

di gelsomino e sale

il soffio vitale del maestrale.

Piccoli accadimenti no:

mala fede, malfidenza,

sfiorano senza far male.

Tornano invece voci e volti

orme e forme,

audaci come l’età acerba.

Ora il Tempo veste nuove plaghe

percorsi di coraggio, ardore e talento

consapevoli noi di non essere invincibili

e forse, sperando, il bello arriverà.

Buon Settembre Amici

.

(Maricò, Buon Settembre Amici, 2020)

Vorrei, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Vorrei

.

Per sempre tua nel corpo e nell’anima

Vorrei esistesse un altro mondo, più giusto e umano.
Vorrei che nulla ci separasse più.

Vorrei non versare più lacrime per una giustizia iniqua.
Vorrei essere stata la donna pronta alla vita che avresti meritato al tuo fianco.

Perdonami se sono così imperfetta.
Sappi che l’ amore che ho non conosce confini e che ho cercato di essere più di quanto realmente posso.

(Luisa Mocciaro, Vorrei, 2 Dicembre 2020)

Un oltre, Poesia di Nefissa Labidi

.

Un oltre

.

Il tempo in guerra è un tempo senza fine,

quella guerra resta dentro

anche oltre il conflitto oltre la paura ed il dolore

La lunga attesa di chi non torna più

non torna più perché

morto

deportato

annegato

o di se stesso si è dimenticato.

Voi che da questa parte

la guerra

non avete provato

Lettere da figli, amate o madri

Voi non le avete mai attese

Nessuna speranza nei vostri miseri cuori

Pieni di rancori e offese

Le vostre mani, a chi ha sofferto, rifiutate!

Una guerra cercate?

Un’attesa di un caro mai tornato, volete?

O volete quel bacio puro

Di un figlio a suo padre tra il filo spinato?

Non siete degni di tanto onore

Voi che non sapete dare

incondizionato amore!

..

(Nefissa Labidi, Un oltre, 2018)

Un pensiero in versi ed uno … in prosa, Poesie di Francesca Paola Licciardi

.

Un pensiero in versi ed …

Giá…, tu, Fortuna,

Da subito dissuadi dal fare

Fin dai tuoi primi colorati simboli

Dissuadi dal tentare.

Io ti ammiro,  sì,

Affascinante creatura astratta dalle mille forme quasi irresistibili

E tante volte Dea!

Ma tu non mi catturi

E pur davanti ai miei pargoletti ti ho subito smascherata!

Un’altra creatura, meno bella  e “dura” da seguire ci accompagna :

la tua amica Volontà .

Con lei non ti nego

Ma ti costruisco io

Come obiettivo di ciò che voglio!

.

(Francesca Paola Licciardi, 16 Novembre 2020, ore 07.49)

..

… uno in prosa

Mio piccolo artista …, tra il cielo…, -limite dello spazio che a te offre questo mondo…, e la terra solida, del tuo presente stare tra ciò e chi è a te caro e prezioso…., eccoti nelle invisibili possibilità del futuro …, bianco e in divenire . Una incantevole  coccinella,  poi, sbuca alla base…, perché  fortuna non cerchi, giacché tu stesso stai nella cura di farla da te!

.

(Francesca Paola Licciardi, 16 Novembre 2017)


Frammenti, Poesia di Maricò

.

Frammenti

.

Così è di moda tra

i Parvenu.

Il Sempre non è Per Sempre.

Il certo si veste di probabile.

Bastano pochi mesi dall’addio e strappare lacrime e vesti,

per sentire il richiamo della claque.

L’applauso a confermare il Vate

e nell’Olimpo il Parnaso.

Piccoli uomini

e flessi vestali e cicisbei.

Io non sono migliore, sono eretica.

Coltivo la parola e il silenzio

come istantanei frammenti di me.

.

(Maricó, Frammenti, 29 Agosto 2020)

Halloween, Poesia di Danilo Valente

.

Ad Halloween, tutti indossano costumi

e mangiano dolciumi

.

Ad Halloween tutti sono spaventosi

e guardano film dove le persone appaion dolorose

.

Ad Halloween le persone, come fosser dei mostretti,

vanno a chiedere scherzetti oppur dolcetti

.

Halloween è una festa divertente

e dietro maschere si nasconde tutta la gente

.

E questa Poesia l’ha scritta Danilo Giuseppe Valente!

.

(Danilo Valente,, Halloween, 2020)

Sotto la mia ala (A mia madre), Poesia di Barbara Miranda

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Sotto la mia ala (A mia madre)

.

Ti nascondo sotto la mia ala

io, bimba figlia/madre

Senza madre.

Così vuoi andare via

senza svelare i tuoi segreti

senza un tocco

senza pace.

Fangosa e liquida

scorro sul tuo biancore

d’impenetrabile marmo

d’assordanti stoici silenzi

e non ho ancora imparato

abbastanza.

Barbara, venti giorni prima di andartene

.

(Barbara Miranda, Sotto la mia ala, 16/11/2012)

.

Altrove, Poesia di Luisa Mocciaro

.

Altrove

.

Il cielo plumbeo,

a pochi centimetri dalla mia testa,

mi opprime

Incoraggiandomi all’abbandono.

Soffoco,

sotto questa coltre asfissiante,

all’ombra di un Sole

che non scalda più,

sotto un manto

le cui stelle a brillar non stanno.

Freddo è il mondo,

spenta l’esistenza …

Una rinuncia importante:

lanciare i tempi della mia vita

da i lembi d’un profondo precipizio,

frantumando ciò che era già finito.

Una lunghissima parentesi

il mio presenziare.

Altrove

è il mio posto,

, dove ritroverò i miei sogni

insieme alla nuova strada

da seguir, però,

senza più timori.

Nella valigia,

gli affetti più cari:

il diario

con bianche pagine

di un passato, e …

il mio cuore

svuotato.

.

(Luisa Mocciaro, Altrove, Novembre 2020)

Il bivio, Poesia di Francesco Augello

.

Il bivio

.

Oh viaggiatore,

qual desiderio avrai di percorrere più di un cammino,

di abbracciare o allontanare il tuo destino, ma non arretrare, perché…

conoscerai la follia,

ma non saprai di ella dire se è paura o malattia,

vedrai occhi smarriti,

ma vestiti di tracotanza,

incapaci di seguire la luce, la sua alternanza,

conoscerai l’inganno,

camuffarsi dietro un finto affanno o un indotto malanno,

vedrai la cattiveria,

dipingersi sul volto di gente poco o tanto seria,

conoscerai l’ipocrisia,

 quant’anche non abbia mai percorso la tua via,

 vedrai Re e Regine senza trono,

dei propri errori incapaci di chiedere perdono,

conoscerai degli umani senza un credo,

 gli unici dotati di fede e a non farne mistero,

vedrai dei predatori morali ergersi come un Dio,

 ma pur sempre rimanere dannatamente “nani”,

della loro vita mai sovrani.

Vedrai e conoscerai….

ma non una sola parola dovrai tacere

né arrestare il tuo cammino…

perché di questo mondo

abitato da gente dall’umanesimo ambiguo,

dovrai percorrere ogni singolo bivio.

.

( Francesco Augello, Il bivio, 06/11/2020)

.

Nota biografica dell’autore

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Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad 6orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

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Clicca sul link  per ascoltare l’audio dalla voce dell’autore
https://www.francescoaugello.it/poesie/ilbivio.mp3

Per non dimenticare un rivoluzionario conosciuto come Sócrates e la Democracia Corinthiana: una Pagina di Storia trovata nella Rete e riportata dall’Artista dell’intarsio su legno e Poetessa Nefissa Labidi

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Per non dimenticare un rivoluzionario conosciuto come Sócrates e la Democracia Corinthiana

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Il protagonista della nostra storia di oggi è un uomo differente rispetto a tutti gli altri, giocatore meraviglioso con un nome da filosofo: Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio noto come Sócrates, così battezzato dal padre che nei suoi studi da autodidatta si era appassionato ai grandi pensatori greci dell’antichità.

Un nome a dir poco impegnativo per quel ragazzo magro e ciondolante, dalla capigliatura fluente e dagli occhi profondi, ma che si addiceva perfettamente ad un uomo la cui cultura e intelligenza andavano ben oltre la media dei calciatori del tempo.

Sócrates, nato a Belém il 19 febbraio 1954, esordisce nel calcio che conta con la maglia del Botafogo di Ribeirão Preto, dedicandosi sia al calcio che alla laurea in medicina, alternando molti libri a pochi allenamenti perché, come candidamente ammesso da lui stesso in più di un’occasione: “in campo ci sono quelli che corrono e quelli che pensano”.
E lui pensava, beveva, fumava e giocava in modo diverso da tutti gli altri, accendendo la luce ad ogni singolo tocco di palla, rivoluzionando per sempre il ruolo della mezzala grazie anche ai suoi celebri colpi di tacco che non erano atti di narcisismo ma “manifestazioni di libertà che dovevano far innamorare”.

Quando nel 1978 arrivò al Corinthians, in poche settimane divenne il leader della squadra e ideò quella che ancora oggi è ricordata come l’unica esperienza di completa autogestione nella storia del calcio e che passerà alla storia con il nome di “Democracia Corinthiana”.

Per comprendere appieno la portata rivoluzionaria del progetto, dobbiamo necessariamente parlare di cosa era il Brasile in quel determinato periodo storico.
Il Brasile degli inizi degli anni ’80 era infatti un paese antidemocratico, che in nulla differiva dalle altre esperienze dittatoriali attive in quegli anni in America Latina.
Il regime dei Gorillas, iniziato nel 1964 con il colpo di stato guidato dalle forze armate brasiliane, proprio a cavallo tra anni ’70 e gli anni ’80 raggiunse il proprio apice, arrivando a censurare la libera stampa, a uccidere e torturare i dissidenti e a controllare in modo capillare ogni aspetto della società, calcio compreso.

In quel contesto sociopolitico così complesso, la squadra capitanata da Sócrates riconobbe al calcio un potere sociale immenso e si prefissò l’obiettivo di dimostrare al popolo brasiliano che “altri liberi cittadini” sarebbero riusciti a creare e a gestire una società diversa, radicalmente diversa rispetto a quella monocolore proposta dal regime.

A permettere la nascita di quella meravigliosa esperienza fu una curiosa concatenazione di eventi favorevoli e quel gruppo di “calciatori cittadini” fu aiutato da un presidente illuminato di nome Waldemar Pires che, come prima mossa, decise di portare alla propria corte Adílson Monteiro Alves, un sociologo che ben poco si intendeva di calcio ma che con il suo aspetto da rockstar si era fatto conoscere per il suo impegno contro la dittatura.

Ma fu Sócrates, il Dottore, a proporre e a dar vita alla rivoluzione: ogni decisione riguardante la formazione, i turni di allenamento, gli acquisti, gli stipendi, i premi partita e via dicendo non sarebbe stata più presa dai vertici della società, bensì da tutti.

A partire dal presidente, passando per Sócrates, sino ad arrivare all’ultimo dei magazzinieri, tutti potevano votare.
Tutti i voti erano uguali e tutti, in egual modo, potevano contribuire a determinare le sorti societarie.

Un messaggio semplice che, però, nel Brasile sotto la dittatura del generale Figueiredo assunse ben presto le sembianze di atto sovversivo.
Tant’è che la Democracia Corinthiana fu attaccata sin da subito dal regime, preoccupato dai risvolti che avrebbe avuto quell’esperienza inedita.
Anche la stampa iniziò ben presto la propria campagna denigratoria contro quel Corinthians, sostenendo che quell’esperimento non avrebbe mai funzionato e che di fatto tutto il progetto non era altro che un pretesto per fumare marijuana e spassarsela con le donne.

Sócrates, dal canto suo, era certo che quel “nuovo” sistema avrebbe presto dato i suoi frutti perché in fondo: “la Democrazia ha sempre funzionato sin dai tempi dell’Antica Grecia, perché non dovrebbe funzionare ora?”

Nel frattempo, con il passare delle settimane la situazione si faceva sempre più pesante e a cadenza pressoché giornaliera il regime sottoponeva a perquisizioni il campo di allenamento del Corinthians, alla disperata ricerca di prove di attività illecita.

I calciatori compresero quindi che l’unico modo per difendere il proprio sogno e per legittimare quell’esperienza era vincere.

E vinsero, vinsero per ben due volte il Campionato Paulista nel 1982 e nel 1983, con Sócrates che ad ogni goal realizzato dalla propria squadra alzava fieramente il pugno al cielo come Tommy Smith alle Olimpiadi del Messico.

La squadra entrava in campo con magliette slogan. “Votate il giorno 15” c’era scritto alla vigilia della prima votazione politica dall’anno del golpe e sugli spalti capeggiava lo striscione “Vincere o perdere, ma sempre con Democrazia”.
Dopo il secondo scudetto Paulista, il radiocronista Osmar Santos, preso dall’entusiasmo, si alzò in piedi e urlo “Viva la Democracia Corinthiana, rivogliamo l’elezione del presidente”.

Sócrates dopo il secondo titolo lasciò il Brasile per una breve e sfortunata esperienza alla Fiorentina, quel gruppo si sciolse e l’esperienza Corinthiana sul rettangolo verde terminò.

Restò tuttavia viva e forte nel cuore del popolo brasiliano l’idea di una società diversa, libera e democratica.
Quel popolo che dopo l’insegnamento di Sócrates e compagni iniziò a scendere nuovamente in piazza per rivendicare i propri diritti, per riavere le libertà perdute e da lì a poco riuscì nel proprio intento.

Quando terminò la propria esperienza da calciatore, Sócrates iniziò una nuova vita che lo vedeva impegnato come medico, come intellettuale e, purtroppo, come bevitore.
Aveva detto “voglio morire di domenica nel giorno in cui il Corinthians vince il campionato”.
Morì il 4 dicembre del 2011, una domenica, a soli 57 anni, poche ore prima che il Corinthians vincesse il quinto titolo della propria storia.

In questi giorni in cui il Brasile si ritrova in ginocchio a causa delle politiche scelerate e settarie di un leader che sta riportando il paese al collasso sociale, il nostro augurio è che l’esperienza Bolsonaro possa finire come quella dei predecessori: schiacciata sotto il peso della democrazia e del popolo libero.

Perché Sócrates e compagni ci hanno insegnato che quella della Democracia Corinthiana è stata tutto fuorché una utopia.

.

(Nefissa Labidi, Una Pagina di Storia trovata nella Rete e riportata dall’Artista dell’intarsio su legno e Poetessa)

Mi sono innamorato, Poesia di Danilo Giuseppe Valente (all’età di 8 anni)

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Mi sono innamorato

.

Liliana

Hai gli occhi verdi come una foresta

I tuoi capelli si abbinano al tuo viso bellissimo

Mi mancano i tuoi abbracci  a sorpresa

Quando siamo lontani, e io sono un po’ triste

tu rimani sempre nei miei pensieri

Ormai sei entrata nel mio cuore

Perché di te mi sono innamorato

.

(Danilo Valente, Mi sono innamorato, Novembre 2020)

Crisi del settimo anno, Poesia di Barbara Miranda

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Crisi del settimo anno

.

Qualcosa, una reminiscenza forse …

Che si intensifica e si sgonfia

Come un polmone

Un déjà-vu

Un ciclo che si compie e ricomincia.

Amore e non amore s’intersecano

La vita e la morte del silenzio

.

Lo slancio,

schizzato rotola

sulla pedana scricchiolante

del teatro degli sconsacrati.

.

E poi  l’eco, mozzata

E poi l’ironia

E poi l’amore

.

E il disconoscimento di sé.

E io non cedo

O forse ho già ceduto.

.

(Barbara Miranda, Crisi del settimo anno, 19 settembre 1997)

Sensazione di gelo, Poesia di Luisa Mocciaro

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Andò via

mio padre

sì, andò via

in una fredda mattina

di febbraio.

.

Fu una di quelle partenze

in cui non si ha né il tempo

né il modo

per capire che quel suo andar via

sarebbe stata l’ultima volta,

l’ultimo abbraccio,

perché

in quel luogo verso cui

si conduceva

tutto cessava di essere

O di esistere!

.

Oggi,

di ritorno

da un incontro,

ho provato

la stessa triste

sensazione di gelo

che lascia cadere

pur le parole

perché nulla

ha più senso.

.

(Luisa Mocciaro, Sensazione di gelo, 20 Novembre 2020)

Autori inviolati, Poesia di Francesco Augello

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Autori inviolati
.

Ho conosciuto dei veri scrittori,
perfetti, privi di difetti,
che mai hanno scritto un sol libro,
mantenendo delle loro parole
un sano, giusto equilibrio,
ricusando una biografia della loro vita,
inclini al rifiuto di quel versare
qualcosa in una polverosa reliquia.

.
Scrittori che hanno negato…
come quel dissolvere il loro passato,
ciò che in loro era già nato,
preferendo una vita celata
ad una esistenza mal confezionata;
sono scrittori inconsapevoli,
esigenti, spesso intransigenti,
ma di un loro pubblico si vantano
di essere nullatenenti e ancor meno,
di aver compiuto una sola azione…
in direzione di una pubblicazione.

.
Autori inviolati, ignoti alla stampa,
già condannati, talenti, ai più, mai nati;
le loro opere non conoscono alcuna fiera,
eppure rimangono abili scrittori,
d’altra frontiera, di penna severa,
ma pur sempre saggia e sincera,
preferiscono esser distanti
da quelle menti ignoranti o omologate,
da quelle recensioni abusate,
usurpate e mal pagate.

.
Scrittori che anelano l’ombra,
più che chinarsi alla menzogna,
ancor meno tollerano alle loro spalle
il peccato di un libro, minare il loro equilibrio;
a quel pubblicare con difetto d’orgoglio,
preservano, così, casta la loro cultura,
come impenetrabile sogno o irripetibile avventura,
vivono di un’arte antica,
come quella cesellata sulla volta d’una chiesa,
ma senza giuria, senza pretesa.

.
È un evitare una prostituzione culturale,
figlia di una apprezzata stupidità dei molti,
con la certezza dei mille volti,
per una cultura dai pochi risvolti;
provo rispetto per il loro anonimato,
io che di scrittore ho poco o nulla,
ma ho tentato, realizzando il mio peccato,
perché del libro rimango, in eterno, affezionato.

.
Ma non disdegno per taluni miei scritti
rimanere un milite di penna ignota,
di versi mai vergati, congelati, preferire ai manoscritti,
gli orali elogiati, sempre apprezzati
e non lasciare che la mia grafia
tracci solco alcuno, per non esser considerato,
di terreno pensiero, inopportuno,
ma rimanere comunque un umile Autore
di quel mio essere un eterno, disinvolto, oratore,
della vita, pur sempre, un saggio lettore.



(Francesco Augello, 09.06.2020)

.

Nota biografica:

Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

.

Link audio alla poesia, clicca sul link per ascoltare:
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IO SONO AFRICA, Poesia di Nefissa Labidi

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IO SONO AFRICA

.

Africa

Nelle mie sembianze

e nel mio cammino

Intreccio storie con il mio passato

Rifiorisco nelle danze dei miei figli

Le loro lacrime sono rugiada al primo raggio di sole

La mia terra, pullula di semi vivi

Le mie rughe sono sorgenti di sapere

I mari intorno a me

Trasportano nel vento

I miei canti antichi

I miei germogli dal colore della notte

Ogni petalo è una stella in cielo

Il mio futuro saranno

Forti guerrieri

Ovunque andranno!

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(Nefissa Labidi, 9 Febbraio 2019) 

Brivido nel buio, Poesia di Barbara Miranda

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Brivido nel buio

.

Né fame, né sete.

Solo voglia di andare…

Metto su i miei sandali rossi,

Un vestito leggero

E scendo giù in strada…

Un po’ di brezza per me

Carezza di brezza dolce di fiele

La mia storia d’amore (solo mia?)

Dorme dentro un vagone ormai fermo.

Strattonata presto si sposterà

E si scioglierà in polvere iridescente

E seminerà fiori sull’asfalto

Sangue sulla terra

Neve sulla sabbia

Luce nella morte

Brivido nel buio.

Chissà in cosa si trasformerà?

.

(Barbara Miranda, 1 agosto 2011)

E lì, Poesia di Luisa Mocciaro

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E lì

.

Perdersi tra infinite stelle

e costellazioni sconosciute

ancor prive di nome

e di quelle odiose “etichette”

che son peggio

di un marchio a fuoco

sulla pelle.

E lì,

tra quelle luci morte

da millenni

e viver nell’illusione

di esser loro accanto …

come un caro

che non avresti mai

voluto lasciare

ma continuare ad essergli vicino.

E lì,

ove le leggi dell’uomo non possono

ove tutto è ancora possibile

persino sognare…

.

(Luisa Mocciaro, E lì, 11 Novembre 2020)

Lamento, Poesia di Francesco Augello

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Lamento

.

Ho poggiato le mani sulla gelida tomba

non un solo afflato,

ma tanta luce e poca ombra.

Ho lasciato che i ricordi dei miei cari

della terra che a loro fu lieve

trattenesse umili preghiere,

per accogliere in un tempo lontano o breve

chi mai ha dimenticato la loro mano

il gesto sempre umano

di chi ha vissuto appieno la propria vita

con un pensiero sempre nobile e gentile

per quella non ancora esaurita.

