A se stessa (madre), Poesia di Barbara Miranda

A se stessa (madre)

Son io, così stigmatizzata,

Fardello

Di poche cose in grembo in effetti colma:

Ricerca incessante, curiosità, fast-running,

Amore di madre e di vita.

Ho dato via tutto,

L’essenziale è rimasto non scalfito:

Il mio slancio polverizzato al cosmo

Silenzioso, perfettibile e tronco

Come vapori e fumi tendente verso l’alto

A piedi nudi verso il basso della terra

Resta solo pura Etica

E il mio “Imperativo categorico” kantiano

Di dignità umana iniettati nel sangue.

Stai in guardia, tesoro,

Che i tuoi slanci scocchino come frecce

D’amore e fuoco

Verso tenerezza di piccoli bimbi

Incastonati in barriere coralline dei fondali marini

E la mia stella rossa che viaggi felice.

Non chiedo null’altro che Lei

E il balsamo alleviante dell’Arte

Che mi apra l’infinito e tortuoso percorso.

Lei raccoglierà il mio bagaglio

Di stracci bagnati di sudore e nuvole

Per colorare il mondo

Coi suoi toni cromatici allegri.

In bilico forse, in equilibrio spero,

Dolcemente danzando tra Eros e Logos

Su una fune d’oro.

Io sarò poco sotto, piano,

La sua rete paziente ad accoglierla

Quando vorrà.

La guarderò vigile e serena

Mentre impasta un blu/giallo/bianco

A formare un turchese perfetto

E raffigurare i suoi cieli di zucchero e sole.

(Barbara Miranda, 16 dicembre 2012)