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Incompleta? Incompiuta? Non so …,
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Dormivano.
Profondamente, dormivano
mentre il sole era alto,
inconsapevoli d’essere morti tra i vivi.
Una storia quotidiana,
evidente eppur nascosta.
Gli occhi aperti sul mondo
che avevano riplasmato,
svilito, da tempo
riflesso di un vecchio specchio
dimenticato in cantina,
di quelli che gli anni hanno macchiato e chiazze e aloni
sfumavano i contorni già incerti
degli sguardi annoiati,
spenti da sogni irrealizzati
ormai lontani,
perché sopravvivano al loro stesso ricordo.
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Nella sua gabbia, anch’ essa logora d’ un tempo
nel tempo, nella polverosa realtà fittizia,
dimentica di sé, affogava tra onde di perché
che tali restavano, mancando il destinatario,
fuggito altrove affinché preservasse l’ identità,
quell’ impronta necessaria che segna il passaggio e quindi la strada.
Era in gabbia
mentre scorgeva l’ orizzonte
che una matita sfumava così che
cielo e terra raccontavano d’unica linea piatta
come se osservasse un disegno
privo di prospettiva e di vita.
Sbatteva le ali fortemente,
perché anche quel dolore ricordasse l’esserci ancora,
seppur da prigioniero,
da eterno straniero che cerca d’esistere
laddove un deserto è ovvio paesaggio.
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(Luisa Mocciaro, Incompleta? Incompiuta? Non so …, 17 Agosto 2021)