“Occhi di oliva”

Occhi di oliva

mio fratello aveva 3 anni.

Mio fratello era piccolo quanto un mozzicone di sigaretta ma correva come una lepre. Aveva fiato e tanto coraggio, aveva nervi pronti e audaci, raggiungeva la meta con lo stacco di un uccello.

Stasera sembra sorridermi e mi viene in mente con un colpo di nostalgia. È un ricordo che mi reclama a sé attraverso il suono che produce un lamento.

Oggi al telefono mi sono appesa alla tua voce, siamo stati la foglia e il suo profumo.

Il tuo nomignolo era “Occhi di oliva” perché i tuoi occhi sembravano fatti di polpa.

Mamma li aveva concepiti gravida di attesa e li aveva imperlati e orlati di gioia.

Le sue amiche passavano le mani tra i tuoi boccoli neri e chissà quanto ne eri felice. Di meno lo ero io perché avrei potuto restare nascosta dietro il divano senza mai essere vista né chiamata.

“Occhi di oliva” era un amore di bambino che truccava le mie bambole, le spettinava mentre in Africa faceva un caldo terribile, senza stancarsi mai. Io preparavo le pistole di legno per il gioco degli indiani mentre il sole tramontava e sembrava genuflettersi in cielo.

Avevamo tanto di quel tempo per stare insieme, avevamo tempo di ridere, fino allo sfinimento, fino allo schiudersi di una fragilità che non avremmo mai saputo se l’oggi non fosse mai arrivato.

Il meccanismo di volo si è inceppato e adesso mi abbracci con un braccio solo.

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(Lorenza Oi, “Occhi di Oliva”, 21 Gennaio 2022)