Solitude, Poesia di Barbara Miranda

Solitude

Ogni sera mi vieni a bussare

E non sempre ti sento.

Dita aperte, mi trapassi  le tempie

E ti fai noia smaniosa.

Tasti bianchi e note nere

E pause intollerabili

Dolenti.

Attimi di stasi,

Paralisi apparente

Aritmie vibranti

E flusso lento a forza

Dopo la violenza.

Doppi vetri sigillati e sporchi

Finestre chiuse.

Dov’è finita tutta l’aria dei prati

E la brezza marina odorosa e freschissima?

Coscienza critica vigile, lucidissima,

Con insperata saggezza si adatta e si difende

Con  immensa, irrazionale pazienza.

Perché non vi sarebbe alcun motivo sensato

Per convincersi della necessità di tale orrore.

E tutto confluisce nel sogno

Che raramente ricordi.

Hai resistito

Questa la fierezza sbalestrata e rabbiosa

Questo l’ironico scherno.

Ciò che resta

E’ la mia claustrofobica forza

E la mia solitudine.

Polsi e caviglie tornano liberi

Una riga nero/sangue

Di ristagno incancellabile.

E sciami di uccelli che si diradano

E voci lontane incomprensibili.


(Barbara Miranda, 1° Maggio 2012)