Ho bussato con vigore sul granito,

consapevole ed impaurito,

ma non una solo eco ho udito,

solo un vibrato mormorio,

ma era il mio…

alla fine quel deposto fiore è servito,

testimone un girasole piegato,

prono a quel soffocato gelido lamento

di chi nell’eterno suo riposo,

nel proprio e nell’altrui tempo…tace

perché degli eventi narrati

non sa darsi pace.

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(Francesco Augello, Lamento, Agrigento 17/10/2020)

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Nota biografica:

Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

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Carola, Poesia di Nefissa Labidi

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Carola
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Ti danno in pasto ai leoni spelacchiati

Affamati di diritti altrui

Sbranano la tua umanità che vedono come nemico

Tu FIERA, alzi lo sguardo dignitoso

Che loro non sanno sostenere

Con voci graffianti, uno sbiadito ruggito

Ti urlano di andare via

Ti chiedono di perdere te stessa

Ma tu sei Carola, Colei che dalle fauci del mare

Hai strappato vite umane

Lasciando al popolo parassita

Solo parole che volano nel vento

E si disperdono nella loro viltà!
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(Nefissa Labidi, 29 Giugno 2019)

Un recente Dialogo con Mamma, di Danilo Valente (8 anni)

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Un recente Dialogo con Mamma,   di Danilo (8 anni)

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Danilo: Mamma, ho pensato che il colore del vuoto è bianco, non nero!

Mamma: perché?

Danilo: allora, perché il buio è nero!

Mamma: perché il buio è  assenza di luce?

Danilo: sì, ma vedi nero non perché l’aria è nera ma perché il nero assorbe tutti i colori …, allora in una stanza piena di giocattoli colorati, al buio, tutti i colori delle cose si mischiano e fanno il nero, ma pieno di cose.

Mamma: sì, e pure l’aria è qualcosa, perché occupa uno spazio!

Danilo: ah certo, infatti, alla luce l’aria è azzurrina e si riflette pure nel mare, ma senza luce, di notte, sia il cielo che il mare sono neri.

Mamma: certamente, e quindi? Non mi hai spiegato perché il vuoto è bianco.

Danilo: quindi, io immagino il vuoto bianco, perché rifiuta tutti i colori e, per questo motivo, non è nemmeno un colore, solo lui può essere quello dove non c’è nulla! Capisci, Mamma?

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Danilo Giuseppe Valente, 2020

Taci, Poesia di Barbara Miranda

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Taci

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Taci perché il tuo grido

Bagnato, svuotato, vibrante di calore sensuale

Arrivi a me amplificato e assurdo.

Taci perché è così che sai spezzarmi le ossa

E uccidermi di nostalgia e di rimpianto

Per tutto quello che mai sarà.

Le tue note di cose mie, di cose nostre

Di cose sognate e attese migliaia di giorni

Ma odo solo la voce della tua chitarra

Mentre tu taci.

E’ la paura che ti rosica i piedi,

Paura della mia voce,

Dei miei occhi

Sfacciatamente aperti su di te,

Paura delle mie mani

Che si allungano nel vuoto per toccarti.

.

(Barbara Miranda, 02 novembre 2011)

Come danza, Poesia di Francesco Augello

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Come danza

.

C’è un soffio in ogni essere

portatore di benessere

è una polvere sottile

ma resistente come colla di vinile

C’è un soffio che resiste

nell’anima più profonda

motore di ogni sentimento,

dal faceto al non udito lamento

Un soffio che è vita, speranza,

è come una danza,

frutto di una segreta poesia

che attraversa ogni continente,

da occidente ad oriente,

un soffio oltre corrente, oltre la mente.

C’è un soffio per ogni individuo,

naturale formula in colui che è Vivo

in colui che impara a volare,

ad Amare…

un soffio che si fa strada

che lentamente avanza…danza,

da sempre oltre ogni corpo,

oltre ogni legge o sostanza.

.

(Francesco Augello, 09.10.2020)

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Nota biografica
“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità

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Autunno favoloso, (Poesia di Danilo Valente – 8 anni)

Autunno favoloso

.

E’ arrivato l’autunno un poco scombinato
Ma è anche molto colorato
.
Ci sono foglie rosse, marroni e gialle
Che scendono dagli alberi come fossero farfalle
.
Si torna al lavoro e a studiare
E le sveglie iniziano a squillare
.
Anche se piange un po’ piovendo
La natura va crescendo
.
L’autunno è davvero favoloso
Come ogni stagione della vita
è molto prezioso

.
(Danilo Valente, Ottobre 2020)

Dentro al comprendere, Poesia di Barbara Miranda

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Dentro al comprendere

Troncare gli slanci

Uccidere il desiderio

Fermarsi alla stazione

Con le valigie in mano

Tornare indietro al buio

Verso la pozza insulsa

 E stagnante del sé.

Questo cova dentro al comprendere.

Spazza via millenni di storia

Ignoto stolto folle

Tendi le dita al bianco pagina

Voragine vergine

Pulito da macchiare

.

(Barbara Miranda, 11 dicembre 2011)

Pensavo … Poesia di Nefissa Labidi

.

Pensavo …

.


Che strano!

Incendiano centri di accoglienza

Si barricano contro donne e bambini

Pagano ass@ssini libici che tortur@no e stupr@no umanità

Stratton@no e sfr@ttano da case e marciapiedi famiglie intere

Bomb@rdano popoli

Affamano

Disoccupano

Suicidano

E

Minacce

Sessismo

Femminicidi

E nessuno fiata!

Ma se tocchi uno (UNO) di fede ebr@ica ( per carità, rispetto per le storiche vittime )

Apriti inferno

Partono programmi TV

Premier che si appuntano il simbolo della fede altrui

Parlamentari al muro del pi@gnisteo

E accuse di antisemitismo, quando mezzo mondo a sud est è TUTTO semita!

.

(Nefissa Labidi, 25 Ottobre 2017)

L’ADDIO A MALCESINE, Poesia di Arturo Maria Licciardi

L’ADDIO A MALCESINE

“Addio!”

le sfiorì da quella bocca

“addio!”

E lo portò con sé.

E mentre viaggiava veloce

non c’era punto

o incrocio che bastasse

ai suoi capelli.

Li vide sciogliersi sugli occhi

e pianse.

Ronzavan le mille braccia

d’ombra-cipresso

a far da quinte al mare,

agli inzuppati di pioggia,

agli anni.

“Addio!”

Le sussurrò a un orecchio

lo stridere convulso delle gomme

e le sterzate

parvero abbracci

e mulinelli attenti,

da non lasciarci nulla …

nulla.

Giunta che fu

dalle parti di Lazise

si fermò,

abbandonò il percorso

e si diresse al lago.

Una sirena echeggiò l’aria,

la fretta

e le parve di sognare,

di non essersi mossa,

di non essarci mai stata.

Un uomo le si avvicinò.

Non si parlarono,

restarono lì.

Poi, i contorni della notte,

si confusero ai loro corpi scuri

e non ci fu nulla,

ma proprio nulla

da poter fermare.

Questa volta

non pensò di risalire il monte,

né di raggiungere la casa

in riva al lago.

Corse più veloce la voglia

di ritornare al cuore,

al ventre.

Pensò a suo padre,

all’orologio antico,

a quella casa,

a quella vita persa …

Suo padre! … E non la volle lasciare,

credeva che casa camminasse,

te la porti in collina,

sulle onde del mare,

in vetrina …

E altre case ti stanno alle spalle.

La casa!

La casa di suo padre … abitata!

“Padre!” gli chiese,

“A che ti serve, ora?!”

“Mi serve”

Gli rispose.

“Se potessi cambiare la vita, Edda!”

Il treno dondolava stancamente

nei suoi vagoni sporcati

ed Edda ritornava …

I filari dei pioppi

non c’erano più

né le vette imbiancate

di una purezza dimenticata,

scarna.

I grilli posavano ormai

i fili volanti

dei salti meridiani

e le parole

erano quelle usate,

annoiate parole prive di poesia,

pronte alla fuga …

“Addio!”

E non pensò più ad altro.

(Arturo Maria Licciardi, 1996)

Kamen, Poesia di Barbara Miranda

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Kamen

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Soffio di brezza marina

Che ci agita le stesse ciocche brune.

Amiamo le stesse cose

E camminiamo insieme venti di battaglia.

Le nostre vite magicamente s’intrecciano

Come spirali di DNA e non abbiamo memoria

Del buio e dei soprusi che ci marchiano la pelle.

Attendo di vederti, amica mia,

Tra un pasticcino e una sigaretta

In pace e gioia di due anime calde che si annodano

E danno vita ad un’esplosione di bellezza.

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(Barbara Miranda, 10 agosto 2018)

DOPO IL SILENZIO, Poesia di Francesca Paola Licciardi

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DOPO IL SILENZIO

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E’ il futuro mio con te

da un lungo trascorso di unione

raggio di luce nel nero

cui la mia anima rifugge aggrappata

e in te si riscalda!

La gioia del mio cuore è ancora in silenzio

ma non temere,

pur nel dolore

io…ti amo!

La tua Sirinic

.



(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 98.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

clicca su in-versi battiti 1

Gioventù, Poesia di Barbara Miranda

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Gioventù

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Bastava solo un po’ di sicurezza. Stolta, tonta sicurezza.

Bastava un briciolo di autostima che rompesse quel velo di timidezza.

Bastava una carezza, una voce gentile ad infonderti coraggio

E avresti scalato le montagne a piè veloce sospinta dalla tua bellezza.

E invece hai vissuto attorniata da livore, da avido disprezzo per quella bellezza che ingenuamente ostentavi.

Occhi puri, la montagna l’hai scalata lo stesso,

Strozzata nei tuoi voli

Hai camminato per vie inestricabili.

Ma continui a camminare e osservi le tappe raggiunte, le cose fatte con amore, le promesse mantenute.

Nessuno è riuscito a soffocare la tua libertà

E respiri pace.

.

(Barbara Miranda,  19 agosto 2020)

Comunicato della Redazione

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Dopo una lunga interruzione delle pubblicazioni su Raccolta di Poesie per Autore e su Galleria delle Arti visive per delle difficoltà tecniche, ritorniamo al nostro “vecchio” sito

Vi informiamo, per chi non lo sapesse ancora, che i nostri Blog e/o Siti sono:

-Amici a cui piace Raccolta di Poesie per Autore in Facebook

-Amici della Galleria delle Arti Visive in Facebook

-Raccolta di Poesie per Autore in altervista.org

-Blognuovaraccoltadi poesieperautore2 in altervista.org

-Disobbedienza civile in Facebook

-Raccolta di scritti di Liccia e di suoi ex allievi

Questi sopra citati sono, dalla Redazione, i più “amati”, perché hanno permesso a chi sta nella Redazione di cercare di sfuggire a tutte quelle “tentazioni e/o provocazioni”, per le quali sarebbe stato molto facile perdere il controllo dell’uso delle proprie parole (e forse azioni)!

.

Sia Raccolta di Poesie per Autore, sia Galleria delle Arti visive che Blognuovaraccoltadi poesieperautore2 possono essere trovate anche attraverso un qualsiasi motore di ricerca: GOOGLE, per esempio!
Scusateci per il disservizio di questi giorni, dovuto, come già ricordato, a problemi tecnici

Saluti,

i.l.

PUBBLICATO il 18 Ottobre 2020

Fuori tempo, Poesia di Barbara Miranda

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Fuori tempo

.

Fuori tempo, fuori spazio

Dimora disadorna

Profumo di pane appena sfornato

Non sfama, non soccorre.

Ritmo disarticolato

Percorre altre frequenze, più alte, più basse…

Disarmonie

Dell’organico incedere.

Smarrita

Brucio del mio fuoco

Senza origine, senza fine.

Piastrella spizzicata di maioliche forme

Sardonica procedo né avanti né indietro

Traslata e sospinta

Da un casuale soffio cosmico.

Grata al destino di aver scelto per me

.

(Barbara Miranda, 12 agosto 2011, La Poesia, Fuori tempo, è stata già pubblicata il 10 Ottobre 2020 ne Il blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

La Festa, Poesia di Francesca Paola Licciardi

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La Festa

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Stupida-mente

bassa e terrena

come non vuoi sentire melodie delicate

d’arpe e flauti celesti?

Né profumi di rose e sapori sublimi

Guarda!

Oltre orizzonte appannato da lacrime umane

colorate altalene di arcobaleni dipinti

batuffoli freschi di nuvole bianche

e chiare musiche di intonata bellezza.

.

Ecco-la festa

che in luci d’argento

amore

all’incondizionato

di voi

genitori speciali

traspone su in alto

oltre ogni metro infinito del cielo.

.

Da lassù, spero, giunga

fino alle menti più sorde

eco felice degli angeli tutti

nel magico cerchio di luce

in giro-tondo alla vita!

.

(Francesca Paola Licciardi, Poesia già pubblicata ne Il Blognuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 96.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

I bambini rifiutati, Poesia di Nefissa Labidi

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I bambini rifiutati

.

I bambini rifiutati

Ti guardano con occhi puliti

Cercano il tuo sorriso

Non sanno di essere rinnegati

Ti scrutano curiosi

Ignari di essere dannati

I bambini rifiutati

Volano nell’aria gentili

Cercano il perduto amore

Ma trovano dolore !

.

(Nefissa Labidi, 29 Luglio 2017, Poesia già pubblicata il giorno 8 Ottobre ne il Blognuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

Offesa, Poesia di Barbara Miranda

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Offesa
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Offesa,

Ferita nella polpa di nervi e sangue.

Nell’animo allegro

Per non far soffrire nessuno.

Forzato, squassato, spalmato nel fondo

Il corpo si nausea.

Esplode in improbabili allergie,

Cefalee feroci, il battito accelerato,

Pressione arteriosa schizzata,

Stomaco acido.

Rimpicciolisco.

E’ l’arte del somatizzare

Salvezza delle anime lese.

Non impazzisci più.

Hai svelato il trucco amaro del sopravvivere.
.

(Barbara Miranda, 08 febbraio 2012, Poesia già pubblicata il 3 Ottobre 2020 ne Il Blognuovaraccoltadipoesieperautore2)

Milano! Poesia di Maricò

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Milano!

Svetta l’emozione.
Trattengo l’incanto dell’attimo
quando la voce e la forma
sono acini di letizia.


Ieri Milano aveva il sapore di famiglia

(Maricò, 16 Luglio, La Poesia già pubblicata il 3 Ottobre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

I miei fratelli d’Africa, Poesia di Nefissa Labidi

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I miei fratelli d’Africa

.

Sono belli i miei fratelli d’Africa

Sono buoni

E sanno pazientare

Sono giganti i miei fratelli d’Africa

Toccano il cielo e prendono manciate di stelle

Sono umani i miei fratelli d’Africa

Ti abbracciano e ti fanno sentire l’antico sapere!

Ma ,sono anche LEONI

I miei fratelli d’africa

Controllano il mondo,

sdraiati a riposare nel padre sole

Non svegliate i miei fratelli d’africa

Non svegliate i loro artigli

Non svegliate il loro ruggito

Voi non sapete quanto siano pacifici nella pace

E scoprirete quanto siano guerrieri uniti

Instancabili e forti

contro chi calpesterà il loro/ nostro sogno di mondo migliore!

.

(Nefissa Labidi, 17 Dicembre 2018, La Poesia già pubblicata il 1° Ottobre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

Il prezzo del cambiamento, Poesia di Francesco Augello

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Il prezzo del cambiamento

.

Per quanto si possa cambiare

chi ha reso del male

dovrà sempre pagare

e non sarà mai un semplice donare,

farsi dimenticare o odiare;

anche in amore può accadere

di aver reso del male in luogo del bene,

di aver inflitto alla lunga delle pene

o l’aver costruito delle catene,

accade anche alle coppie più serie,

garbate, da tempo o da poco nate,

a quelle perbene,

che antepongono all’amore ogni ricchezza o avere,

relazioni sempre più severe, confuse e deluse,

mai a dichiararsi delle scuse,

pronti a confondere le reciproche accuse,

a scombuiare gli effetti con le cause,

come nella legge dell’ottanta venti

l’unica che giustifichi i cambiamenti,

gli apparenti insensati eventi,

dietro i quali solo dolore;

sempre più distante la carezza,

mai a riflettere con oculatezza

su come società e famiglia

siano mutate con mestizia,

perde anche chi dimostra destrezza,

chi si rivolge alla giustizia,

chi intenta a suo credito un’azione,

perché dietro ogni trasformazione

si nasconde sempre un nuovo evento,

ma attenti: tristi o contenti,

si esce solo perdenti,

anche l’inganno sa vestirsi di bel tempo,

dietro l’angolo l’inquieto, il malcontento,

è solo il prezzo del cambiamento.

.

(Francesco Augello, 11.07.2020, La Poesia già pubblicata il 29 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

1 ANNO, Poesia di Francesca Paola Licciardi

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1 ANNO


Si compie un anno,
il primo
di due bimbe quasi nate
ed ora invisibili e care
figlie e fate
della Luce e mie.
In vista non una candelina
con invitato alcuno
niente dolciumi
o leccornie di alcunché
per loro
niente regali
applausi
né “mai” una foto.
Il primo anno di due bimbe che non sono
Primo ed intero
Veloce e lento
… e di un padre in silenzio raccolto
e di una madre-senza
che in altri ruoli continua e va
estranea e distratta.



(Francesca Paola Licciardi, Poesia già pubblicata il 28 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 95.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Il dono, Poesia di Barbara Miranda

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Il dono

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Boschi vivi distrutti dalle fiamme.

La palma nana rinasce e prepotente verdeggia sulla cenere nera.

Bellezza, Verità e Giustizia aprono un varco e infrangono i cellophane sudaticci di stordimento, ignoranza, solitudine e confusione che ci avvolgono in infinite spirali.

La violenza dilagante non rappresenta che la paura dell’inconsapevolegabbia che ci inghiotte.

Ci manca il respiro.

Indossiamo mascherine per non contaminarci quando il morbo ci serpeggia dentro.

Le manie di grandezza, il mito del denaro, non sono che desideri frustrati di amore mai conosciuto.

Consumiamo noi stessi, il nostro cibo, gli oggetti e persino gli esseri viventi.

Odiamo e ci riduciamo a brandelli.

Vuoto a perdere.

Non c’è ritorno.

Eppure, sopita, celata, esiste ancora una forza ciclica e immensa.

Non è che Amore, Bellezza, Dono.

I più poveri la conoscono.

È figlia dell’Umiltà, della Dignità e della Follia.

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(Barbara Miranda,  Poesia già pubblicata il 26 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

L’abito scuro, Poesia di Sabrina Scozzari

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L’abito scuro

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La nudità di un angelo

traspare dentro due occhi stanchi

Le chiese che abbandoni

come strade dimenticate …

Si adagiano glicini sul tuo petto

laddove tremule labbra

tiepide di speranze

ti assaporano commosse

Le delusioni

le partenze

i tuoi libri

giacciono su valige sospese …

sogni umili

dentro scrigni d’oro

Ad ogni passo

La giusta distanza

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(Sabrina Scozzari, La Poesia già pubblicata il 26 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2)

A tutti e a Ciascuno, Poesia di Maricò)

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A tutti e a Ciascuno
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Nacqui tra ricami arabi e campi d’oro
era l’acme d’estate,
la canicola famelica.
Audace il giorno,
accadde di Domenica.
Vivo abitando
il Luogo in cui non sono
tra un bagliore
e un buio nero.
Ora che il tempo
incide il calco
sfumando in un occaso i colori,
la tessitura dei giorni
intesse alchimie scarlatte
come ciliegie a maggio
e tra queste il fuoco d’Amicizia
a condivider passi.

Grazie d’essere per me
compagni di viaggio.

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(Maricò, 31 Luglio 2020; La Poesia era stata già pubblicata il 24 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org )

Il distacco, Poesia di Barbara Miranda

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Il distacco

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Infrangersi nel rumore e non sentire più

Toccare con le dita le viscere del dolore

E non aver paura.

Implosione anelante

Tremenda ansia

Di pori, di occhi, di mani

Che, come steppa arida,

Non riescono a sputare lacrime

E non si placano più.

Gelida coscienza viva, pensiero statico

Sintesi immensa di memoria stordita

Che si trasforma in un unico ricordo

Che è solo forza trascinante

Di infinito amore

Di cui mi sento nuda

Per sempre condannata

Ad un’eterna veglia senza pace.

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(Barbara Miranda, 17 marzo 1990; Poesia già pubblicata ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperatore2 in altervista org )

Figlio del tempo, Poesia di Nefissa Labidi

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Figlio del tempo


Nella tua terra non ti hanno rispettato
Nel mare ti hanno affondato
Una mano hai allungato
Nella speranza di essere salvato!
Hai pianto e hai urlato
Ai sordi che non hanno mai amato
Nel tuo cuore , paura hanno seminato
Ignari che l’odio li ha imbruttiti.
Tu fratello mio, tu qui sei arrivato
La terra hai lavorato
Ogni pomo hai sudato
Sulla loro tavola, il tuo dolore hanno trovato.
Cammina uomo del mondo
Figlio del suono del vento
Dei lampi e dei tuoni
Cammina Figlio del tempo
Cerca ancora il giorno
In cui sarai gradito!

