Solitude
Ogni sera mi vieni a bussare
E non sempre ti sento.
Dita aperte, mi trapassi le tempie
E ti fai noia smaniosa.
Tasti bianchi e note nere
E pause intollerabili
Dolenti.
Attimi di stasi,
Paralisi apparente
Aritmie vibranti
E flusso lento a forza
Dopo la violenza.
Doppi vetri sigillati e sporchi
Finestre chiuse.
Dov’è finita tutta l’aria dei prati
E la brezza marina odorosa e freschissima?
Coscienza critica vigile, lucidissima,
Con insperata saggezza si adatta e si difende
Con immensa, irrazionale pazienza.
Perché non vi sarebbe alcun motivo sensato
Per convincersi della necessità di tale orrore.
E tutto confluisce nel sogno
Che raramente ricordi.
Hai resistito
Questa la fierezza sbalestrata e rabbiosa
Questo l’ironico scherno.
Ciò che resta
E’ la mia claustrofobica forza
E la mia solitudine.
Polsi e caviglie tornano liberi
Una riga nero/sangue
Di ristagno incancellabile.
E sciami di uccelli che si diradano
E voci lontane incomprensibili.
(Barbara Miranda, 1° Maggio 2012)