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(Nefissa Labidi, Poesia già pubblicata il 22 Settembre 2020 ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 in altervista org)

Comunicato della Redazione di RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE … AL 13.10.2020

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Aiutati da Altervista, oggi, forse, siamo riusciti a recuperare lo spazio web della RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE!

Spazio a cui eravamo molto affezionati.
Per alcuni giorni, abbiamo continuato a pubblicare le Poesie di Poetesse e Poeti – conosciute/i, ma umili, e sconosciute/i – ne Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 sempre in altervista org

Oggi, cercheremo di trasferire le Poesie già pubblicate nel nuovo sito Il Blog nuovaraccoltadipoesieperautore2 nel nostro “vecchio” RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE …

Speriamo che ne sarete contenti pure voi, come lo siamo anche noi

Un abbraccio dalla
Redazione di RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE

L’invisibile, Poesia di Francesco Augello

L’invisibile

La presunzione di quel “tutto posso”, dalle nucleari centrali

al vitro esperimento, origine di un fallace mutamento,

ha reso l’uomo malato, una mente infetta, accecato di vendetta,

atto all’estremo gesto di tagliarsi le vene, quando

abbagliato dal verbo avere, immune, a suo parere,

all’invisibile supplizio delle pene, all’incorporea natura,

indocile, se minacciata oltre misura.

L’onnipotenza capricciosa ha risvegliato l’invisibile percepire,

il celato alla vista, conosciuto solamente a quel ripiego di “è stata una svista”.

Una qualità influente, che equivale al niente;

abile mente nel tacere, proprio come la traiettoria di un’onda,

ma che riflette, carica di menzogna, quel correre di fretta,

azzardo di una non casuale, ma fatale scelta.

Nel gioco dell’esistenza di una non voluta “coincidenza”,

a cui lo scudo umano non sa porre freno, nessuna resistenza,

è l’invisibile che sfugge al piacere e al sommo bene a cui l’uomo,

 in ogni cosa presta fede, nel suo trattenere, con fine d’incanto,

ogni immorale virtù.

 Inetto nel resistere al dolore dei più, agli umani affanni,

ai falli di un danno, è pessimo ritratto di un essere, quant’anche dotto,

addentro turpe e corrotto, e che l’invisibile, giusto e inviolabile,

castiga con ciclica rabbia perché, infondo, sa che non sbaglia!

(Francesco Augello, 12/04/2020)

Nota biografica

 “Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Clicca sul ink audio alla poesia, per ascoltare la Poesia recitata dall’Autore

https://www.francescoaugello.it/poesie/linvisibile.mp3

Libertà sia! Poesia di Barbara Miranda

Sei bella e non lo sai

Abito pesca e tacchi d’oro.

Sinuosa e un po’ pigra t’incammini …

Occhi limpidi di chi non conosce bugia.

Risata cristallina irrompe e spacca il cielo.

Sei bella e non lo sai.

Tortuose vie non scoraggiano il tuo incedere.

Non so cosa ti ho trasmesso, senso di Giustizia, Verità, pallida timidezza o forse un riflesso di luce tra i capelli.

Non so.

Libertà sia!

Spezza tutti i legami e sii libera, anche da me, fardello ingombrante che ti ama più di se stessa. Sii libera e serena,

Sei bella e non lo sai.

Un abbraccio, Barbara

(Barbara Miranda, Poesia scritta l’8 Agosto 2020 per la figlia Cecilia che, oggi 5 Settembre 2020, compie 18 anni)

Voglio le tue parole, Poesia di Nefissa Labidi

Voglio le tue parole

Voglio parlare con te
Da dove vieni
Come ti chiami
Voglio parlare ai
tuoi occhi
Ascoltare i
loro racconti
Voglio parlare alle tue mani
Cosa hanno toccato
Accarezzato
Spezzato
Fermati un momento
Ferma il tuo viaggio
Voglio conoscere il tuo cammino
Sediamoci a questo tavolo
Chiamato mondo
E nutriamoci dei nostri antichi saperi.
Che le parole danzino

(Nefissa Labidi, 22 giugno 2019)

Come un soffio, Poesia di Francesco Augello

Come un soffio

In un soffio si perse quell’alito di vento, mi prese per mano

trascinandomi nell’annuncio di un mutamento, un vuoto,

un triste evento, riempito per rispondere alle forze della natura,

perfetta nel suo moto, ma assai dura.

Non era la calda aria risalita dai monti, ma il disceso vento gelido dei ricordi,

che soffiava sui visi slavati, ma profumati come fiore d’osmanto,

adesso, sommessi asciugavano il loro pianto.

In un soffio lo sconvolgimento, tutto si mosse, ma non scombinò il mio tempo,

inamovibile, come le fisse frasi delle pagine di un libro,

piegate solo dal fiato vibrato di chi cerca un ritorno all’equilibrio.

In quel soffio, se p ur indispensabile alla vita, alla mia presenza,

tante le bocche rimaste come cucite, accompagnate da tremore alle dita,

per quel “respiro a fatica”, poco dopo,

seguito da un toccato “che Dio ti benedica”.

In un soffio una vita che spira, l’eterno abbandono alla legge divina,

a quel refolo, osservatore di lacrime amare di chi, da tempo,

non ricordava il significato d’amare.

Mi diressi verso il mare, verso nuove gocciole da colonizzare,

io, minaccioso parassita, causa e testimone di ferite, di vite recise,

in cerca di nuove colonie da abitare, un programmare il tempo per riposare,

velando con inganno, a quell’umano affanno,

un instillato trionfo e la minaccia di un mio ritorno.

(Francesco Augello)

.

Nota biografica

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”.

Link audio alla poesia, clicca sulla nota musicale per ascoltare

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http://www.poetipoesia.com/?audiolibro=francesco-augello

Come un soffio, Poesia già pubblicata in “RACCOLTA DI POESIE PER AUTORE – altervista org -“
e qui su “nuovaraccoltadipoesieperautore2” riproposta, grazie all’Autore, FRANCESCO AUGELLO, perché la si possa non solo riascoltare, ma – si potrebbe dire – riviverla attraverso lo scorrere di immagini provenienti dall’intimo dell’Autore stesso.
La Poesia, così come qui ci appare, è pubblicata pure
in “Poeti e Poesie” su youtube

E rivolgendomi a tutti gli Autori di “Raccolta di Poesie per Autore” e di “nuovaraccoltadipoesieperautore2” direi che il Poeta Francesco Augello, con questo suo riproporsi, prima, audio ed ora anche audio-video, lanci una bella idea a tutti gli altri Autori.
A me, tutti voi che mi leggete lo sapete, interessa che le Poesie di tutti gli Autori volino come eterne farfalle per le vie della rete, per raggiungere più “ascoltatori” possibili!
Grazie, Francesco, per le tue belle Poesie e “per come le accarezzi“. i.l.

https://www.francescoaugello.it/poesie/comeunsoffio.mp3

IL MIO TEMPO, Poesia di Francesca Paola Licciardi

IL MIO TEMPO

Vivo il mio tempo,

in assenza delle parti di me migliori e future.

E sento il freddo.

Cerco dentro quel che di me rimane

e Trovo rifugio tra parole e fantasie,

ché al mio cuore è lasciata almeno

facoltà antica di inventare.

E così sto con le mie figlie

e non mi va di uscire

perché altrove

oltre me

non mi è dato portarle.



(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 94.)
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corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Onde, Poesia di Barbara Miranda

Onde

Molle risacca d’onde

Onde di spuma mi lambiscono la pelle

Gli occhi bruciati dal gelido vento dei ricordi

E trattengo con le unghie e con i denti

Prorompenti impeti e ammalianti illusioni.

E contare le onde non può bastare

Ad infrangere i tuoi occhi di spuma sulla riviera

I tuoi occhi sorpresi

Son diventati il mare

Son diventati la notte.

Ed ora tutto è notte, luna, sogno.

Orme sulla spiaggia.

Mi puoi vedere rimpicciolire

Mentre seguo l’eco e il profilo dell’alba.

E pensare che sei al di là

 Della corrente del mio tempo

E che vivi uno spazio distante

Dal profumo e dal fragore

Di queste bianche onde che incalzano …

( Barbara Miranda, 05 febbraio 1989)

Chi siete voi che …, Sussurri poetici di Nefissa Labidi

Chi siete voi che …

Non esiste albero che possa odiare i germogli dell’albero vicino, né fiore che soffoca le radici di altri
Ma esistono umane che “dicono” di amare i propri figli, insegnando loro che la diversità è male.
Cosa insegnate ai vostri figli e nipoti, che mondo lasciate loro, di violenza e cinismo verso il prossimo
Che terreno arido nel cuore e nella coscienza, state lasciando a questi futuri adulti? Il sole, la luna, le stelle non si nascondono al passaggio di un bambino nato in montagna, mare o tra i ghiacciai.
L’aria si fa respirare da polmoni senza guardare se fuori hai un involucro bianco, nero o a pallini rosa!
Chi siete voi che plasmate i vostri figli al vostro odio, creando loro una solitudine eterna, all’ignoranza del sapere che nel mondo siamo campi di fiori selvatici e nelle intemperie affondiamo radici nella terra a non volerci perdere!
Auguri alle amorevoli madri dell’universo.
Quelle possano risvegliare l’ancestrale amore e pietà perduta nel loro cammino zoppicante di un’effimera ricchezza sterile per una terra non loro!

(Nefissa Labidi, 12 Maggio 2019)

Pensierino difficilissimo e per nulla trend, Poesia di Maricò

Pensierino difficilissimo e per nulla trend

Ho tanti difetti e pochissime virtù.
Vivo lo sforzo di camminare nel solco della coerenza.
La seduzione del Potere non conosce il tempo.
Oggi come allora.
Lo scorso anno impazzava la dabbenaggine al mojito
e si auspicavano pieni poteri.
Le giuste alzate di scudi e la difesa della Libertà.
Ed oggi lo “Stato d’emergenza” ed interventi speciali.
L’eccezione non è la regola.
Mai.
Perché sostituirsi al potere del Parlamento?
In caso di necessità la deroga.
Forse che il Decreto Legge non sancisce
gli estremi di necessità?
Che non si dia la stura a situazioni pericolosissime.
La nostra è Democrazia Parlamentare
e non Presidenziale.

Tutto cambia per restare uguale.
Il Potere attrae e si persegue
con qualsiasi inganno.

(Maricò,12 Luglio 2020)

Un giorno all’improvviso…, Poesia di Francesco Augello (Una poesia che mette in risalto la “terza regola del controllo sociale” elaborata da Noam Chomsky)

Un giorno all’improvviso…

(Una poesia che mette in risalto la “terza regola del controllo sociale” elaborata da Noam Chomsky)


Ho incontrato una rana ieri pomeriggio

non era ancora il quattro di maggio,

l’ho trovata parecchio triste, a disagio.

Ma dopo un primo momento,

così… adagio, adagio, mi racconta di sua sorella,

del suo triste viaggio.

Allora, io umile chirurgica mascherina,

per meglio comprendere provo a mettermi vicina,

ma lei fissandomi tra le pieghe,

reagisce con sguardo deciso,

dicendomi: non così vicino, non all’improvviso!

Tieniti stretta a quel viso,

nel mio racconto, non preoccuparti,

sarò breve, ma coinciso.

Mi raccontò che sorella rana era nata sapendo nuotare,

ma che non era abituata, per sua natura,

ai pericoli d’alto mare, a ragionare, a lottare.

Poi un giorno all’improvviso,

in balia di un evento preciso,

si ritrovò a saltare, non per caso,

dentro una pentola di rame,

molto bella, si accertò che non fosse una padella,

esclamò: la temperatura è gradevole,

non è stagno, ma non vide l’inganno,

l’acqua in fondo era quella,

una voce la incoraggiò: salta bella!

Una non banale provocazione,

a cui mia sorella non prestò attenzione,

era la voce di una fiammella che rendeva

la temperatura meno rigida e dura,

così sorella rana, ancor più rilassata,

comincio a godersi la strana avventura,

la temperatura non le appariva in salita,

ma in men che non si dica, l’acqua si era già intiepidita,

assai diversa da quella della precedente stagnosa vita.

Pensò proprio come gli umani

al tempo della restrizione,

non ebbe alcuna reazione,

in fondo, aggiunse:

perché spaventarsi, basta adeguarsi!

Ma quel liquido si faceva sempre più caldo,

non era ideale neppure per un bagno;

la temperatura, lentamente, sempre più su…in salita,

oramai sorella rana era indebolita,

non resistette, era già troppo tardi,

la sua vita era finita,

prima di accorgersi di essere stata bollita.

Io, a quel racconto,

pensando alla mia di vita, rimasi basita,

mi sentivo d’un tratto non accettata,

in me, gradualmente, qualcosa tra le pieghe era cambiata,

anche io mi ero abituata, ancora oggi questo mi consola,

 perché non era la sola,

dopo giorni, mesi, anni consecutivi,

capivo che ero stata usata per fini manipolativi.

Come me, tante altre,

costrette ad essere strette a qualche viso,

mascherando ogni sorriso,

facendo attenzione che ci tenessero su,

come quella temperatura sempre in salita,

l’epilogo, contro ogni umano,

mi convinsi che sarebbe stato una triste riuscita,

grazie al principio della rana bollita.

A chiunque la storia della rana

può apparire una novella,

un fare filosofia,

una triste e banale poesia,

ma fatene tesoro,

perché adesso è vostra,

non più mia!

(Francesco AUGELLO, Agrigento, 05/05/2020)

Nota biografica dell’autore
“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico–tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psicosociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità. Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i “servizi resi all’ Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia – per il “supporto dell’attività politico istituzionale connessa all’azione di comunicazione, volta alla promozione e valorizzazione dei parchi regionali, delle riserve delle aree marine protette e delle fattorie didattiche presenti nel territorio della regione siciliana, con particolare attenzione alla formazione di piani – progetti per la fruizione da parte di soggetti diversamente abili, con particolare riguardo ai soggetti ipovedenti”.

Clicca sul link per ascoltare la Poesia dalla voce dell’Autore
francescoaugello.it/poesie/Ungiornoallimprovviso.mp3

Medusa, Poesia di Barbara Miranda

Medusa

Lasciare, abdicare…

Il mio scrigno prezioso

Fardello ingombrante

Seppur stanco e fiacco

Mette ancora paura

E paralizza destini, pulsioni, desideri…

L’ignavia animale…

Ti sussurro nell’orecchio

La mia dolcezza di spada

Grido onanista e solitario, perduto.

Scava l’assenza bianca

Di carezze e di risposte.

Tonight I’m in blue but is the last time

Convertirò in rose

Mediocri, spinosi arbusti

Il silenzio col rumore

La notte con il giorno

Tanto possente è il mio universo di medusa.

La corrente, mi trascina la corrente…

(Barbara Miranda, 04 agosto 2011)

Ogni narrazione vive nel tempo, “C’era una volta …” Composizione di Nefissa Labidi

Ogni narrazione vive nel tempo, “C’era una volta …” Composizione di Nefissa Labidi

C’era una volta un Re
Era un gran despota
Affamava il popolo senza pietà
Il cibo nel castello si sprecava
Pure i cani erano obesi per quanto mangiavano !
Il Re decise di portare la sua tirannia in altri regni .
Si mise in viaggio ed arrivò al primo regno
Si annunciò con “IO SONO IL RE ED IL POPOLO MI AMA “
Le persone che ne avevano sentito parlare , insorsero e lo cacciarono via con insulti e minacce !
Arrivò nel secondo regno e si annunciò: IO SONO IL RE ED IL POPOLO MI AMA ” gli arrivarono addosso vegetali marci da ogni dove e anche da là, scappò!
Arrivò al terzo regno
SONO IL RE E IL POP… Gli arrivò una pietra in piena faccia e cadde
I suoi sudditi lo misero su una barella e lo portarono via, lungo il cammino si svegliò e urlò
SONO IL RE E IL POPOLO MI AMA
I 4 suoi portantini si guardarono l’un l’altro e senza parlarsi, lo buttarono giù nel burrone
Si scambiarono con la mano er cinque e pugnetti e tornarono nel terzo regno, ricevuti dal popolo con tanto onore
Fecero una grande festa e tornarono al loro regno con una carovana di cibo per il loro popolo affamato!
Vissero felici e contenti senza quel coglione di RE starnazzante!

(Nefissa Labidi, 15 Maggio 2019)

Della persona strame, Poesia di Maricò

Della persona strame

Dovrei non aprire i giornali.

Qualsiasi sia il contesto, qualsiasi fine

imporre ad un uomo il cognome del virus

fa degno il giornalista?

Della persona strame.

Tal Travaglio, recidivo e bullo a mezzo stampa,

si vergogni un po’ dismettendo l’acredine faziosa.

La sua é un’affettata superiorità

dinanzi ad una supina claque

che s’immagina élite.

Recedo e non da oggi.

Giorgio Gori, Gori il suo cognome.

Che lo sappia il giornalista.

(Maricò, 7 Luglio 2020)

IN-TOLLERANZE, Poesia di Francesca Paola Licciardi

IN-TOLLERANZE

Per dignità dell’esser-ci
Io resto
pur in-deformata veste
di madre vuota
e per amore in lotta, ancora.
Ma non tollero altro,
assurde pretese di allegrie,
fittizie relazioni,
gratuiti lamenti
né capricci di futili menti.
E allontano da me,
chi non rispetta
insensibile
il dolore altrui
e gli sforzi di chi nonostante tutto
a ri-vivere ci sta provando.
Nè chiunque si aspetti che conceda ancora
invece di offrire
una volta
qualcosa di sé
o semplicemente guardare
chi al momento è più fragile,
senza le solite lenti riflettenti
il proprio ego,
prezioso ed isolato.


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 93.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

clicca su in-versi battiti 1

La memoria degli affetti, Poesia di Francesco Augello

La memoria degli affetti

Vorresti tenerli con te,

stretti, stretti,

ricordi il loro labiale,

anche se non è per tutti uguale,

quel distinto timbro vocale,

il singolare modo di ragionare.

Hai imparato a conoscerli poco per volta,

da piccolo, bussando alla loro porta,

per ricevere una carezza,

sciogliere la tristezza,

mostrare un segno di attenzione,

un’occasione, un evento,

un compleanno o la fine dell’anno.

Sono gli affetti, quelli stretti,

con i loro pregi e difetti,

quelli che ti hanno tenuto per mano,

 osservandoti anche da lontano.

Alcuni li ritrovi ancora oggi,

sono come piccoli o grandi appoggi,

puntuali come preziosi orologi,

quel sostegno affettivo,

mai sbrigativo, resiste oltre la loro vita,

sempre vivo, lì, nella memoria affettiva,

una dimensione emotiva, una guida,

in quella relazione significativa.

Nasce con quella piccola scintilla primordiale,

affetti che non ti lasciano mai in alto mare,

e tu sempre lì a pensarli, ad imitarli,

ad amarli, nella salute e negli affanni,

perché gli affetti fanno parte della tua storia,

vanno oltre la memoria, oltre il cuore,

rammentalo sempre,

perché sono puro e semplice Amore.

(Francesco Augello, Agrigento, 07/05/2020)

 Nota biografica dell’autore
“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche.
Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i “servizi resi nell’interesse dell’Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia – per il “supporto dell’attività politico istituzionale connessa all’azione di comunicazione, volta alla promozione e valorizzazione dei parchi regionali, delle riserve delle aree marine protette e delle fattorie didattiche presenti nel territorio della regione siciliana, con particolare attenzione alla formazione di piani – progetti per la fruizione da parte di soggetti diversamente abili, con particolare riguardo ai soggetti ipovedenti”.

Clicca sul link, per ascoltare l’audio dalla voce dell’autore
https://www.francescoaugello.it/poesie/lamemoriadegliaffetti.mp3

Among angels, Poesia di Barbara Miranda

Among angels

Mille anni e sorprese costruite, prevedibili…

Un ciclo claustrofobico di battitti

Su uno sfondo scuro.

Il fuori non entra nel dentro.

La mia bellezza sempre uguale a se stessa.

Pensarsi viva e non poter vivere.

Stagno tranquillo

Fibrillazione interna.

Quale gioia adesso:

Le tue braccia mi attraversano

Le tue mani da baciare

Sublime regalo da scartare

Sospeso tra fremito di fiamma arancio/luce

Nulla verde/petrolio

Deriva

Acqua alta

Riposo

(Barbara Miranda, 22 giugno 2012)

Vittime, Poesia di Nefissa Labidi

Vittime

Accolti su una terra di pace
Hanno chiuso i confini
Buttati in un’arena di schiavi
Per sfamare il popolo di odio
Ignari di passeggiare tra chi li rifiutava
Dall’alto del sadico impero
Risate roche dal suono diabolico
Accorti si di essere neri tra bianchi
Aleggia intorno a loro
Tagliente rancore
La morte che hanno vinto in mare
È qui, li attende nello sparo di un codardo
Vittime di una politica crudele
Spento il sorriso per un futuro migliore
Germoglia in quel cuore puro
La vendetta dalle viscere della terra madre.
Le leonesse affilano i denti
Abbracciano i propri cuccioli
E con un ruggito sentito dalle stelle
Nella complice notte
Prima di perdere la vita
Un fiume di sangue naviga il nemico!

(Nefissa Labidi, 2 Marzo 2018)

Oleandri e caffè, Poesia di Sabrina Scozzari

Oleandri e caffè

Chiudo gli occhi

Completamente nuda

Distesa su  un

Freddo pavimento

Completamente

Strappata e

Calpestata

Mi alzo

e bevo il mio caffè,

credendomi ancora

così giovane e forte.

E sento

Il dolce profumo

Degli oleandri

Così belli e velenosi.

Ad ognuno

Il suo misterioso veleno …

La bellezza inganna

Come inganna la giovinezza.

Non è più un mistero

E ritorno e continuo a

Cadere su quel freddo

Pavimento …

(Sabrina Scozzari, 11 Agosto 2020)

A te Mamma, Poesia di Francesco Augello

A te Mamma

Con una sola parola: Amore,

si apre alla vita questo meraviglioso rapporto,

e quel pronunciarla fino a non avere più fiato nel corpo.

Un sentimento che si sottrae ad ogni sterile paragone,

così protettiva, preziosa in ogni occasione,

lo è anche nel fronteggiare quella dolce o amara situazione.

Nel tuo sostantivo esigi l’articolo determinativo,

un evidenziare quella radice lontana, innata,

singolare, in te la voglia di amare;

mai a sottrarti a quel sì decisivo,

per quel legame affettivo;

sei figura ancestrale, non mancano in te

quelle sfumature di giornate amare,

ma sei sempre lì pronta a consolare,

e alla fine anche a perdonare.

Vai subito in fibrillazione che sia ansia o emozione,

non c’è giornata senza una tua chiamata

per quel sentire mammina adorata,

forse, nel tuo fare, un po’ esagerata,

ma è un ricordare che sei parte della vita,

senza di te, la mia sarebbe svilita,

fosse anche una parola amica, veloce,

è una dolce eco udire la tua voce,

Sempre lì a sostenere ogni decisione,

perché le mamme son fatte così

ovunque si trovino non hanno regioni,

confini o nazioni, sono sempre le stesse

a sud a nord o al centro, la porti sempre dentro,

è lei il tuo epicentro.

Mamma, scusa se è poco, ma mi hai partorito,

sei come una fede stretta al mio dito,

uno charm a cuore infinito;

con le tue preoccupazioni,

le mai bastevoli attenzioni,

sei sempre pronta nel fornirmi soluzioni.

A te Mamma che sai essere ironica,

alle volte malinconica, ma la tua figura,

è forte, iconica;

casalinga, in carriera o impiegata,

dai sempre tutto di te nella tua giornata.

come tutte le altre, tu Mamma, con abitudini

e una vita diversa, sempre lì dietro la finestra,

perché in quel vedermi andare o arrivare, è naturale desiderare, come l’innata arte di cullare,

prepararmi da mangiare,

non ti è bastato educarmi a camminare,

incoraggiarmi ai primi piccoli o grandi passi,

vedermi ricevere dalla vita i primi sassi,

sempre pronta ad un abbraccio, affinché tutto passi.

È proprio così!

Ogni Mamma, proprio come la mia, è una dolce poesia,

quell’odore che si attacca alla pelle e che non va più via.

Accade in ogni angolo del pianeta,

per sua natura, la Mamma è una grande atleta,

ovunque sia stato il suo abitare,

poco importa se primo o terzo mondo,

il suo cuore, da sempre, è smisuratamente profondo,

siamo sicuri che nessun papà c’è l’abbia a male,

lasciateci osare, perché in fondo, si sa,

la mamma è per tutti uguale.

(Francesco Augello , Agrigento, 05/05/2020)

Nota biografica dell’autore

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, androgogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche.
Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i “servizi resi nell’interesse dell’Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia – per il “supporto dell’attività politico istituzionale connessa all’azione di comunicazione, volta alla promozione e valorizzazione dei parchi regionali, delle riserve delle aree marine protette e delle fattorie didattiche presenti nel territorio della regione siciliana, con particolare attenzione alla formazione di piani – progetti per la fruizione da parte di soggetti diversamente abili, con particolare riguardo ai soggetti ipovedenti”.

Clicca sulla nota musicale per ascoltare l’audio dalla voce dell’autore

https://www.francescoaugello.it/poesie/AteMamma.mp3

L’ubriaco, Poesia di Barbara Miranda

L’ubriaco

Il sogno può condurre a pazzia.

La vita,

Turbine ansimante di anteposte stanchezze,

E’ pazzia.

Ciclo estromesso di fedi

Vivo per obliare il sogno della vita.

Dimentico, non penso, non sento.

Sono il viandante senza dove

Ubriaco barcollante

Ebbro di vino mai bevuto

Nausea di vino immaginato.

(Barbara Miranda, 12 gennaio 1991)

Nessuno fermerà il tuo cammino, Poesia di Nefissa Labidi

Nessuno fermerà il tuo cammino

Navigo e cammino il mondo
La terra mi ringrazia e mi dice
Sento i tuoi passi come carezze
Sei leggera nel tuo rispetto
Incontrerai pietre incastrate nella mia pelle .
L’aria mi dice
Sento il tuo respiro profondo
Voli gentile nel mio vento
Incontrerai uragani che mi feriranno .
Il sole mi abbraccia e mi dice
Sei un raggio di luce che scalda il mio fuoco
Incontrerai il buio che mi spegnerà notte dopo notte
E insieme canteranno
Nessuno fermerà il tuo cammino
Con le pietre costruirai dimore
Con l’uragano forgerai spade
E nelle buie notti danzerai con le stelle .
Noi ci inchiniamo alla tua missione
Elementi di Madre terra
Ti doneremo Pace

(Nefissa Labidi,  23 aprile 2017)

Nessuno fermerà il tuo cammino, Poesia di Nefissa Labidi

Nessuno fermerà il tuo cammino

Navigo e cammino il mondo
La terra mi ringrazia e mi dice
Sento i tuoi passi come carezze
Sei leggera nel tuo rispetto
Incontrerai pietre incastrate nella mia pelle.
L’aria mi dice
Sento il tuo respiro profondo
Voli gentile nel mio vento
Incontrerai uragani che mi feriranno.
Il sole mi abbraccia e mi dice
Sei un raggio di luce che scalda il mio fuoco
Incontrerai il buio che mi spegnerà notte dopo notte
E insieme canteranno
Nessuno fermerà il tuo cammino
Con le pietre costruirai dimore
Con l’uragano forgerai spade
E nelle buie notti danzerai con le stelle.
Noi ci inchiniamo alla tua missione
Elementi di Madre terra
Ti doneremo Pace

(Nefissa Labidi, 23 Aprile 2017)

Bagaglio infinito, Poesia di Barbara Miranda

Bagaglio infinito

Tra sterpaglie desertiche sono cresciuta

Eppure mai fui arida.

Radici antiche e profondissime

Nel mio lussureggiante giardino.

Oh quanto dolcemente innaffiata

E amata fui

Come bocciolo di rosa di Saint-Exupéry.

Anni beati che furono un soffio

Nella polvere eterna dello spazio.

E rigogliosa rimasi e sola

Per tutta la mia vita.

Da ventidue anni senza e con

E attraverso il mio angelo.

In sogno mi annunciò l’arrivo

Della mia gioia più grande,

Il filo d’oro e continuo dei secoli

Il dolce dono del darsi assoluto.

Ed ora tu, disarmante amore

Rovisto nel mio piccolo bagaglio

Come dal cappello magico di un mago.

Quanto infinito e gioioso

E’ ancora il mio donarsi.

Amore mio,

Quanti slanci e sentimenti di dolcezza e ardore

Per te.

Magia impalpabile

E desiderio di abbandono.

Volare con te

Fra pesci, uccelli e gazzelle

Dell’infinito universo.

Attendo solo il tuo abbraccio di miele

Per morire d’amore

(Barbara Miranda, 05 luglio 2012)

Amata e Preziosa, Poesia di Francesco Augello

Amata e preziosa

Ho parlato con la violenza

per chiederle di aiutare ogni donna

vittima di una mano veemente,

di una mente che ragiona poco o niente,

di indicare ad ogni uomo, compagno, padre o consorte,

la strada opposta alla morte,

ma contro ogni tendenza

la sua risposta è stata Violenta…

Violenta la tua donna di carezze,

sciogli le sue tristezze;

Violenta la tua donna di baci,

ma che siano audaci;

Violenta la tua donna di passione,

non mostrarle esitazione;

Violenta la tua donna con un dolce sguardo,

ricorda: non è traguardo;

Violenta la tua donna con il sorriso,

fa che sia una carezza per il suo viso;

Violenta la tua donna con positive emozioni,

sii la migliore delle seduzioni;

Violenta la tua donna con il cuore,

usale parole d’amore;

Violenta la tua donna con le labbra,

ma che siano una dolce alba;

Violenta la tua donna di tenerezze,

ricorda: ha sete di carezze;

Violenta la tua donna di complimenti,

anche quelli sono sentimenti;

Violenta la tua donna di attenzioni,

è un balsamo contro ogni tentazione;

Violenta la tua donna con una poesia,

lascia che dica è solo mia;

Violenta la tua donna con un petalo di rosa,

perché è panacea per ogni ragazza, madre o sposa.

Così, la violenza non contenta,

aggiunse, ancora una cosa:

non troverai violenza più coraggiosa,

l’unica che renda la donna amata e preziosa.

(Francesco Augello, Agrigento, 29/04/2020)

Nota biografica dell’autore:
“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, androgogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad 6orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”

Ascolta la Poesia dalla voce dell’Autore:.
https://www.francescoaugello.it/poesie/Amataepreziosa.mp3

IN LONTANANZA, Poesia di Francesca Paola Licciardi

IN LONTANANZA

Lontana da voi

mi allontano dal mondo

Aspettative spietate

Sgambetti

Accuse

Giustifico me nel tempo

Ed in nulla più mi conforto

Nessuno vicino

Né più voi, così alte

Ormai in volo

sublimi e leggere

Né altri qui intorno

Aderenti a normalità

In me ormai troppo banali perché ne possa aver cura!

A diversità mi chiudo

In prigionia di una vita al rovescio

E libera-mente

e lo sguardo

volgo triste e sola, qui,

dove smarrimento

si fa parola

e per un po’ riposa.

(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 90.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

clicca su in-versi battiti 1

Madre di tutti i tempi, Poesia di Nefissa Labidi

Madre di tutti i tempi

Sei nato dal mio grembo
E mi hai rinnegato
Ti ho fatto uomo
Ma mi hai calpestato
I tuoi antichi fratelli ti hanno cercato
Ti hanno chiesto aiuto
Li hai insultati!
Chi credi di essere ora che ti sei schiarito
Il nero del male ti è rimasto dentro
Chi credi di essere per essere partito
Sei solo una scatola vuota di contenuto !
Uomo, che sei stato mio figlio
Oggi mi hai ferito
Il mio cuore sanguina addolorato
Io ti maledico granello di terra sotto i miei piedi !
ATTENTO
La tua cattiveria contro i figli del sole
Ti soffocherà nel sonno
Vedrai il mio viso nei tuoi figli
Perderai i passi nella tua inutile memoria
E nelle grige albe infernali vagherai
alla terra madre non tornerai!
Madre Africa
Madre di tutti i tempi!

(Nefissa Labidi, 12 maggio 2017)

L’amore capovolto, di Francesco Augello

Tutto si è capovolto,

adesso ho assunto un altro volto,

ho smesso di amarti,

non tentare di dissuadermi, se vuoi avermi sappi che non

ho nostalgia di una tua carezza, delle tue labbra, di donarti un mio tocco,

incontrare il tuo corpo;

d’un tratto, tutto mi appare svelato, arde in me il desiderio di

interrompere tutto questo,

meraviglia o miraggio, proprio non posso…

che tu sia cielo o arcobaleno, respingo ogni ammaliante

soffio del tuo amore,

resisto a quel

traboccare le tue emozioni, non

cambio idea nell’affermare che adesso in me tutto è rinato, e osservo…

in fondo, sono felice se non

carezzo e contemplo chi mi ama,

non è amore sincero,

insensibile, impassibile, glaciale, non è vero che

amare significa perdonare o dimenticare, è evitare di essere

naufrago in alto mare ma,

è colpa del fato se il cuore sussulta per la sua rotta,

sì, ancora una volta;

nella vita si cambia,

adesso ho assunto un altro volto!

Tutto si è capovolto. …

ora, capovolgi l’amore, rileggi la poesia al contrario.

Agrigento, 23/04/2020

Francesco Augello

Nota biografica dell’autore

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad 6orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”.

Clicca sul link  per ascoltare l’interpretazione dell’autore:

https://www.francescoaugello.it/poesie/Lamorecapovolto.mp3

Versi tratti da I Quaderni di Malcesine, 16°, pp.85s., di Arturo Maria Licciardi (a. m. l.)

… E senza dir nulla spense la luce.

Fioca
dei lumi azzurri
alle finestre
va la gazzaluna
intenta
a rischiarar
fitte
le notti a quegl’infermi
e non le giunge
soffio
di umana voglia
o piede
a ripestar le stelle
e coltre
d’infelice sonno.

a.m.l., 9°, p.49

10°

… Nella penombra attese le braccia piccine di Sara. Non pensò al vaso stracolmo …

Quando la quieta attesa

si poserà sugli occhi

non ci sarà più dubbio

il nostro amore

udrà lo scampanio leggero

e quest’erba

che si tagliò da sé.

Ascolta!

Non vedi?

E’ già volato

su colline di sole

arate d’agosto

e succose

nei grappoli rigonfi d’uva.

Ora si assottiglia

il lungo inverno dai capelli grigi

e coprirà le tane

eternamente.

Dammi la mano amico!

Tieniti forte,

ti porterò con me

nel reliquiario,

invecchieremo entrambi

e t’amerò

di là dal dormiveglia.

… L’autore non l’aveva abbandonato e la sua vita era un’occasione rara, come una casa abitata da folle di gracchianti bocche mute.

(a.m.l., 10°, pp.49-50)

11°

La grattaiola

delle pitruzze intagliate

fendeva l’aria

e non uno

di quanti l’abitavano

aveva il coraggio

di presentarsi al nudo

delle carte strappate

e gettate lì per la noia.

Sgualcire l’esistenza

lungo le strade di provincia

e i cavalieri di Maida

o Lazise

non se ne sarebbero dolsi.

Anzi

attaccati ai capricci

delle verande ombrose

e ai portici cadenti

sarebbero rimasti senza casa

e parenti

pur di fuggire via,

di andare

dove il risalto

s’inonda di sole,

o su pei monti agli scoscesi

e ai buchi di cielo a mulinello

come le nuvole.

Quando si ricordava del profumo

o dell’osso

che gli faceva male

giocherellava

con i giudizi dei vecchi nonni

e nessun ragguaglio

gli pioveva

sul capo dei mirtilli acerbi

o sulle vene di grano.

Assiepato come fosse un guardiano,

un pastore,

un melograno,

s’illudeva che il fiato

potesse giungere fin là

dove godeva.

Quando il teatro si popolò

i fantasmi non avvistarono nessuno

perché i pastrocchi

non avevano avuto l’accortezza

di avvisarli.

Ora il viola alle finestre imbrattava le pareti e nessuna delle cose rimaste poteva mentire agli occhi del nuovo arrivato. …

(a.m.l., 11°, pp.52-53)

12°

Lungo le sponde

come verde muschio,

umidi pendeano i rami

dei secolari abeti

e i cervi ridiscendeano

stanchi

coprendo di rami

e grandi corna il cielo,

mentre sul fondo

del più verde lago,

una foglia recisa

galleggiava

(a.m.l., 12°, p.58)

13°

Aprì il portellino di vetro …

E il raggio di luna

le giunse distinto

Pioveva dal cielo

tra i larici e i faggi

la bocca di un cervo

stirata,

contorta.

Tentò di ritrarsi.

Si tenne discosta.

Ma nulla le tolse

la vista del lupo

del bosco di notte,

il respiro

il lamento …

Sorpresa

Si accorse di trovarsi là.

E non c’era la morte

a guardarla,

a sorridere piano,

ma il contatto sublime

e una memoria indenne, esiliata.

E …

come se avesse anticipato

un evento

e la sua mente

una col tutto

avesse intravisto un passaggio

un verbo mai pronunziato

un giorno

proprio come uno sforzo

e un tendere oltre

per voler capire

per saperne di più.

E l’immagine

non gli apparteneva

scissa da Dio

che l’appiattiva al suolo

al cumulo morenico

alla dimenticanza

e al calpestio leggero

degli anni protesi

a inseguire un sogno.

Batteva la nube al cielo

e l’oltre

sui massi piovosi del tempo

e il gran mistero

appariva nudo

come la prima volta.

Sentì un brivido trapassarle il cuore. Prese il pastrano e uscì di corse in strada.

Ma dove andava! …

(a.m.l., 13°, pp..65ss.)

14°

[…]

Un attimo

e la vita non è più la stessa.

Un attimo di paura basta

a scacciare i sogni

e il buonumore.

Tinta pastello,

notte!

E il tagliabosco odora

i fumi lunghi

alitati da denti digrignanti

e i lampi di uno sguardo

per troppo tempo assente.

Giuseppe pensò a Sara, alla sua vita […]

(a.m.l., pp.70s.)

15° L’ADDIO A MALCESINE

L’ADDIO A MALCESINE, POESIA di a. m. l.

“Addio!”

le sfiorì da quella bocca

“addio!”

E lo portò con sé.

E mentre viaggiava veloce

non c’era punto

o incrocio che bastasse

ai suoi capelli.

Li vide sciogliersi sugli occhi

e pianse.

Ronzavan le mille braccia

d’ombra-cipresso

a far da quinte al mare,

agli inzuppati di pioggia,

agli anni.

“Addio!”

Le sussurrò a un orecchio

lo stridere convulso delle gomme

e le sterzate

parvero abbracci

e mulinelli attenti,

da non lasciarci nulla …

nulla.

Giunta che fu

dalle parti di Lazise

si fermò,

abbandonò il percorso

e si diresse al lago.

Una sirena echeggiò l’aria,

la fretta

e le parve di sognare,

di non essersi mossa,

di non essarci mai stata.

Un uomo le si avvicinò.

Non si parlarono,

restarono lì.

Poi, i contorni della notte,

si confusero ai loro corpi scuri

e non ci fu nulla,

ma proprio nulla

da poter fermare.

Questa volta

non pensò di risalire il monte,

né di raggiungere la casa

in riva al lago.

Corse più veloce la voglia

di ritornare al cuore,

al ventre.

Pensò a suo padre,

all’orologio antico,

a quella casa,

a quella vita persa …

Suo padre! … E non la volle lasciare,

credeva che casa camminasse,

te la porti in collina,

sulle onde del mare,

in vetrina …

E altre case ti stanno alle spalle.

La casa!

La casa di suo padre … abitata!

“Padre!” gli chiese,

“A che ti serve, ora?!”

“Mi serve”

Gli rispose.

“Se potessi cambiare la vita, Edda!”

Il treno dondolava stancamente

nei suoi vagoni sporcati

ed Edda ritornava …

I filari dei pioppi

non c’erano più

né le vette imbiancate

di una purezza dimenticata,

scarna.

I grilli posavano ormai

i fili volanti

dei salti meridiani

e le parole

erano quelle usate,

annoiate parole prive di poesia,

pronte alla fuga …

“Addio!”

E non pensò più ad altro.

(Arturo Maria Licciardi, Firenze 1996, 15°, pp.78ss.

16° Claudicante attesa

Claudicante attesa

Claudicante attesa

E sfarfallio di primule

Fra le statistiche

Degli affitti a tempo.

Malcesine così lontana,

svelto diaframma

e fuga immaginata, vaga …

I numeri civici delle stradine e gli occhi addormentati non erano, ora, che appunti irreali, esterni.

Già! Non era vita quella.

E il volo non era una rondine, né tantomeno l’aquila.

I posteri! Quei sordi d’orecchio. Invertire la rotta e navigare sicuri controvento, contro il tempo, contro misure a sprazzi.

Non pensava a quel tempo di dover rendere l’anima, figuriamoci … l’anima! Una parola troppo grossa per giocarci su. Eppure non gli rimaneva che quella

(Arturo Maria Licciardi – a m l –, 16°, pp.85s.)

Guardando “Il rito” di Ingmar Bergman, Poesia di Barbara Miranda

Guardando “Il rito” di Ingmar Bergman


Anestetizzati, ottusi,

Totalmente in preda a desideri indotti

Falsi fino all’inverosimile

E dimentichi del vivere secondo natura

Ci agitiamo vanamente

Nelle gramaglie della noia sterile.

Tutto questo non è Arte

Non produce, non trasmette, non somiglia

E non dona alcunché.

L’Arte è dolore puro

Quel dolore che non sentiamo più

Che abbiamo dimenticato

Che non abbiamo mai conosciuto.

(Barbara Miranda,  29 gennaio 2012)

Africa, Poesia di Nefissa Labidi

Africa

 · 

Ci rubi il lavoro, ti dicono
Ma non sanno che tu lavori per mandare il pane ai tuoi figli
Lavori abusivo, ti dicono
Ma sanno bene che sono sempre esisti gli ambulanti
A te il governo non ti fa pagare le tasse, ti dicono
Ma il governo per controllarti ti uccide
Torna a casa tua, ti dicono
Non vogliono capire che la tua patria sono i tuoi piedi
Hai la pelle nera, ti urlano
Oh! Su questo hanno ragione
Sei il figlio prediletto del Sole
Quel Sole da cui cercano l’abbraccio in tutte le stagioni!
Tu hai un’altra cultura, altra fede, ci fai paura
Non hanno mai voluto conoscerti, come ti ho conosciuto io
Ho conosciuto il tuo rispetto
La tua lealtà
Il tuo gentile sorriso
Il tuo canto
E le tue danze!
Ti hanno ucciso, ma sono loro i morti
Morti dentro senza che nessuno li abbia amati
Morti nella mente che hanno venduto a chi ti ha ucciso
E che li affama (anche senza il tuo aiuto)
Tu sarai vivo in noi
Loro sono morti senza nessun germoglio!
Abbraccio te e il tuo mondo
Tu rinascerai e loro dovranno convivere
Con il nero del buio interiore!
Africa 


(Nefissa Labidi, 3 Maggio 2017)

IN-REALE, Poesia di Francesca Paola Licciardi

IN-REALE



Perdere nel vento
cose e corpi
d’ogni peso
nel silenzio di una rabbia nascosta
o quale normalità di vita in pretesa!
Difendersi,
Senza le armi consuete
Di chi non ha idea né sentimento
Del non senso che accade
Inventare appigli e ragioni
per non affogare nel nulla
….e far quel che viene!
Oggi è domani
nello sfondo immutato del vuoto
Morire nel sogno
Dove all’atto manca l’oggetto
Come aria al respiro
…impermeabile allo stesso vivere.
Tra i pensieri asfissianti
Frastorno agitato
incomprensioni e paure
definiscono l’isola della penosa anima
Quella di madre-senza
O di quel che di lei rimane !




(Francesca Paola Licciardi)


*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 88.)
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corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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L’ironia, Poesia di Francesco Augello

L’ironia

Nella storia del pensiero, ci siamo imbattuti nell’apparente “non serio”,

un negare la realtà a un superiore ideale,

mai banale nell’aderire al reale,

fingendo di giustificare, talvolta ammirare,

manifestazioni contrarie, da condannare, una ironica indulgenza per deridere l’appannata intelligenza.


Il dilemma non è tra sapere o non sapere,

nell’ironia le storie sono tutte vere!

non manca la sapienza, né l’intellighenzia,

l’ironia è sempre leale, civile,

benché consideri l’attuale trionfo del turpe e del vile.


Non oltrepassa mai lo scherzo,

se pur con distacco, si sottrae ad ogni attacco;

sa essere beffarda, maligna, insultante,

ma sa far ridere, quant’anche non galante;

con sguardo certo e verificato, coglie ogni dato, ogni azione,

non manca l’esclamazione,

che siano momenti austeri, severi, bui o neri.


Con dire sicuro osserva il futuro,

destreggiando con abilità le difficoltà, non conosce età;

è uno strumento che non mente, sottile come la vita,

ma in tanti lo sanno che non guasta mai un po’ di ironia tra le dita.


Un antibiotico di bonaria irrisione, la dove frena anche la ragione,

un superiore distacco dalle cose,

uno sbeffeggiare un contatto ravvicinato,

ma lasciando indenne il prepotente significato.


Ecco l’ironia della sorte, capace di prendere in giro anche la morte;

tragica, drammatica, socratica, ironica, situazionale,

fa bene a chi sta male, a chi deve pensare,

a chi non ha voglia di mollare.

Dopo tutto, l’ironia, raffinata, progredita, sa essere utile alla vita,

per quanto complessa, non necessita di alcuna premessa


(Francesco Augello, Agrigento, 20/04/2020)

Nota biografica dell’autore:

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, androgogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.
Clicca sul link  per ascoltare l’interpretazione dell’autore

.

Sono Palestina! Poesia di Nefissa Labidi


Sono Palestina!

Chiedo pace
Per carità datemi pace
Blaterate di democrazia
libertà di espressione
Dite di amare
Cosa amate voi
Il vostro stesso odio?
Come un topo in bocca ad un gatto vorace
Tenete tra i denti un popolo incolpevole !
Cosa volete da me?
Versate una goccia di lacrima
Che evapora all’urlo di un bambino
Pesate menzogne viscide e scivolose su questo mondo !
Avete chiuso la vostra memoria
E avete riscritto la vostra neonata storia
Manca l’amore
Manca la tenerezza
Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore Manca l’amore
Manca la poesia
Una storia che manca di contenuto
Non ridete
Non ballate
Siete insicuri
Sempre tesi
Sempre in attacco
Sempre in difesa di qualcosa, che sapete, non vi appartiene
Avete perso la vostra umanità
Ovunque andiate
Le urla sofferte di un bambino, vi perseguiterà
Le bombe
La morte
La sofferenza concentrata di un popolo
Ve la sentite addosso
Brucia
Brucia la vostra pelle
Brucia la vostra storia
Brucia la vostra credibilità .
Voi non cercate la pace
La pretendete
La strappate
Vi raccontate di essere vittime
Ma siete vittime solo di voi stessi!
Vi sentite lo sguardo del mondo addosso
E capite che non è benevolo
Sentite l”aria che respirate
È aria morta
Morta come le vostre innocenti vittime!Vi chiedo
Lasciatemi in pace
Sono il vostro tormento
Sono Palestina!


(Nefissa Labidi, s.d.)

Le risposte plausibili, Poesia di Barbara Miranda

Le risposte plausibili


Piedi scalzi e capo scoperto

E abiti smessi da altre vite.

Solo madre perché madre pregna di olistica energia

Contemplando la mia complessità umana

Similmente alla complessità delle persone tutte.

Sto camminando, lo sento,

Per viottoli di fango e prati verdi

E marciume d’insana cupidigia

Avvolto e rimestato a fiori di campo

Per le strade che nessuno nota.

Ibiscus e buganvillea adornano il mio destino.

Cosa è importante, veramente importante per te?

Che la vita fiorisca tra boccioli di rose e spine,

Che la vita di piccoli da covare e predisporre al volo

Verso un futuro di spazi ecologico/mentali,

Di grazia e libertà

Sia cullata dall’Arte che d’amor si fa piena tutta.

(Barbara Miranda, 2018)

Un giorno di Giugno, di %

Un giorno di Giugno


Autobus fermi

Gente che mormora

Gente che grida

Crisi

Falkland

e altro

e poi altro ancora


Tu osservi

Bandiere rosse

accarezzate dal vento tiepido di Giugno

Tu osservi le tue bandiere rosse

Tu poeta osservi

e non ti si vede.

La natura accarezza pure te, oggi,

come accarezza gli stendardi al vento

Tu osservi triste e felice

poeta distratto

ma la Storia sa sol

degli stendardi

degli striscioni

delle grida

del chiasso di tanti poeti impazziti

E tu invece ricordi i tempi gai e tesi del Liceo

Gai per un sorriso di una fanciulla

Tesi per il teorema non ripetuto

al vecchio professore


Tu

tu non sei

La Storia dice: non è

Ma il poeta continua a lambire il tempo che osserva

Quel tempo che è di colui che è già

poeta impazzito

(%, V.2.6.. 1982. PA)

APERTURA, Poesia di Francesca Paola Licciardi

APERTURA

Come aquila in volo

mie braccia distendo

in mira allo spaccato invisibile

tra Terra e Infinito.

Distanza mi confonde

mentre con la mente la percorro

a profondità senza misura.

In punta di piedi barcollo

tra il terreno opaco e le Stelle

Resto ferma nel mio cammino

da muri vuoti e trasparenti interrotta.

Spazi d’aria si fanno prigione da cui fugge

l’anima mia ché lotta

contro alla temuta condanna.

Isolata, mi perdo

nei respiri d’ogni istante che triste continua.

Da quaggiù fin agli universi

dipinti in alternanza

mi trovo

senza motivi miei né luoghi.

Le ore della vita

io assorbo sofferte

in fronte ai blu sfumati

e neri in sfavillante decoro

di luci cadenti, oggi, nella notte

al di qua dei tetti

di cieli lontani … infiniti mondi

Mi aggrappo adesso

ai brividi d’amore e di pianto

in attesa che abbraccio

ad apertura d’ali

grande e felice

nello spirito …

si compia


(Francesca Paola Licciardi)


*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 86.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Donne di un prezioso tempo antico, Poesia di Nefissa Labidi

Donne di un prezioso tempo antico

Auguri alle donne oltre gli 80 anni
Donne sopravvissute, ai figli perduti per guerra , malattia
E in fondo al mare
Donne cresciute nel sacrificio
Leonesse apparentemente sottomesse alla vita
Ma con grande forza pur stando in ginocchio
Donne che nella povertà si tolgono il pane di bocca per nutrire i propri cuccioli
Auguri alle donne bruciate da una moderna inquisizione
Donne che hanno fatto delle cicatrici del cuore, uno scudo contro il dolore
Auguri alle donne che hanno conosciuto la guerra ed accolgono le nuove vittime, in solidarietà di altre madri con gli occhi piene di lacrime
Donne che ci hanno lasciato un’eredità della ricerca di Libertà
Queste donne hanno radici forti e profonde
I loro semi sparsi in questo mondo
Per una miglior umanità !
Donne che come erba calpestate, lentamente si rialzano
Gigantesse nella loro fragilità!
Donne di un prezioso tempo antico!

(Nefissa Labidi, 10.10.2017)

A se stessa (madre), Poesia di Barbara Miranda

A se stessa (madre)

Son io, così stigmatizzata,

Fardello

Di poche cose in grembo in effetti colma:

Ricerca incessante, curiosità, fast-running,

Amore di madre e di vita.

Ho dato via tutto,

L’essenziale è rimasto non scalfito:

Il mio slancio polverizzato al cosmo

Silenzioso, perfettibile e tronco

Come vapori e fumi tendente verso l’alto

A piedi nudi verso il basso della terra

Resta solo pura Etica

E il mio “Imperativo categorico” kantiano

Di dignità umana iniettati nel sangue.

Stai in guardia, tesoro,

Che i tuoi slanci scocchino come frecce

D’amore e fuoco

Verso tenerezza di piccoli bimbi

Incastonati in barriere coralline dei fondali marini

E la mia stella rossa che viaggi felice.

Non chiedo null’altro che Lei

E il balsamo alleviante dell’Arte

Che mi apra l’infinito e tortuoso percorso.

Lei raccoglierà il mio bagaglio

Di stracci bagnati di sudore e nuvole

Per colorare il mondo

Coi suoi toni cromatici allegri.

In bilico forse, in equilibrio spero,

Dolcemente danzando tra Eros e Logos

Su una fune d’oro.

Io sarò poco sotto, piano,

La sua rete paziente ad accoglierla

Quando vorrà.

La guarderò vigile e serena

Mentre impasta un blu/giallo/bianco

A formare un turchese perfetto

E raffigurare i suoi cieli di zucchero e sole.

(Barbara Miranda, 16 dicembre 2012)

Vittime dello Stato, Poesia di Francesco Augello

Vittime dello Stato

È possibile che la società appaia così ottusa,

sempre più confusa?

Sembra che l’evoluzione della specie si sia chiusa,

tutti imprigionati come cervelli dietro le finestre,

mentre è giunto l’odore di cresciute ginestre.

Per tanti solo l’ultimo saluto, causa quel poco aiuto,

per quel temuto starnuto, ma vale meno di uno sputo.

In molti ad inseguire il monopolio delle piatte idee,

delle vendute apparenze,

terrorizzate da pseudo intelligenze.

Una perdita colossale,

vittime di un business commerciale, dell’emergenza,

figlia di una scellerata demenza.

Un indotto panico sapientemente trattato,

ma, fate silenzio, molte sono le vittime dello Stato,

da ogni parte sempre più odiato,

mentre un grido accorato si leva contro quel Governo sbugiardato,

chi dalle tribune del parlamento urla: io non mi arrendo,

non manca chi a tal parole sbandiera il vilipendio,

a difesa di un capitalismo della sorveglianza,

un’epidemia culturale, ad oltranza;

cavalca l’abbondanza e il fare ordinanza,

l’articolo 68 ha stretto il bavaglio

a chi non vuol essere un corrotto,

o vedere la propria ragione indotta in errore,

con parole che non sono eredi di una dimensione reale,

solo morti per un errore fatale;

una manipolata realtà, in quelle ceneri, tutta la crudeltà.

Un altro test, per la società,

come l’invenzione di quel “fuoco amico”

o di quel “conflitto a bassa intensità”,

frutto di una linguistica abilità,

una vera minaccia per la società,

un’arma invisibile del persuadere,

ma efficace per indurre l’amico o il nemico a cadere,

a cedere ogni avere, come reale è quel costante temere,

semplici parole a minare le menti per ore ed ore;

un provocare l’orrore, la strategia della tensione,

un cambiamento dell’ordine sociale,

attenti a non dire: è da condannare!

Un mutamento prodotto dalla disposizione delle parole,

le più innocue, ma in grado di stravolgere ogni opinione,

vale per ogni concetto o significato,

anche quello al pensiero più caro o amato.

Inutile, l’uomo appare già condannato,

vittima del suo stesso reato: un voto mal dato!

Ma sarà sempre in quel domani che vedremo

a chi ha giovato, una sola certezza:

il popolo va sempre aiutato,

senza di esso nessuna Nazione, nessuno Stato.

(Francesco Augello, 15/05/2020)

Nota biografica

 Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Per ascoltare la Poesia, recitata dal Poeta:

https://www.francescoaugello.it/poesie/vittimedellostato.mp3

SFIORANDO-CI, Poesia di Francesca Paola Licciardi

SFIORANDO-CI

Un senso di Intenso

da lettura sul prato,

lo sguardo distrae

sfiorando.


In voli ritmati

a me intorno

e l’una con l’altra

…ali in coppia,

gialline,

volteggiano.


E’…rapita

l’anima mia

attenta, grata ai segnali,

e una carezza

a sollievo

in segreto

riceve.


Lagrime fuggono

dal cuore

ancora triste

e felice


Io,

in quell’attimo dell’incontro d’Intenso

con due

…liete,

delicate

e care,

farfalline mie,

…danzanti!


(Francesca Paola Licciardi)


*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 84.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Io sono un’idea, Poesia di Nefissa Labidi

Io sono un’idea

Quando sono nata ho mugolato qualche mese
Poi, tutto quel gemito divenne parola distorta
Messa in fila con altre parole sorelle
Mi nacquero frasi
Crescendo divennero pensiero
Trasformati in concetti
Ad oggi io sono un’idea
Esempio alla mia prole e a chi ho incrociato lungo il percorso della mia vita
Conto gli anni del mio vissuto
Ogni anno un capitolo
Niente mi è stato regalato
Ho preso e donato per riavere
Ho viaggiato il tempo, con un bagaglio spesso pesante
Ho seminato germogli, di cui ho raccolto frutti
Mi sono nutrita di antico per rendere forti le mie radici.
Il passato di me stessa mi segue silenzioso
Popoli in movimento, con parole nuove
Mi arricchiscono di preziose esperienze
Mi vesto di amore universale
E come una splendente stella
M’illumino di verità!

(Nefissa Labidi, 26 Novembre 2016)

Love or confusion, Poesia di Barbara Miranda

Love or confusion

L’asfalto umido di brina

Ormai unica cassa di risonanza

Agli echi, ai profumi,

Ai sospiri mozzati di una notte qualunque

Rimarrà segnato

Dai nostri passi in fuga

Eternamente in fuga…

Con le braccia aperte e la fronte nuda

Coi nostri falsi percorsi scolpiti sulla schiena

Saliamo su vagoni di altri treni,

Di altre città, di altri pensieri

E ad ogni fermata

Allacciamo i nostri sguardi nella nebbia

E non riusciamo a toccarci.

(Barbara Miranda, 21 luglio 1990)

A un metro dalla metro, Poesia di Francesco Augello

A un metro dalla metro

Inizia così il mio viaggio,

pagando un quotidiano metropolitano pedaggio,

mai troppo adagio…mi dirigo ai tornelli,

ovunque volti più o meno belli,

i ceffi, si, ci sono anche quelli,

fissano i miei occhi un po’ ribelli,

cambiano strada, un evitare una giornata amara.

Una cartella tra le mani, tra discese e salite di scale,

un frastuono che non tarda ad arrivare, che fa vibrare,

è in arrivo sul primo binario…

ma va a Rho Fiera Milano.

Una scala mobile che sale, non va lontano…

il corrimano e lì di fianco, da sostegno ad un anziano,

a chi è stanco, tutti, ad un metro dalla metro…

ci si affanna alla puntualità, una voce: mi scusi dove va?

Sempre più distratti, distrutti, visi sconvolti,

neanche fosse il novantesimo,

a rincorrere l’ultimo minuto,

nessuno ha tempo per un saluto, dare un aiuto

forse qui l’uomo pensa di essersi evoluto!

Anche il turista è vittima di una svista,

io, come ogni mattina, sottobraccio ho la mia rivista…

mi dirigo a scuola, ci vuole appena un’ora…

a casa, ancora calde le lenzuola,

mentre in metro è un intersecarsi di colori caldi,

siamo già a Porta Garibaldi,

verde, lilla, giallo…incontro persino l’uomo ragno,

tanti in cerca di un tentato guadagno;

c’è chi elemosina ogni passante,

lì per terra, senza gambe, attende la fermata arrivare,

si alza in piedi dal vagone rosso…

per tanti, silenziosi, è il paradosso!

Si va di fretta, mentre l’area è già rarefatta, infetta,

vorrei fuggire di fretta, su ancora una altra fermata…

è così che inizia ogni giornata.

(Francesco Augello, 27/05/2020)

 

Nota biografica:
 “Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Base musicale “Sunset Landscape by Keys of Moon” Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Link audio alla poesia, clicca sulla nota musicale per ascoltar:


https://www.francescoaugello.it/poesie/Aunmetrodallametro.mp3

PERCHÉ! – Poesia di Nefissa Labidi –

PERCHÉ!

Il mondo dorme

Con sonno disturbato

Bambini urlano,inascoltati

La terra è impregnata

Di sangue innocente

Fiumi di lacrime, ci nuotano uomini rifiutati!

Il sole scalda cuori spezzati

Naviganti in arrivo, da paesi bombardati

VAI VIA si sentono dire

Feriti

Piegati

Umiliati

PERCHÉ , pensano i dimenticati

Siamo arrivati su questa terra

Che abbiamo rispettato

PERCHÉ, chiedono i traditi

Forse voi siete mai stati frustati?

Noi siamo tornati, da tempi passati

Vogliamo pace

Per essere rinati


(Nefissa Labidi, 3 Giugno 2017)

Luce di stella, Poesia di Francesca Paola Licciardi

Luce di stella

Messaggio di luce

riflette dal cuore

senso segreto d’immane dolore.

Tristemente è la di voi dipartita

che oro bianco in polvere al vento

nostra sola distanza

di pianto infinita

ai sensi concede

un andar dolce e lento.

A conforto mi giunge un solo pensiero:

sia tetto stellato o tappeto

luce al nostro sentiero

uguale orizzonte

che sol in “termine”

“su” o “giù” differisce

nell’unico cielo

il tutto di noi

già qui confluisce!


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 83.)
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corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Il viaggio, Poesia di Francesco Augello

 Il viaggio

Prima di arrivare, ho viaggiato parecchio,

ho attraversato barriere, alcune frontiere,

prima gialle, altre bianche, poi nere,

non mi hanno fermato le diverse atmosfere,

neppure precipitando sulla neve,

poi un ultimo viaggio tra mari, laghi

ed i verdi e raggianti colori dell’ambiente.

Ma l’obiettivo era l’umana gente, così intelligente,

legata alla storia, per mia fortuna con poca memoria,

dimenticano in fretta, amano le scienze, la tecnologia,

la biologia, ma faticano a capire cosa io sia.

Si muovono con premura, riposano in un letto,

è l’ambiente perfetto, hanno già il cuore infetto,

amabili, ma vulnerabili, assai fragili;

sono convinti che abbia poca vita, ma non mollo mica!

Qualche mio parente è già stato in un’altro continente,

questo ha confuso tanta gente, gli offrivano qualche frutto

cucinavano di tutto, a buon mercato, ogni genere di animale,

anche quello da non mangiare, ha preferito non rischiare,

ringraziare e alla fine saltare in un nuovo animale,

poi, ha ricordato che altrove era Natale.

Io sono arrivato in nave, dopo un lungo viaggiare,

mio cugino è arrivato in un giorno,

pensa, senza nemmeno un permesso di soggiorno,

ma infondo, anche qui non ce ne di bisogno;

Ho avuto qualche contrattempo, ma ho sorpreso tutti nel tempo,

grazie al loro lento apprendimento, non imparano mai la lezione,

per me sono fonte di continua tentazione,

ma soprattutto è gente da amare,

se pur io non ami salire su un camion militare.

Amano gli ambienti caotici, non mancano gli infidi,

gli ipocriti, i burloni, e neppure gli imbroglioni, alcuni

guardano lontano, indossano gli occhiali, ma non capisco,

non sanno essere solidali, né leali, li preferisco agli animali che,

in talune specie, appaiono più virtuosi degli umani.

Non è mia intenzione decimare la popolazione,

non adesso, anche io mi dedico al progresso!

Non sono letale, ma per qualcuno risulto fatale, e così devo ricominciare!

In fondo ho solo bisogno di affetto, un contatto diretto, magari stretto,

un saluto, uno starnuto, camuffarmi in minuscole goccioline,

qui ne producono così tante, sono davvero carine.

Questi umani mi offrono molte cure, ogni giorno

sperimento nuove avventure.

È affascinante, si ammalano con poco,

propongo loro sempre un nuovo gioco:

febbre, tosse secca, stanchezza, dolori, tremori,

una piroetta sui bronchi, un soffio ai polmoni

così cresco senza troppi rumori.

Qualcuno mi porta fuori, a fare una intensiva terapia,

qui l’ossigeno è meglio che a casa mia,

li sento parlare di filamento, io intanto non mi lamento, qualcuno aggiunge

alfa, beta, forse parlano di me, ma non sono analfabeta,

leggo tanto, leggo di tutto, un po’ qua, un po’ là persino il DNA.

I miei cugini, si sono bene organizzati,

hanno capito come non essere neutralizzati,

lasciano che i potenti giochino con il commercio dell’oro nero,

lo giuro è tutto vero!

Questi umani, sempre in cerca di un tesoro, di una guerra, dell’odio,

in certi momenti è un vero mortorio.

La mia sopravvivenza è appesa ad una invisibile mano,

e a tanto denaro, ai BOT, allo sport, all’economia, alla loro

smania di follia; questa gente, mi fa tanta simpatia,

è virulenta come una pandemia,

non ci penso proprio ad andare via!

In fondo ho dato una mano all’ambiente, a moderare lo spreco

di quel che non serve a niente, degli alimenti che creano carie ai denti,

all’accumulo dell’immondizia, un ambiente più sano ai bimbi, a chi li vizia,

e una lezione contro gli abusi sull’edilizia, alla pigrizia,

ai tagli sulla pubblica spesa,

senza di me non parlerebbero di ripresa.

Per il futuro ho nuovi progetti,

non come quei sciocchi a urlare dai tetti,

agitando qualche birra e una forchetta, io non ho fretta,

mi muovo ad effetto, adesso ne sono certo,

ho speranza in un focolaio perfetto!

(Francesco Augello)

Ascolta la poesia recitata dall’Autore:

Nota biografica 

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Nuovo di zecca, Poesia di Barbara Miranda

Nuovo di zecca

Ti ho afferrato in apparente volo

Mentre tutti alzavano gli occhi

Per parlare alle tue psichedelie riflesse.

E invece stavi lì seduto

Dicromatico, lievemente affranto

Da quell’antico ricatto

Scolpito nelle tue maschere interne.

Occhi d’insofferenza feroce, sospiri,

Le spalle leggermente incurvate

A tradire nuclei profondi di dolcezza.

Ti ho afferrato in volo carpiato

E con te

Tutti i giorni tuoi ed i miei.

Volitiva,

Ho deviato le nostre casuali direzioni oblique

Per svicolare l’intersezione scorretta,

Il punto morto

L’aporia delle matrioske ermeticamente chiuse,

Di insulsi bozzoli di insetti

Vanamente agghindati di lustrini.

Ti ho afferrato per ucciderti qui, adesso

Perché voglio amarti vivo.

Strapparti fuori da quell’immenso utero

Gravido di pulsazioni eterne che è la morte.

Invertire gli ordini naturali:

Morto/Vivo/Eterno/Nuovo di zecca.

(Barbara Miranda, 03 febbraio 2012)

Preghiera alla Natura, Poesia di Francesca Paola Licciardi

Preghiera alla Natura


Il segreto che ti svelo è “ adulto “, è quello Il tuo virus.

I nostri bambini sono come i tuoi fiorellini che sbucano fuori dal cemento che reprime il terreno ma
che nel fondo resta sempre fertile di … vita!

I “neo- nati” tutti meritano la loro possibilità: agnellini, apine, fiorellini, foglioline, pesciolini e bambini.

Loro cresceranno “ diversi ” dai loro progenitori, portando già sulle loro stesse spalle e nel cuore i danni da quegli stessi ” adulti ” causati!

In loro la “ tua” speranza di “ rinvigorirli ” insieme.
In noi la speranza di “ rinascita ” in una versione umana più naturale e semplice

Ma i bambini hanno bisogno di noi, e noi di te …., e “ tu”, lo so, di nessuno.

Per questo ti scrivo: lascia che noi, pur difettosi nell’animo, possiamo crescere questi piccoli nuovi ” futuri possibili di “ …convivenza tra uomo e Natura!
Tu sei sempre la più forte, ma abitiamo tutti nella stessa unica e meravigliosa Terra che gira, galleggiando nell’universo infinito!

E non c’è un altrove.


(Francesca Paola Licciardi, 20 Maggio 2020)

52.75.00. -Poesia di %

52.75.00.

Potrei
avvicinarmi a te

Numeri
già composti
in un ordine
statico

Ponte
non fruibile
di discorsi
costruiti
di pause
interminabili

Parole
che non riescono
a tradurre
i nostri pensieri
e che disegnano
una unione di amore

Puzzle facile
puzzle difficoltoso
che conserviamo
gelosamente

52.75.00.

Una composizione
numerica
di cifre
di cui noi
possiamo fare
a meno

(%, 18 Marzo 1982)

Rivoluzione, Poesia di Francesco Augello

Rivoluzione,

Sogno una rivoluzione, non una contestazione di chi

è stato educato a qualche tiepida obiezione,

figlio di una dissennata reazione.


Sogno una rivoluzione che sapori di cessate corruzioni,

di mutamenti radicali senza eguali, un risalire le scale,

una riforma dell’ordine statale e sociale
.

Sogno una rivoluzione figlia di coloni mascherati da indiani e

di una folla non pazza, ma che sappia scendere in piazza,

d’estate, d’inverno, per manifestare contro gli abusi e gli sprechi del Governo.


Sogno una rivoluzione contro ogni non cessato inganno,

appannaggio di ogni Nazione, sterile sarebbe ogni paragone,

magra consolazione di chi in Europa,

raccoglie più briciole di un battiscopa.


Sogno una rivoluzione, forte come quella d’ottobre,

capace di rimuovere le ombre o come quella cubana

che rivendichi una stretta di mano capace di aiutare ogni essere umano.


Sogno una rivoluzione della democrazia, con una più ampia ed equa economia

che non regali il bavaglio e qualche taglio,

una rivoluzione, motore della separazione da ogni altra Nazione,

la rapida conclusione dalla stretta della globalizzazione.


Sogno una rivoluzione dello Stato, non più un ostinato Governo,

sfiancato o stanco, frutto di accordi sottobanco,

e di idee confuse in ogni evenienza, anche nello stato di emergenza,

che riconosca lavoro, denari, e l’abolizione della parola precari.


Sogno una rivoluzione che risvegli il popolo dalla separazione delle coscienze

che non deporti le sue intellighenzie, da una ereditata miopia forte e sconsolata

nel dire “Italia amata mia”, o che si accontenti di quel furente “che vuoi che sia”,

che cessi l’inganno di una politica dell’abbaglio che non concede spiraglio,

di chi gioca con la verità delle parole,

perché lo Stato ricordi, ora e sempre, che è figlio della PROLE.


Francesco Augello
 

La Poesia recitata dallo stesso Autore:
https://www.francescoaugello.it/poesie/Rivoluzione.mp3

Nota biografica: Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue.

La scelta, Poesia di Barbara Miranda

La scelta

Travature metalliche s’intrecciano

Lame arrugginite mi sfaldano la pelle

Mentre resto seduta

Sulla banchina di un molo deserto.

Umido contatto con la pece:

Mi son lasciata trastullare

Dal bisbiglio amoroso dei vermi

Perché sapevo, perché ho sempre saputo

Di non avere scelta.

Tuttavia una scelta esiste,

Un’ultima, vana, utopica scelta:

Fuggire

Catarticamente fuggire

Da tutti

Dal fetore delle menzogne

Da me

Dal mondo.

E ruotare le braccia come pale impazzite

E furiosamente dire no

Alla merda

Unica impalcatura degli altrui ideali

E infine deviare ogni sentiero

Perché nessuno più possa raggiungermi

Perché nessuno più possa sporcarmi.

(Barbara Miranda, 22 agosto 1990)

Questa non è poesia, ma ποίησις – Riflessione notturna, ποίησις, messaggio di Nefissa Labidi –

Riflessione notturna, ποίησις, messaggio


Ricordate ragazze negli anni 70, primi 80?
Quando uscivamo con amiche
E dietro avevamo sempre i maschi che ci chiamavano con nomi diversi a indovinare , fischiavano e cercavano le nostre attenzioni , spesso erano bruttarelli e non cuccavano mai
Noi uscivamo tra ragazze , non perché non avessimo amici dell’altro genere ,ma perché ci godevamo la nostra nuova libertà , anche seppur giovanissime , qualcuna più grande aveva lottato per noi e noi incondsapevoli di questa fortuna potevamo finalmente uscire da sole senza essere accompagnate da padri , fratelli o mamme ,come succedeva solo pochi anni prima !
Io ero a Firenze , città più cosmopolita del paese , anche più di Venezia che era solo turistica di élite , firenze era abitata e frequentata da persone di tutto il mondo e ceti sociali
Firenze era cultura , arte e storia !
Arrivo al punto della mia riflessione
Cosa è successo oggi
Dove sono quelle ragazze , che hanno annusato la prima libertà d’italia , che l’hanno vissuta in pieno ,grazie al NO della prima donna contro il matrimonio riparatore , grazie al No Al delitto del disonore , quelle che potevano essere ragazze madri senza essere ripudiate da famiglia e società, per quanto ancora vi erano difficoltà oggettive , erano donne forti di grande sacrificio per crescere da sole un figlio
Quelle che potevano cambiare fidanzato senza che la società le additasse , quelle che accidentalmente troppo giovani per amore rimanevano incinta e venivano abbandonate dal ragazzo codardo , poteva interrompere la gravidanza in tempi legali ed in sicurezza in ospedale invece di rischiare la vita in un faticente garage con delle mammane sadiche ! Dove sono le donne che finalmente potevano divorziare da mariti animali e maneschi , dove sono quelle ragazze che viaggiavano con zaino in spalla o quelle che potevano studiare e lavorare lontano da casa !
Mi chiedo , quelle che oggi sono donne attempate , madri e nonne , ma cxxx, avete dimenticato il piacere della libertà ed il suo GRANDE valore e di poter scegliete per se stesse?
Voi che avete sposato quelli di allora , che vi chiamavano con vari nomi e che non cuccavano mai , ma voi ,che non ricordate la bellezza della novita di allora , li avete assecondati e vi ci siete accasate ! ( PER QUESTO OGGI VOTATE LA VOSTRA STESSA PRIGIONE) !
Io sento ancora quel profumo , che ho trasmesso a mia figlia che lo passerà alla sua !
A quelle come noi , NESSUNO toglierà quella memoria ancora presente e che non morirà MAI, perché sarà vissuta da donne che non dimenticano chi le ha rese libere !

(Nefissa Labidi, 6 gennaio 2019)

Tra parole e … realtà! Poesia di Francesca Paola Licciardi

Tra parole e … realtà!

Volano parole
e saggi
i consigli di…
“far spazio al…nuovo
disfarsi d’oggetti e pensieri,
rancori ed emozioni passate,
ché il sol motivo del conservare
ha già l’idea di…mancanza”
Tanto facile….
il dire….
Bello
e impeccabile
in sano giudizio!
Quanto dura?
Quando il fluir liscio
come morsa in vena
s’ostruisce al futuro
e senz’aria più
né il cuore
né cervello
né mente
potrà riempir d’alcunché
che sia di nuovo e prospero
lo spazio di vuoto,
così,
negazione
ti piomba e…
ogni corretta frase
ti crolla
nel senso!!



(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag. 81.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Aisha, Poesia di Francesco Augello

Aisha

Aisha è tornata, Aisha è libera…

diciotto mesi in prigionia,

tu Aisha, preda della follia,

di quella spicciola diceria,

profonde sciocchezze,

su una storia acre di tristezze.

Quante stranezze sul tuo conto,

becero, acido tornaconto,

nel raccontare le tue parole,

solo infide voci e quel piegare la religione,

Aisha è tornata, Aisha è azione…

corre veloce lo sguardo a l’islamica ragione,

ad una sospetta manipolazione,

ma è una semplice decisione,

nel tuo nome la vita,

quella salva, mai esaurita…

La preferita, Aisha, libera…

non più vittima di un avverso destino,

ma rifiorita come un ricco giardino,

non badare alle maldicenze,

urtano contro le libere coscienze,

le brade credenze,

come rami spezzati al vento,

insofferenti al cambiamento.

Aisha non ha colpa,

vittima solo di una terra corrotta,

adesso prospera sopra ogni cosa,

sorride Silvia, è libera…

bella come una rosa.

(Francesco Augello, 12/05/2020)

 Poesia recitata dall’Autore:

https://www.francescoaugello.it/poesie/Aisha.mp3



Nota biografica:
 “Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinicogiuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità. Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i “servizi resi nell’interesse dell’Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia – per il “supporto dell’attività politico istituzionale connessa all’azione di comunicazione, volta alla promozione e valorizzazione dei parchi regionali, delle riserve delle aree marine protette e delle fattorie didattiche presenti nel territorio della regione siciliana, con particolare attenzione alla formazione di piani – progetti per la fruizione da parte di soggetti diversamente abili, con particolare riguardo ai soggetti ipovedenti”.

A mia madre, Poesia di Barbara Miranda

A mia madre

Le tue trame d’amore nascosto

Tu sapevi tutto seppure inconsapevole

E sapevi amare come di donna atavica, silenziosa e stoica

Come le donne di “Taliban” del poeta Masala.

Mi sono mancati i tuoi abbracci, a volte,

La nostra infinita “Sinfonia d’autunno” bergmaniana

Sparata nel nulla come un pugno nel cielo.

Io la miccia che tu ingoiavi intera

E mi bruciavi tutta con la tua saggezza.

“Che madri avete avuto?”, Chiedeva Pasolini.

La mia è stata questa bellissima ragazza

Di nome Enza.

(Barbara Miranda, 09 dicembre 2012)

Cos’è la razza, Poesia di Nefissa Labidi

Cos’è la razza

La razza cos’è la razza
È quella che VOI dividete per colore
Il giallo ha gli occhi tirati
Il nero ha labbra carnose
Il bianco ha il nasino piccolino
Ma VOI vedete di questi
Anche il bambino, INFERIORE
Il bambino che mangia con le bacchette
Il bambino che mangia con le mani
Il bambino che succhia fili di farina bagnata
Ma tutti ridono con denti bianchi
Tutti giocano saltellanti
E tutti amano chi li abbraccia .
Voi che siete cresciuti nel rancore
Avete perso il bambino e l’amore
E meritate solo dolore!


(Nefissa Labidi, 18 Novembre 2017)

Ho cercato la coscienza, Poesia di Francesco Augello

Ho cercato la coscienza

Ho cercato la coscienza, ho creduto fosse come una dispensa,
a cui attingere in ogni evenienza o che fosse
dono a cui ricorrere per saper chiedere perdono.
Per taluni è la fede in un Dio che perdura,
ma è la triste consapevolezza di una suora di clausura.
Per lo scienziato è un dilemma che trascende l’esistenza,
sia essa stessa fede o scienza.
Per altri, la coscienza, è incompleta, incompresa,
a poco vale capire quando sia nata,
siamo carichi di una visione sfocata, inesistente,
ancor più apparente, poco giova indossare una lente.


Ho cercato la coscienza nella sua complessione, ma
a nulla è valsa ogni nozione, la sterile illusione di trovare una soluzione,
una formula, quant’anche empirica, ma reale,
presupposto vitale di un concetto non elementare.


Ho cercato la coscienza in un vettore, ma non v’è verso,
siamo forse noi i creatori dell’universo o,
semplicemente, il suo riflesso, una rifrazione, non ci è data nessuna determinazione,
muove ogni condotta, quant’anche fosse corrotta.
C’è chi insiste nella sua misurazione, ma è mera provocazione,
una ingenua obiezione di chi non crede e vaneggia.


Ho cercato la coscienza nella notte e nel giorno, forse creatrice di ciò che ci sta intorno,
a cui l’uomo, da sempre, fa da contorno, un esperimento di cui ella ha bisogno,
illudendo quel libero arbitrio, mai infinito, tra un meno e un non meno di un più,
ove la coscienza, come lo spazio, si dilata tra un su e un giù.


Ho cercato la coscienza in qualcosa che pensa, forse vive in ogni esistenza
nel cattivo, nel buono, nella donna, nell’uomo, nell’umile, nel divo,
in chi è morto o è vivo, nel presente converge ogni avverato futuro e passato obiettivo.


È una visione che appare irreale, ma nella coscienza,
come nei sogni, è tutto un fluttuare, si fatica ad afferrare,
colpa di una mente elementare, che ci ha educati a pensare duale:
a dividere o a moltiplicare, a soccombere o a imperare, a distruggere o a creare,
ma la coscienza è sempre uguale; inutile semplificare!


Ne ha certezza la consapevolezza, la coscienza è parecchio evoluta,
lei, eterna, non muta.

(Francesco Augello)

Ascolta la Poesia recitata dall’Autore:
https://www.francescoaugello.it/poesie/Hocercatolacoscienza_%20di_F_AUGELLO.mp3


Nota biografica:

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue

Solitude, Poesia di Barbara Miranda

Solitude

Ogni sera mi vieni a bussare

E non sempre ti sento.

Dita aperte, mi trapassi  le tempie

E ti fai noia smaniosa.

Tasti bianchi e note nere

E pause intollerabili

Dolenti.

Attimi di stasi,

Paralisi apparente

Aritmie vibranti

E flusso lento a forza

Dopo la violenza.

Doppi vetri sigillati e sporchi

Finestre chiuse.

Dov’è finita tutta l’aria dei prati

E la brezza marina odorosa e freschissima?

Coscienza critica vigile, lucidissima,

Con insperata saggezza si adatta e si difende

Con  immensa, irrazionale pazienza.

Perché non vi sarebbe alcun motivo sensato

Per convincersi della necessità di tale orrore.

E tutto confluisce nel sogno

Che raramente ricordi.

Hai resistito

Questa la fierezza sbalestrata e rabbiosa

Questo l’ironico scherno.

Ciò che resta

E’ la mia claustrofobica forza

E la mia solitudine.

Polsi e caviglie tornano liberi

Una riga nero/sangue

Di ristagno incancellabile.

E sciami di uccelli che si diradano

E voci lontane incomprensibili.


(Barbara Miranda, 1° Maggio 2012)

Solo pelle, Poesia di Francesca Paola Licciardi

SOLO PELLE!


Quando il nuovo
ricevi pur dentro
corpo e mente in te
disposta a far spazio,
e non uno ma doppio,
a rinunciar a passate cose
ed abitudini,
per accoglierlo
E poi… lo stesso,
ti viene portato via
senza rispetto
nè cura.
di lasciarti
così
intera di vuoto!
In un presente senza più le cose del passato
ch’avevi già prima tolte
per far spazio
a nuove altre felicità
e detto loro
amorevolmente addio
e senza quelle del futuro
che sei costretta a re-impacchettare
dentro scatole e ricordi
di vita nuova e spazi vuoti
tali già ancor prima
che possano esser stati
riempiti e vissuti
tali eccetto che
in progettualità d’amore interrotte!
Allora… eureka…!
In tali casi
ti resta solo la pelle
a nacondere te.
da re-inventare
e persa,
nel vuoto del Tempo…!


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.79.)
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Il tempo della vita, Poesia di Francesco Augello


Il tempo della vita

La vita, un delicato equilibrio tra decisioni e bisogni
un prendersi premura dei ricordi, dei tuoi cari, dei tuoi nonni;
un tempo breve, anche per chi crede, dura sempre meno della fede,
è un secolare dibattito intorno alla natura,
nessuno sa, per sé, quanto dura.

La vita, per alcuni può essere una camera della tortura,
per altri è un lasso di tempo da vivere senza alcun turbamento.
La vita, è desiderio, coraggio, sogno, un meraviglioso gioiello,
è la forza di saper sostenere ciascuno il proprio ombrello,
e non perché il tempo ha smesso di essere bello.

La vita, infondo, vorresti fosse infinita,
per te, per i tuoi familiari, per la persona che ami
è un fidarsi dei sentimenti, anche quando gli eventi non sono galanti,
si, perde, si vince, ma si va sempre avanti;
un’ armoniosa convivenza, tra pensiero, parola, azione, immaginazione
tutto va difeso, ma senza troppo peso.

È affrontare rischi, è sperimentare vizi, prima che la seconda vita inizi,
in fondo ad essa, non vi sono premi o punizioni, ma tante piccole o grandi lezioni.
Per tutti, la vita, è una cosa seria, l’apparente contrapposizione tra spirito e materia
È la ricerca del sapere, tra quel che si vede e non si vede,
un’osservazione continua che non fa che spostare ciclicamente i confini,
tra ciò che è determinato, indelebile e ciò che invece rimane flebile.

Ecco, la vita non è nulla di diverso, è semplicemente
un affascinante motore, complesso, proprio come l’universo,
poco importa che sia in salita, infondo, abbiamo vinto il miglior biglietto valido
per un solo grande spettacolo, il tempo: per ridere, piangere, dolersi, abbracciarsi
litigare, amare, è davvero un gran da fare.
Qualcuno confida nella terza vita, per non dire è già finita!
La vita, quale che sia, rimane comunque un solo evento,
il finale ricorda: non sprecarla, è un breve momento.

(Francesco Augello , Agrigento, 05.04.2020)

Nota biografica dell’autore : “Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità”.

Poesia recitata dallo stesso Autore


Cecilia, Poesia di Barbara Miranda

Cecilia

Piccolo germoglio di geranio.

Hai dentro te la saggezza di un vecchio pino.

La dolcezza della sua resina,

La purezza di una cascata fresca

Che scende da una montagna forte e ripida.

Tu sei la mia stella:

Mi illumini nella notte buia

Mi scaldi nell’inverno freddo.

Hai dentro te l’energia e il calore del sole.

Il mistero e il bianco e blu di una luna a spicchio

Che fa capolino da una nuvola carica di pioggia.

E sei tu stessa pioggia dolce e tonica

Che lava la terra dalla polvere e la disseta.

Sei il mio vento vivo

Ed io sarò sempre con te.

Sempre e per sempre.


(Barbara Miranda 01 agosto 2008)

COMUNICATO DELLE REDAZIONI DEL 30 APRILE 2020

Tutte le fotografie, immagini pittoriche,
Arti visive e Poesie e Testi scritti  tutti, pubblicati
in “Galleria delle Arti visive” – in altervista org e in Facebook -,
e in “Raccolta delle Poesie per Autore” – in altervista org e in Facebook –
sono di proprietà dei loro Autori e sono coperti da copiright ©

Si aggiunge che tutti coloro che sono iscritti e/o si iscriveranno
nei due “Gruppi”  delle Arti sopra citati sono invitati a dichiarare
se sono  eventualmente interessati a pubblicare gratuitamente loro creazioni artistiche:
dipinti, fotografie, poesie o alia (purché siano inseribili nell’ambito delle Arti)
(i.l.)

l’UNICO INDIRIZZO VALIDO è [email protected]
e nessun altro. Potrete chiedere delucidazioni o inviare vostri lavori, soprattutto attraverso messanger o whatsapp.

30 Aprile 2020

Indietro non si torna – Poesia di Francesco Augello –

Indietro non si torna

Una leggera discesa, no un aumento, forse una lieve flessione,
ma no, è solo una invocata impressione, non è un’equazione,
lo sanno i cittadini di ogni regione,
lo sanno al Governo, al Quirinale, perfino al Palazzo municipale
è ancora un’altra conta, quella del telegiornale.

Finita la lettura, c’è chi alza lo sguardo, spera,
ma d’un tratto, è di nuovo sera, siamo in piena primavera.
Forse domani, ci saranno meno caduti, ma c’è chi ammonisce:
è solo un altro giorno, non è ancora il tempo del non ritorno.

Un giovane audace, non si dà pace, non accetta alcuna imposizione,
esce fuori sbattendo il portone,
prima due passi, poi altri, molto lenti, pensa come festeggiare la Pasqua del 2020,
in barba alla restrizione sugli eventi.
Da una terrazza adorna, un anziano con una voce roca e profonda: attento, indietro non si torna!
Ed esorta: un ospedale potrebbe far ben sperare, ma i guariti sono meno del totale,
oggi sono 710 in più, ed è uno sconforto che sale su.

In paese, dietro le imposte smosse dal vento, in molti osservano la sottostante via, pensano: quel ragazzo ora è in corsia, l’anziano rammenta le sue urlate parole: non sei forte!
Tu tenti la morte! forse questa la sua sorte?
Dei giorni passati, il giovane rivede la sua disinvoltura,
contro ogni misura, ha febbre, tosse, ha paura!

In stanza, la voce di chi ha vinto la morte, gli auspica pari sorte;
Imprevidente, folle, irriflessivo, adesso agogna po’ di respiro
È fortunato, in medicina di urgenza la morte gli ha concesso clemenza
ha imparato la lezione: cosa vuol dire sapere amare,
ma la morte, no, sa di non poterla spiegare.

Ha vissuto l’emergenza in ospedale, mentre altri, salutando Pasqua, sono in attesa di un funerale;
un gesto da incosciente, che si giustifica nel non sano di mente,
nel perdente, per il quale la morte può essere la migliore opportunità della vita,
ma, va in discesa, non in salita …

È una lezione che hanno appreso gli amici, i parenti,
perfino i levantini, ed anche i vicini,
adesso osserva la luce da una fessura e come tanti giura:
la pandemia la ricorderà per anni,
meglio la quarantena e limitare i danni.


(Francesco Augello, Agrigento, 04.04.2020)

Nota biografica dell’autore
“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.


Ascolta i versi recitati dall’autore

Pensieri raminghi al mattino – Poesia di Maricò –

Pensieri raminghi al mattino

Avrei dovuto avere un altro padre
per potere vivere
inconsapevolmente serena.
Invece no.
Egli mi ha insegnato l’ardire e l’ardore delle idee,
il coraggio di schivare le lamentazioni
sciorinate nei pietosi corridoi del pettegolezzo
assumendo la consapevolezza
e la responsabilità del pensiero.


La parsimonia della parola no,
quella non l’ho imparata.

(Maricò, 03 Aprile, 2020)

Nessuno fermerà il tuo cammino – Poesia di Nefissa Labidi –

Nessuno fermerà il tuo cammino

Navigo e cammino il mondo
La terra mi ringrazia e mi dice
Sento i tuoi passi come carezze
Sei leggera nel tuo rispetto
Incontrerai pietre incastrate nella mia pelle .
L’aria mi dice
Sento il tuo respiro profondo
Voli gentile nel mio vento
Incontrerai uragani che mi feriranno .
Il sole mi abbraccia e mi dice
Sei un raggio di luce che scalda il mio fuoco
Incontrerai il buio che mi spegnerà notte dopo notte
E insieme canteranno
Nessuno fermerà il tuo cammino
Con le pietre costruirai dimore
Con l’uragano forgerai spade
E nelle buie notti danzerai con le stelle .
Noi ci inchiniamo alla tua missione
Elementi di Madre terra
Ti doneremo Pace .

(Nefissa Labidi , 23 Aprile 2017)

FATALE IMMAGINE – Poesia di Francesca Paola Licciardi –

FATALE IMMAGINE

A sorpresa fatale

Abbandono accade

inconcepibile!

Privi noi

del futuro,

sfuggito a nostre mani

di far, umili, i genitori

quasi a dispetto

d’una felicità pretesa e nostra

raggiunta

ne subiamo la pena

E non poterle stringere al petto

le nostre figlie

né porger loro carezza

di madre e padre

un sol momento,

Ecco-le!

Nello sguardo, un’istante

magia d’infinito sentire

e in eterno impresse

a nutrir la mente i due visini

d’una bellezza al di là d’ogni misura e perfezione

E intoccabili

come apparizione divina

Setosa e liscia pelle d’angelo

avvertita, in noi,

al “tatto” leggero

nel senso altro,

del cuore!


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.78.)
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AGGIORNAMENTO PER “Amici a cui piace Raccolta di Poesie per Autori” e “Amici della Galleria delle Arti visive” in Facebook – La Redazione –

AGGIORNAMENTO al 20 Aprile 2020 PER Amici a cui piace Raccolta di Poesie per Autori in Facebook

Pubblicate, anche se con qualche difficoltà E SOLTANTO in Altervista org DAL 19 APRILE 2020: Poesie di LAURICELLA GIUSEPPINA,
BARBARA MIRANDA,
FRANCESCO AUGELLO

NESSUN AGGIORNAMENTO RIPORTIAMO PER Amici della Galleria delle Arti Visive, perché nessuna nuova opera è stata a tutt’oggi pubblicata.
Scusate, Le Redazioni

Oggi, 20 Aprile 2020, sembra che Facebook abbia smesso di… – La Redazione –

Oggi, 20 Aprile 2020, sembra che Facebook abbia smesso di “comportarsi male” con lo scrivente, anche se tutto è fermo a giorno 18 scorso*. Potrei dirmi soddisfatto, ma il mio FormSaggezza resta ben rinchiuso e nascosto o maltrattato da qualche malfattore che se ne è appropriato; spero almeno che non usi né immagini, né contenuti né firme che appartengono a me! “.

*Cercheremo di rimediare.

La cura, Poesia di Francesco Augello

La cura

Quel che conta, lo sa bene la natura, è la cura,
è il lato attivo della terrena avventura,
un amore non fatuo, palpabile, concreto, alla base di ogni  segreto.
È cura se efficace, perché ci dà pace,
è cura miracolosa, quando è premurosa,
è cura preventiva, quando l’amore la coltiva.
Quel che conta è la cura, lo sa bene la natura,
è un darsi, un affidarsi, un aversi, qui poco contano i versi


 La cura è un rimedio, per chi è ferito, per l’ammalato, per chi è solo, per chi è guarito
un balsamo infinito;
quel che conta è la cura, pubblica o privata, non va mai  negata,
la richiede il lavoro, l’esame, la lettura.,
La richiede il neonato in fasce, perché è una vita che nasce, è uno spazio emotivo, condiviso, spirituale, il suo aggettivo è leale;
è una dimensione di anima e corpo, è un valido anticorpo, non ha effetti collaterali, non ha eguali.


Quel che conta è la cura, lo sa bene la natura,
è necessaria, lo sa il medico, l’infermiere, il paziente è panacea per la mente,
lo sa ogni mamma, la sua cura non inganna,
lo sa ogni babbo, ogni figlio, ogni marito, si lega al dito.
Un pensiero molesto, di affanno, per limitare un danno,
A volte, si lega alla guarigione, la cura, risultato dell’azione della natura.


Quel che conta è la cura, lo sa bene la natura,
richiede premura, diligenza, ed anche urgenza,
un sentimento di ansia, preoccupazione, ma anche di protezione.
E’ attenzione, riflessione , sempre prossima alla soluzione. Ci vuole tanto ardire, a volte, è poco dire,
a volte è poco fare, ma quel che conta, nella cura, è donare.


(Francesco Augello, 3 Aprile 2020))

Ascolta i versi recitati dall’Autore
https://www.francescoaugello.it/poesie/Lacura.mp3

“Dichiaro che le poesie inviate sono di mia personale creazione e inedite in volume; dichiaro altresì il consenso al trattamento dei miei dati secondo l’informativa ai sensi dell’Art. 13 del D.Lgs. 30/06/2003 n. 196 sulla tutela dei dati personali”.

Nota biografica dell’autore

“Francesco Augello, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

La mia ragazza – Poesia di Barbara Miranda –

La mia ragazza

Rivoli passati e foglietti volanti

Alzati da un vento acre:

Tutte le poesie scritte per te

Dai fondi bui delle mie galere.

Ma oggi, al di là della grata,

Filtra un sole giallo/arancio,

Gli uccellini cinguettano

E si ode un clacson di bus

E odore di viaggio.

La mia ragazza dai capelli marrone-dorato

Splende

E il suo calore arriva sino a qui

Sotto forme geometriche e plastiche

Di gialli, aranci e rosa.

(Barbara Miranda 25 luglio 2018)

Persi tutti coloro che seguivano i miei contatti Facebook – La Redazione –

Oggi, 19 Aprile 2020, mi sono accorto che sono scomparsi del tutto i miei 6 spazi facebook, compresi “disobbedienza civile”
“amici della Galleria delle Arti visive”
“amici a cui piace Raccolta di Poesie per Autore”

e i sempre miei
https://www.facebook.com/profile.php?id=1537806791
https://www.facebook.com/PoesiArti

e il già a me derubato
FormSaggezza. Sono amareggiato! Continuerò soltanto da ALTERVISTA . ORG per :

  • Raccolta di Poesie per Autore http://poeti.altervista.org/
  • Galleria delle Arti visive http://galleriadelleartivisive.altervista.org/ 
    Cordialità, Ignazio Licciardi

Labile il confine, Poesia di Maricò

Labile il confine


Leggendo qua e là mi scappa un pietoso consiglio

per i Prodighi in gare di solidarietà

amplificate dall’ eco smisurata dei social.

L’isteria da protagonismo

amplifica le frustrazioni e non fa migliori.

Il virus è invisibile e l’uomo preda,

anche di se stesso,

della propria ottusa ostentazione.

Sia bene inteso il pernicioso virus è universale!


A volte è labile il confine che separa il Titano dal nano.


(Maricò, 29 marzo 2020)

Speranza – Poesia di Francesco Augello –

Speranza

Speranza, un desiderio di non poco conto, spesso un intimo resoconto,
nella malattia, speranza, è non dire, mai, così sia!
E’ quel margine da rintracciare per farci sperare.
E’ un motore dell’evoluzione, speranza, è non dispensare nessuna illusione.
E’ una forza propulsiva, un motore importante, speranza,
è vivere bui giorni, senza rinunciare ai sogni.
E’ una fiammella, ne basta un po’, si accende in quel “non so”.
Speranza è ricominciare ogni giorno, è un forte bisogno;
un bisogno di pensare, per il giovane, l’adulto, l’anziano, è un tendere la mano…
Speranza è un non negare la visione del futuro, a quel… tieni duro.
E’ speranza nelle istituzioni, nella famiglia e nella scienza, al di là di ogni credenza.
E’ speranza di chi ha coraggio, ma non cessa il suo viaggio.
E’ speranza di chi è stato nel fango, e dice: io non rimpiango!
Speranza, è il fronteggiare le avversità, perché poco importano le ostilità,

è navigare con decisione, imparando da ogni repulsione,
è un resoconto di ciò che è stato ieri, ed esserne fieri.
Nella morte, è un resoconto del presente
e sapere di non essere un perdente.
Speranza è la fiducia nel giorno seguente,
per vincere, ingannando, la mente.


(Francesco Augello, 2 Aprile 2020)
Ascolta la poesia dalla voce dell’autore:

https://www.francescoaugello.it/poesie/Speranza.mp3

Soffio di stella, Poesia di Barbara Miranda

 

Soffio di stella

Le mani sugli occhi

Che t’abbaglia la luce.

Luce di Eros giallo fiamma

Aspro di limone che non brucia.

Oro, spirale su braccia tese

Come bandiere di stracci bagnati.

Nastri sono i millenni

Memorie di vite dell’altrove

T’ammantano di languida dolcezza

S’ammonticchiano dentro

Nell’anima profonda.

E viva, viva, sono ancora viva

Viva di luce e di sole

Sopravvissuta alle mancate fratellanze

Ai dolori e allo scempio

Delle acide menzogne.

Viva nel flusso lento e perenne dell’Amore

Ironica,  mi offro alla cenere polverizzata dello spazio

Come soffio di stella che non vedi.

( Barbara Miranda, Dicembre 2012)

Grazie Francesco – Poesia di Maricò –

Grazie Francesco

Il peso del silenzio
sul viso lo sgomento,
il passo claudicante
a chiedere requie per l’umanità.
I bracieri ad ardere speranza.
La Parola che arriva alle midolla
l’ha pronunciata l’uomo arrivato da lontano,
il Gesuita che siede lo scranno di Pietro:
“nessuno si salva da solo”.

(Maricó, 28 Marzo)

GOCCE DI MACERIE…PREZIOSE, Poesia di Francesca Paola Licciardi

GOCCE DI MACERIE…PREZIOSE

Al tramonto,

nel riflesso di travi,

pilastri

e progetti..in sabbia DISSOLTI

e briciole di materia,

due sagome vicine

uomo e donna

genitori di angeli

e innamorati ancor

d’amor di vita

e ricostruzione,

in cammino

fra mille sassi

di lacrime e polvere

in terreno scosceso

e in cerca

d’altro sotterrato sentiero

sos-tengon per mano se stessi.


E…con passi lenti e cauti

nello zoppichìo d’un sofferto

e intenso ri-volersi

reggon insieme

peso grave di loro intime perdite!

A mani vuote

ma ricchi nello spirito

che sol resiste

a ogni concreta fine,

i loro animi

infranti ma impreziositi al contempo

hanno ancor

da riuscir a toglier l’occhi

dalle cose del passato

sepolte

e ai loro piedi

per ritrovar

dietro ogni sfumatura

di blu e rosei azzuri cieli

i dolci e femminili frutti

del loro Amore

sbocciate in due,

con occhi di stella

e d’ali trasparenti

e velate non più d’uman esser,

nè tra i massi caduti

giammai perse nel vuoto d’un vivere,

ch’è subito

“presto e finito”,

bensì chiamate -e scelte

d’Altissima Voce

e Altra

tra gli angeli

custodi degli uomini

in Volo!


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.76s.)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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E fu un attimo, Poesia di Francesco Augello

E fu un attimo

E fu un attimo, dalla natura all’uomo,

E fu un attimo, da uomo a uomo, da continente a continente

E fu un attimo, un paese, poi due, poi…un solo colore: rosso, da nord a sud.

E in quell’attimo si dissolsero, uno dopo l’altro,

gli abbracci, le strette di mano;

ed apparvero, avvelenate dalla diffidenza e dalla paura,

le distanze, i silenzi e gli sguardi smarriti.

E fu un attimo, appelli insistenti:

#iorestoacasa,

#andràtuttobene

#Uniticelafaremo!

E fu un attimo, nel silenzio delle piazze vuote, un muto inno di solidarietà,

dai balconi, in mano, luci accese, per ridurre le distanze e ricordare il ruolo della paura.

E fu un attimo, e si spensero le luci, per ridurre le distanze e ricordare il ruolo della natura.

E fu un attimo, e quell’attimo era adesso,

tra umani affanni di medici e infermieri

tra umani affanni di volontari, protetti da quel poco,

ma vestiti da quel tanto coraggio.

E fu ancora un attimo, l’ultimo, prima di salutare, da eroi,

chi del suo letto aveva anelato il desiderio di cambiarlo:

Adesso vai….

#Andràtuttobene

#Uniticelafaremo!

(Francesco Augello, Agrigento, 29.03.2020)

Con l’augurio che questa poesia dedicata a quanti stanno rischiando, con coraggio, la propria vita per salvarne altre, possa incoraggiare a mantenere vive quelle emozioni che in questi giorni corrono vorticosamente dentro e fuori i luoghi della speranza: gli ospedali. Affinché le immagini mentali, veicolate dalla poesia, evocative dell’emergenza vissuta, possano trasmettere il senso dell’unità degli italiani e dell’Italia tutta, insieme a quell’abbraccio che ci unisce e che unisce, nella fragilità terrena, ogni giorno di questa emergenza pandemica, tutto il personale sanitario, con un solo e corale appello: #Uniticelafaremo!

Ascolta la poesia dalla voce dell’autore:

https://www.francescoaugello.it/poesie/E_fu_un_attimo_di_Francesco_Prof_Augello.mp3

La mia bimba, Poesia di Barbara Miranda

La mia bimba

La mia bimba è cresciuta tanto

E tanto più bella si è fatta.

E’ una farfalla che vola felice

E dietro di lei sciami d’amore l’abbracciano

E la guidano nel suo cammino di voli infiniti.

La mia bimba è una ragazza in fiore

Delicata e forte come un ramo

Interrato in radici profonde.

I suoi steli svettano al vento

Di boccioli chiusi e aperti in cima

A svelare colori magnifici di primavera

Cercano sole caldo di luce

La tua luce attrae le bellezze nascoste dell’universo.

Le comete con le punte disegnate dai bambini

Nei biglietti di Natale.

Punta di metallo e zucchero,

Miele di blu notte e rosa d’alba

E giallo di grano e sabbia d’estate.

La mia bimba blu come le onde

Profonde di mare alto,

Verde acqua della riva calda del mare.

Stella dei monti e dei cieli

Dei mari e degli alberi secolari.

Scrigno prezioso di vita

Che esplode nel mio petto di madre.

Sguardo che ti segue finché non spiccherai il volo.

(Barbara Miranda, 30 novembre 2012)

Per-dono, poesia di Maricò

Per-dono

Per-dono regalare il respiratore a chi fiato più non ha
è come partorire vita
perdendo la propria.
È gemma preziosa
che s’incastona alla ghirlanda
che serba intatta il germe sacro
d’ Umanità.
Forse non è ancora perduto tutto.

(Maricó, 25 Marzo 2020)

E ridiamo…, Poesia di Sabrina Olga Scozzari

Vieni qui
Ma portati gli occhi e il cuore
Io ti porto un gelato che non puoi mangiare
E piangiamo insieme che non piangi mai, mai
E non nasconderti con le battute, non mi allontanare
Invece dimmi cosa ti andrebbe di fare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre,…

(Sabrina Olga Scozzari)

Un minuto di silenzio, di Francesco Augello

Un minuto di silenzio

per riflettere, per contemplare, per vivere il presente

Un minuto di silenzio per sventolare una bandiera a mezz’asta

un tempo comune, per ricordare le vittime con…

per ricordare le vittime da…

Un tempo comune, per ricordare, al netto di ogni preposizione,

[perché la morte ha un solo sapore

un solo colore, un solo momento, condiviso… silenzio!

Silenzio d’innanzi ai municipi, ai monumenti dei caduti, alle migliaia di deceduti

Un minuto di silenzio per onorare, vestiti del tricolore, chi ha urlato al dolore

per non cedere nello sconforto,

per chi ha pagato il prezzo più alto,

per chi lotta per non pagarlo.

Un minuto di silenzio per ogni camice bianco, vinto nell’affanno

per ogni scienziato tratto in inganno;

per sconfiggere la lontananza

per non smarrire la speranza.

Nel silenzio di profluvi riflessioni,

ai sindaci in prima linea, tra affanni e apprensioni,

Ed ancora, Silenzio, è il minuto di cogliere la lezione

Ricostruire lo Stato o …la Nazione.

(Francesco Augello, Marzo 2020)

Ascolta la poesia dalla voce dell’autore:

Eternal night, Poesia di Barbara Miranda

Eternal night

E’ notte nella brughiera

Notte di venti leggeri

Notte sui millenari scogli

Che mi sogno immutabili ed eterni

Senza di me…

Notte di falene che danzano

E di civette appese ai rami.

Ma nella mia strada è notte di cartacce e di pece

Asfalto rovente di cappa-prigione

E nuvole chiare senza luna.

L’alba porterà solo rumori ed afa,

Camminerò a lungo per lavare i pensieri

Nel risveglio non romantico della mia città

E sorriderò pensando

Di avere amici più fra i morti che fra i vivi…

E sorriderò sentendo i primi gabbiani cantare

Dal balcone di casa, vicino al porto.

(Barbara Miranda 01 agosto 2011)

Poesia dedicata a chi oggi, ignora la disperazione dell’umanità… (Poesia di Nefissa Labidi)

Poesia dedicata a chi oggi, ignora la disperazione dell’umanità…


Scenderete,
oh sì, se scenderete dal vostro potere
I bambini rifiutati
Vi guardano negli occhi
Voi non volete vederli
Ma nei vostri sogni si agitano
Urlano i bambini che volete invisibili
Urlano del pianto dei vostri figli
I bambini rifiutati
Malgrado voi , cresceranno
E nella vostra marcia coscienza balleranno
Li calpestate mentre salite
Scendendo li incontrerete
Mai dimenticare potrete
Il vuoto che dentro avrete
Un conto salato ,signori
Alla vita pagherete !

(Nefissa Labidi, 4 Marzo 2020)

IN BILICO, Poesia di Francesca Paola Licciardi

IN BILICO

In futuro
sbucati,
io e te,
a fatica e lenti
da sbarre spinose
isolati e da tristezza,
che al fluire del tempo
sta avversa.

Soli e feriti
una doppia spina
dolente
i nostri petti trafigge.
Rritrovati “coperti”
sotto lo stesso telo di pianto
e nel raccoglimento privato
condividiamo,
in due ancora,
gli eventi.

Stiamo in piedi
in bilico,
a riconoscere attenti,
a non calpestare miriadi di cose,
foto e fogli
musica, ricordi,
ninne nanne,
sogni e parole
Ora,
solo macerie
sparse al vento!
Il nostro vissuto
prezioso
è già storia di gioie
d’attesa,
illusioni
speranze e dolori
fin a quell’infinito oltre
dove è possibile credere


Affoghiamo
impotenti all’abbandono,
qualora esso accade
amaro e in-definito
Tra i sensi “vivi”
il nostro respiro s’unisce di nuovo!
E lì, in piedi, a mirar, dentro
e oltre le macerie,
rimane.


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.74)
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Bergamo, Poesia di Maricò

Bergamo

Bergamo è la città che mi accolse
ventiduenne.
Qui ebbi lavoro, casa
poi famiglia e stabilità.
Ho trascorso decenni in Lombardia,
intercettando belle persone,
dal cuore buono.
Pino Dalla Vecchia per fare un solo nome.
Sento il pianto muto scivolare da Città Alta
e stringo il suo dolore al mio.

Bergamo, “pòta” e risplenderai
più bella.
Che questa Luce sia d’alba nuova.

(Maricò, 21 Marzo 2020)

Foglio bianco, poesia di Barbara Miranda

Foglio bianco

Foglio bianco
Come il “bianco/pagina-nero/parola”di Bartolo Cattafi.


Vuoto
Come nudo di viscere pronto ad accogliere di vecchio proverbio orientale.
Devi essere vuoto, dice.
E già non più, e mai più, e ancora una volta, e come una volta.
I girotondi dei bambini:
Come girava la testa a stare eretta e statica
Con le mani sugli occhi
Il cerchio rassicurante che ti girava intorno
Sempre uguale a sé stesso.
E poi squarci e amoroso confliggere
E valigie di petali e colori
E creature al petto di madre.
Correre a perdifiato per rodariane “Strade che non andavano in nessun posto”.
Le casualità sono frecce multidirezionali:
Zigzagando simultanee, un passo alla volta sì muovono in contemporanea come in una danza:
Braccia/polpacci/dita/spalle/punte tese In armonia e soggettiva forza unificante
Volano In cerca di mondi sconosciuti.

(Barbara Miranda, 02dicembre 2012)

La fortezza, Poesia di Giuseppina Lauricella

La fortezza

La fortezza

La fortezza vive,

nella luce dorata

del nostro mattino

preannunciante un sorriso,

nell’immensità del cielo

vegliante sulle nostre anime.

Il conforto si posa sulla pace divina

che alimenta la speranza

e mette a tacere la turbolenza

delle nostre angosce.

Mi affaccio alla finestra del mondo

e vedo ancora nascere un fiore

nutrito da un raggio di sole.

Arriva la sera con le sue gemme brillanti

ad accompagnare i nostri sogni.

L’umanità diventa più umana,

il valore della vita primeggia,

l’amore simboleggia la vittoria

sopra ogni guerra. Il nemico stesso

è il mezzo per vincere: il segreto della forza.

(Lauricella Giuseppina)

Non per me, Poesia di Simona C. Barsantini

· Non per me

Non sei neppure più ombra.
L’ultima luce l’hai spenta
con un alito gelido
che ha ucciso ogni bagliore
di puro affetto.
Mi neghi perfino il riflesso
il brillio, un dannato raggio
che possa dirmi che ci sei.
Dietro le nuvole o la tempesta
dietro il sole
o nascosto in fondo al mare
ma ci sei.
So che ci sei. Ma non per me.

(Simons C. Barsantini)

Poesia dedicata ai clochard, vittime del freddo e dell’indifferenza! (Poesia di Nefissa Labidi)

Clochard

Il freddo morde le ossa
Ti aggredisce quando sei solo
Tu urli chiedi aiuto
Ma nessuno ti sente
Ti chiamano sconosciuto
O dicono che hai fatto la tua scelta
Il freddo aspetta che ti addormenti
Ti aggredisce
Ti sbrana
E ti uccide
Stranamente poi
Si scopre che hai un nome
Un’età
Dei figli lontani
E chi era sordo quando eri vivo
Chi ti è passato accanto
Come tu fossi un sacco di spazzatura,
Riacquista miracolosamente l’udito
E finge di piangerti!
Ma tu sei morto solo

Come hai vissuto!

( Nefissa Labidi, gennaio 2017)

Occhi stanchi, poesia di Simona C. Barsantini

Sfiorava lieve la brezza
neppure lontanamente
carezza.
Gli occhi chiusi per troppa luce
quel bagliore sul mare
quel riflesso di vita nel cielo.
Le voci mescolate ai gabbiani
e i profumi misti di tradizioni
entravano dentro
fluivano e radicavano
lesti.
Apro gli occhi ora.
Non c’è che la nebbia che offusca
occhi troppo stanchi e cechi
e un sordo silenzio
che non mi fa ascoltare il richiamo.
Ho tanto atteso di rivedere
quella cara terra amata
da perdere la speranza
lontana.

(Simona C. Barsantini)

VERSI…INTONATI! poesia di Francesca Paola Licciardi

VERSI..INTONATI!

Coperti da un fazzoletto d’erba fiorito
…due corpicini fragili e in luce
giust’il tempo d’accoglier nostro
l’invito a mostrarsi
in forma di neonate bimbe
pur a Voler di Dio, già compiuto

Le nostre angiolette
risplendono
con immagini rosee
e sfocate tinte violette.

E…nel dir i loro nomi
-insieme e adorate
anime piccole vibrano in dolci versi,
così – a noi – intonati:
“…nell’aria e nel cuor
per incanto di magico suon
una danza sinuosa d’amor a dire
dolci i nomi
Siria e Nicole“…!


(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.72)
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corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

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Per te, poesia di Sabrina Scozzari

Per te

Per te… Carissimo amore 
Triste, annoiata e asciutta
Sarei la tua venere storpia
Triste, annoiata e asciutta
Io sarei un’inutile preda
Vedrai, vedrai che alla fine
uno squallido grazie lo avrai, lo avrai
Quel sorriso di circostanza
Vedrai

Fortunatamente
ho sempre il difetto di prendermi poco sul serio
E faccio volentieri a meno
del tuo sesso pratico e del successo.

(Sabrina Scozzari)

Il bacio, Poesia di un autore di passaggio

Il bacio

Labbra che si cercano
mani  che toccano
e si toccano e si contorcono

Labbra che non si staccano
e continuano a cercarsi
a trovarsi

Labbra che provocano
annebbiamento della mente
respiro affannoso

Labbra che non si curano
di intrusi né di impedimenti
che si accarezzano leggeri  e folli

Nari che soffrono
sbuffano
e socchiusi gli occhi d’entrambi  tengono, esigono

Non tutto penetra
nel  ricordo
si fissa nella mente

Sol quello
scolpito in morbida pietra
vive ancora e sempre


(un autore di passaggio)

Dimenticare di esser DONNE, -Poesia di Nefissa Labidi-


Dimenticare di esser DONN
9 · 

Avete dimenticato che voi donne non avevate diritti
(e non li avrete oggi)
vi internavano
vi bruciavano
Vi strappavano i figli dal grembo

Non avevate diritto all’istruzione
Al voto
Ad esprimere opinioni
Avete dimenticato voi donne
Che non potevate dire NO al vicino di casa
Al padre
Al prete
All’ufficiale nazifascista


Avete dimenticato voi donne
Non potevate OSARE difendere le vostre bambine da sguardi o da altro di peggio !
Avete dimenticato voi donne

Di essere DONNE !

(Nefissa Labidi, 27 Gennaio 2019)

Ricordo (poesia di Doriana Consiglio)

 · 

Ricordo

Questa notte
ti ho sognato
Del sogno
ricordo sol
il tuo sguardo
complice, tenero,
affettuoso
Nel dormiveglia
quello sguardo
appariva già altro
La ragione
assopita
ricordava al cuore
i motivi dell’inganno
non senza dolore
Al risveglio
solo il dolore era rimasto

(Doriana Consiglio, 14 Dicembre 2019)

Naufragio (Poesia di Simona C. Barsantini)

Il cielo mi spinse a ricordare
quel naufragio senza nome
che distrusse i miei sogni
ma mi rese viva.
Ero affranta più per essere stata
violentata dal mare
che per essere stata stupida
a uscire con la tempesta.
Quando parlai con le onde
compresi verso chi dovevo
rivolgere la mia rabbia
e chi dovevo perdonare.
Me stessa.

( Simona C. Barsantini, Dicembre 2019)

Sto urlando in silenzio (poesia di Sabrina Scozzari)

Come stai?
-Sopravvivo.
Fa male?
-Cosa?
Sentirsi così, insomma in bilico.
-Si, ma dopo un po’ ci si abitua.
Abitua a cosa?
-Al dolore, alle lacrime, alle notti insonni, al silenzio.
Non ti dispiace lasciarti andare?
-A volte lasciarsi andare è l’unico modo per non soffrire.
Si, ma dopo stai peggio.
-Non c’è mai fine al peggio.
Perché non chiedi aiuto?
-Sono tutti troppo sordi per non sentire che sto urlando in silenzio 🙃。◕‿◕。

(Sabrina Scozzari)

Tra le rime degli Angeli (poesia di Francesca Paola Licciardi)

Tra le rime degli Angeli

Quando si svela il volto al verso del cuore,

ogni speciale mamma,

in segreto,

riceve luccicanti regali e infiniti,

ed energie d’immenso e d’amore

che per le vie dei raggi di soli lontani

e cristalline gocce di natura viva giungon per lei …

in esclusiva

da parte di tutte le gemme candide,

preziose e sì rare che chiamate altrove

vanno lì a sbocciare.

Altre, Loro, e … quante

senza poter neppur nascoste

una volta tornare

tra i piccoli tanti mondi dei loro inizi … d’esistenza

ove è negato, ahimè, il volare

né porgere alle madri proprie una carezza.

E noi sconosciute mamme degli angeli

lontane e sole…

in velata tristezza

(Francesca Paola Licciardi)

*(in SiriNic -battiti in-versi e matite…di una madre-senza…- pag.69)
*Leggi tutte le mie poesie et alia del Gennaio 2009
corredate dalle Matite e Chine e Guaches di Agata Fasulo

clicca su in-versi battiti 1

.

Son sempre io, mi riconosco, Poesia di Barbara Miranda

Son sempre io, mi riconosco,
la bimba a testa alta
fluttuante fra cielo e terra
che portava i libri in un elastico.
Portone antico e la fontana del Genio per arrivare a scuola.
Son sempre io, mi riconosco
Punte tese a danzar su mattoni lucidi
e sguardo d’amor di luce
su me bambina col tutù
in una stanza d’oro
e tazzine arancioni per il caffè
e musica psichedelica a guidar le danze.
Son sempre io, mi riconosco
sposa velata di tristezza
sotto la pioggia di ottobre
lacrime di sale
cristalli di oblio
e di naufragio.
Son sempre io, mi riconosco
madre frastuono di viscere
e frammentazione dell’Io
dono assoluto e gioia
e angoscia di non essere
abbastanza.
E ancora io, mi riconosco
dispensatrice di sorrisi e amorevoli cure
per piccoli esseri
di azzurri e di miele
e la fatica, la responsabilità e l’ardore di spendere
gocce di cuore rosso puro.
Nulla mi appartiene
Appartengo al Tutto .
Sono molecola fra gli astri.
Son io, mi riconosco.

(Barbara, Son sempre io, mi riconosco, 2023)

Era quasi Primavera, Poesia di Viator

.

.

Notte! Quella notte

assolutamente inattesa

non prevista

Sommersa da vocali

consonanti

che si componevano

secondo i nostri

desideri

cercati e

d’un tratto

voluti e attesi.

.

Poi, quasi una sfida

“Ci incontriamo?”

“Quando!”

“Domani?”

“Dove?”

“In un Bar del Centro Città!”

Poi, un saluto.

Una promessa

Espressa da un dei due e

da entrambi accettata e

voluta.

“Buonanotte”

“Anche a te”

.

La mattina,

pioggia battente

Un dei due già al tavolino

del Bar cittadino

mentre altri

cerca

un parcheggio per la propria auto.

Poi corsa verso il Bar

sotto la pioggia sempre più battente.

Si cercano, si trovano.

Le loro ginocchia si sfiorano

sotto un tavolino da Bar.

Uno dei due cerca la promessa

Finché

si ferma tutto,

ogni cosa,

ogni sguardo,

tranne quello di un curioso.

.

La sorpresa è vissuta al tatto d’un dei due

Soddisfazione!

Parole costruite. Il tempo

passa, trascorre, va …

La pioggia non smette di battere.

“Io ho un appuntamento”

“Io devo seguire una lezione”

“Bene”

“Ci vediamo?”

“Perché no!”

Entrambi: Certamente sì”

Pensavano forse alla stessa maniera.

Un dei due: durerà!

Mentr’altri, forse già ne prevedeva la

conclusione tra qualche decina di mattini primaverili

o meriggi o sere.

.

Allegria per un po’!

Poi, invisibile e non tangibile la discesa

verso un arrivo, un saluto, un giuramento e …

il nulla del prima vissuto.

Ma oggi, chissà dove si trovano dimentichi,

ma si pensano. Con certezza.

.

Che Notte quella Notte, alla tastiera!

Che delizia quel mattino, quella pioggia,

quel tavolino.

.

Poi, ore e giorni. Nessun dei due ricorda

quel vissuto breve o che si perdeva, ma

che a viver tra un dei due continuava

ad esserci, e tra loro, forse, a continuare

ad esistere.

.

(Viator, Era quasi Primavera, forse! 2023)

Una lettera profondamente sentita, di Francesco Augello

.

Una lettera profondamente sentita

.

Cari ministri ed esperti fisici, accademici.

Forse voi vivete in un mondo parallelo, perché i consigli che dispensate riguardo il risparmio energetico sono accorgimenti che in ogni famiglia normale sono attuati da sempre.

Alcuni poi sono proprio sciocchi, si capisce che non avete mai usato una lavatrice e una lavastoviglie, perché è inutile fare un lavaggio ogni due giorni anziché ogni giorno, in una famiglia le lavatrici/lavastoviglie si fanno quando si ha

1. sufficiente bucato/stoviglie da inserire

2. tempo.

Alcune famiglie fanno anche 4 lavatrici di seguito tutte la domenica o il giorno di riposo perché durante la settimana non hanno tempo.

Il forno: si cerca di accenderlo per più preparazioni, ottimizzando l’energia.

Spegnere l’acqua della pasta per continuare la cottura senza fiamma è una bestemmia e il risparmio è risibile.

La doccia: non vado a tempo e mentre mi insapono ovviamente chiudo l’acqua!

Anziché un fisico nucleare, avreste potuto domandare ad una qualunque massaia.

Piuttosto, mi permetto un paio di suggerimenti a voi nostri amministratori, stipendiati da noi cittadini:

1. sostituite le luci pubbliche, alogene con consumi altissimi, con illuminazione led

2. controllate certi uffici della P.A. che d’inverno hanno il riscaldamento a 38° e le finestre aperte. Paghiamo noi!

3. evitate di pagare affitti stratosferici per locali da destinare a uffici della P.A. , in condomini con riscaldamento centralizzato! Utilizzate i tanti immobili di proprietà pubblica utilizzando fonti rinnovabili. Oltre ai pannelli solari esiste il geotermico ad esempio.

4. controllate i mille sprechi, le attrezzature acquistate e poi abbandonate in qualche sotterraneo, le perdite degli acquedotti etc.

5. controllate il materiale che magicamente sparisce (esempio dagli ospedali) e riappare nelle case di dipendenti della P.A., mentre in altri uffici gli impiegati si devono portare da casa la carta igienica e la carta per le fotocopie!

6. Auto blu? Che auto blu! Cari nostri “dipendenti” usate i mezzi pubblici, così come consigliate a noi sudditi!

Visto? Consigliare come risparmiare è semplice, non serve essere dei grandi accademici.

La pasta cotta a gas spento fatevela preparare al ristorante della Camera e Senato e a proposito, fate adeguare i prezzi ai costi reali, quelli che paghiamo noi persone comuni che , ricordo, paghiamo i vostri stipendi, i vostri assegni di fine mandato e le vostre ricche pensioni che maturano in un battibaleno, dopo 4 anni, sei mesi e un giorno dall’inizio della legislatura, mentre a noi servono 40 anni di lavoro!

Buon risparmio, cari esperti del risparmio altrui!

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(Francesco Augello, Una lettera profondamente sentita, 11 Settembre 2022)

Francesco Augello (Agrigento, 1973), poeta e saggista, aforista e docente di scienze umane, androgogista con un forte background nella divulgazione informatica e sistemistica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Pedagogista a orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche a trattazione psico-pedagogica.
Nel 2017 ha ricevuto un encomio per i servizi resi nell’interesse dell’Assessorato per il Territorio e l’Ambiente della Regione Sicilia.

“Chi non sono più?”, Poesia di Luisa Mocciaro

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“Chi non sono più?”

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Tanti piccoli pezzi smarriti, altri irrimediabilmente rotti ed uno squarcio irregolare e profondo.

Un buco nell’ anima, un segmento di vita scomparso nel dimenticatoio,
così che l’unica domanda possibile e ossessionante è: “Chi non sono più?”

Non vi è una conclusione, ma la sola certezza d’ essere stata vittima d’ingenui sentimenti che strumenti disonesti hanno insudiciato.

Pesa troppo andare avanti e la resa appare come unica scappatoia necessaria,

non senza dispiacere.

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(Luisa Mocciaro, “Chi non sono più”, Gennaio 2023)

Dalla Redazione di Raccolta di Poesie per Autore e dalla Redazione di Galleria delle Arti visive – in altervista org e WordPress –

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Si vuole comunicare da parte delle Redazioni
di
Raccolta di Poesie e Scritti Vari per Autore in altervista org e WordPress
e di
Galleria delle Arti Visive in altervista org e WordPress
che tutti coloro che pubblicano sia in Raccolta … sia in Galleria …
non sono tenuti a pagare nulla all’Autore dei due blog sopra citati,
né il sopra detto Autore nulla guadagna da Altervista!

I.L.

Confidare, Poesia di Maricò

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Confidare

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… E’ tempo di bilanci

i conti non tornano,

quasi mai.

Giorni amari e passi impervi

finzioni, illusioni

inganni

e venti di guerra soffiano cruenti

d’armi e solitudini

affanni.

Ma vivere è dare senso ai giorni

e nell’incavo della mano

rimbalza l’eco di Speranza

estremo fortilizio al disincanto

Eppure …

siamo sempre lenti,

intenti ad un lontano dire,

ad un lontano fare.

Ma qualcosa deve sfuggire

al razionale

per questo, confidiamo

sia migliore l’anno che verrà.

Auguri a tutti e a Ciascuno.

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(Maricò, Auguri, 30 dicembre 2022 alle ore 14:30